Attualità
L'Italia dovrà dire addio a Popcorntime?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2015-09-01
La Procura di Genova ha disposto l’oscuramento di Popocorntime. Cosa cambierà per gli utenti del popolare servizio di streaming di film e serie tv? Niente
Brutte notizie per gli amanti dei film in streaming. La Guardia di Finanza ha chiesto agli ISP italiani di bloccare l’accesso a Popcorntime, il sito dal quale è possibile scaricare l’alternativa pirata a Netflix. Popcorntime consente, come Netflix che però non è ancora disponibile in Italia, di guardare gratuitamente film e serie tv in streaming sul proprio computer (ma anche sugli smartphone Android). Ora, nelle intenzioni della Procura di Genova, gli utenti non potranno più accedere ai contenuti protetti da copyright e resi disponibili da Popcorntime. È davvero così?
UN PROVVEDIMENTO CHE SERVE A POCO
La Procura di Genova ravvisando il reato di violazione del diritto d’autore ha disposto l’oscuramento dei siti popcorntime.io, popcorntime.se e popcorntimeitalia.com dai quali gli utenti possono scaricare il software di Popcorntime. Al momento tutti i siti sono raggiungibili ma quando i provider italiani si adegueranno alle richieste della magistratura e della GdF cosa succederà? Sostanzialmente nulla. Il blocco degli ISP sarà facilmente aggirabile cambiando i DNS (chi usa già i DNS di Google sostanzialmente non si accorgerà nemmeno della differenza). Inoltre dal momento che il sito consente unicamente di scaricare il programma di Popcorntime coloro che lo hanno già scaricato potranno continuare a utilizzarlo senza problemi. Senza contare che molto probabilmente verranno aperti nuovi siti che faranno da mirror per Popcorntime. Insomma la mossa della Procura non avrà quasi nessun effetto a parte quello di far uscire articoli come quello apparso su Repubblica nel quale si parla di “avanguardia” italiana nella lotta alla pirateria (e non si parla di un movimento artistico). Come fa notare Tom’s Hardware però questo genere di operazioni di oscuramento dei siti ha l’effetto opposto ovvero quello di fare pubblicità ai siti di streaming pirata. A sostegno di questa affermazione ci sarebbe addirittura uno studio, quello condotto da Giorgio Clemente dell’Università di Padova dal titolo “Gli effetti sulla pirateria dei provvedimenti AGCOM in materia di diritto d’autore, 2014-2015“.
QUANDO L’OSCURAMENTO FA PUBBLICITÀ
Il Prof. Clemente ha analizzato il caso dell’oscuramento di Cineblog01 (cineblog-01.net), avvenuto ad aprile del 2014. A quanto pare prima del provvedimento dell’AGCOM il sito totalizzava (marzo 2014) 106.000 accessi (173.000 ad aprile). Dopo l’oscuramento il traffico viene dirottato su cineblog01.li e dall’analisi degli accessi risulta che a novembre 2014 il sito faceva 1.355.000 accessi provenienti dai motori di ricerca. Un anno dopo il provvedimento gli accessi erano 2.294.000. Naturalmente ad oggi il sito è ancora attivo, nonostante i provvedimenti di “avanguardia” (cit.) della magistratura italiana. La conclusione di Clemente è la seguente e lascia poco spazio ai dubbi:
Si deve concludere che l’ordine di inibizione dell’AGCOM abbia in realtà conferito popolarità al sito Target, che è passato da un accesso organico italiano da motore di ricerca di 106.000 utenti del marzo 2014 (prima dell’inibizione) ai 2.294.000 utenti, alimentando un traffico sul sito oggetto dell’inibizione dell’AGCOM e consentendo ai navigatori telematici di avere accesso in misura molto rilevante alle opere oggetto dell’istanza di accesso.
L’attività dell’AGCOM ha avuto come effetto quello di aumentare enormemente l’accesso alle opere oggetto dell’istanze. Più in generale, il provvedimento di inibizione sembra aver favorito l’accesso a tutti i contenuti del sito stesso.
E prosegue spiegando gli effetti pressoché nulli dei provvedimenti di inibizione di accesso ai siti che forniscono illecitamente contenuti protetti da copyright fanno da volano pubblicitario per i siti stessi:
– La semplicità di accesso ai siti inibiti, favorita dalla popolarità del sito, ottenuta anche tramite le notizie rese pubbliche dall’AGCOM, contribuiscono a far aumentare gli accessi ai siti oggetto di inibizione.
– Gli sforzi degli ISP italiani (tenuti ad obbedire alle disposizioni dell’AGCOM) vengono del tutto vanificati.
– Il dispendio di risorse e di energie addossato agli intermediari della rete appare del tutto ingiustificato e così l’attività della stessa Autorità in tema di diritto d’autore, vista
l’inefficacia palese dei provvedimenti adottati.
– In molti casi portati all’attenzione dell’Autorità esiste una sovrapposizione con le attività della Magistratura Ordinaria che già opera disponendo le inibizioni all’accesso agli stessi siti
– Gli stessi rapporti e istanze pubblicate sul sito dell’AGCOM visibili a tutti gli utenti della rete, in cui sono specificati non solo i nomi a dominio dei Siti Web ma anche gli URL delle
opere prese in considerazione, favoriscono il diffondersi delle stesse opere anche dopo l’inibizione.
Insomma c’è davvero pochissima avanguardia in azioni di questo tipo. L’unico aspetto positivo è che la Magistratura è contenta e lo sono anche gli utenti dei vari siti di materiale piratato. Buone visioni, avanguardistiche.