John Ogais: l'uomo accusato di torturare i migranti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-20

Si faceva chiamare Rambo: «Sono stato torturato con i cavetti elettrici in tensione. Mi facevano mettere i piedi per terra dove precedentemente avevano versato dell’acqua. Poi azionavano la corrente elettrica»

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La Polizia di Agrigento ha fermato John Ogais, nigeriano, 25 anni. L’uomo, che si trovava nel Cara “S.Anna” di Isola di Capo Rizzuto, è accusato di far parte di un’organizzazione criminale che gestiva la tratta di migranti tra la Libia e la Sicilia, di sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento di immigrazione clandestina. Sarebbe poi responsabile di torture e sevizie nella prigione di “Alì il Libico”, altro componente dell’associazione criminale, dove i migranti aspettavano di partire.

John Ogais: l’uomo accusato di torturare i migranti


Ogais sarebbe anche uno dei complici di Sam Eric Ackom, ghanese, arrestato dalla Squadra Mobile di Agrigento a marzo scorso. L’inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile di Agrigento diretta da Giovanni Minardi, dalla Squadra Mobile di Crotone diretta da Nicola Lelario e dallo Sco, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal pm della Dda Gery Ferrara e dalla pm Giorgia Spiri.

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Il CPA di Sant’Anna

“Durante la mia permanenza all’interno di quel ‘ghetto’ da dove era impossibile uscire ho sentito che l’uomo che si faceva chiamare Rambo ha ucciso un migrante. So che mio cugino e altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti”, racconta una delle vittime. “Vi era un altro tale Rambo della Nigeria – conferma uno dei testimoni delle violenze che ha aiutato gli inquirenti a identificare l’africano fermato – che anche se non mi ha picchiato seviziava altri Migranti. Le torture cui sono stato sottoposto sono innumerevoli. Sono stato torturato con i cavetti elettrici in tensione. Mi facevano mettere i piedi per terra dove precedentemente avevano versato dell’acqua. Poi azionavano la corrente elettrica per fare scaricare la tensione addosso a me. Subivo delle scariche elettriche violentissime. Questo avveniva circa due volte alla settimana. Alcune volte mi picchiavano, in varie parti del corpo, con dei tubi. Alcune volte mi legavano le braccia e poi mi appendevano in aria, per picchiarmi violentemente”.

Le torture di Rambo


“Una volta, – prosegue il racconto – ho avuto modo di vedere che Rambo, il nigeriano, ha ucciso dopo averlo imbavagliato e torturato a lungo, un migrante suo connazionale che si trovava lì con noi”. “Ho assistito personalmente al pestaggio sino alla morte di due persone, un nigeriano minorenne e un altro uomo, anch’esso nigeriano ucciso da Rambo davanti al fratello della vittima – conferma un terzo testimone -. Nello stesso momento dell’omicidio, Rambo minacciava armato di pistola, il fratello della vittima, di non raccontare nulla alla famiglia e di farsi mandare immediatamente i soldi”.

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