Attualità
Quelli che si sentono soddisfatti per il suicidio di Marco Prato
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-06-20
Marco Prato si è suicidato e in molti fanno la ola: era un mostro, un drogato, un assassino. Ma non tutti sono contenti, perché sarebbe stato meglio torturarlo lentamente con l’ergastolo. Per fortuna che c’è la famiglia Varani che dà lezione di compostezza e umanità a tutti i giudici da tastiera.
Il suicidio di Marco Prato non è passato inosservato ai giudici dell’Internet. L’uomo accusato assieme a Marco Foffo di aver ucciso Luca Varani si è tolto la vita nella sua cella nel carcere di Velletri. La vicenda dell’omicidio Varani, già di per sé tragica si è arricchita di un nuovo drammatico capitolo con il suicidio di uno dei due accusati. Marco Prato ha lasciato una lettera in cui spiega i motivi del suo gesto: si sarebbe suicidato per “le menzogne dette” su di lui e per “l’attenzione mediatica” subìta.
La pena di morte sarebbe stata troppo poco!
Come sempre il Tribunale popolare dell’Internet si è riunito in seduta straordinaria per esaminare il caso. Forti dell’esperienza accumulata guardando centinaia di puntate di Forum e dall’aver giudicato le vite degli altri la sentenza è arrivata in tempi rapidissimi. “Uno in meno”, dicono in molti tirando un sospiro di sollievo dopo aver scoperto che “il mostro” si è tolto la vita.
Anche se il suicidio non lo redime dalle azioni che ha commesso se non altro è l’unica forma di giustizia auspicabile.
E tra i molti che gioiscono per la morte dell’animale (sic) c’è chi fa notare la convenienza economica per lo Stato e per i cittadini.
Infatti ora risparmieremo anche sul vitto per mantenerlo. Un mostro in meno. L’essere umano, la persona di nome Marco Prato è completamente scomparsa, annullata.
Nessuna pietà per gli assassini, purtroppo la pena di morte non ce l’abbiamo ma se ci fosse non sarebbe poi così male. Non tutti sono d’accordo perché forse anche la pena di morte è troppo poco rispetto ad esempio all’ergastolo.
La condanna a morte però non è l’unica soluzione proposta.
C’è infatti chi ci spiega che esultare per la morte di Marco Prato è sbagliato, perché è un vigliacco che si è evitato la galera. Meglio sarebbe stato condannarlo a 30 anni di carcere in Thailandia (?) e a 24 ore tortura. Come è umana lei.
E non sono pochi a pensare che la sofferenza doveva continuare e protrarsi ancora a lungo. Evidentemente il carcere è visto ancora come una specie di tortura medievale (del resto lo stato del sistema carcerario non aiuta) e non come uno strumento di riabilitazione del reo. Qualcuno spera che Marco Foffo (che è già stato condannato al contrario di Prato) prenda esempio e faccia la stessa fine.
E se fosse stato un “suicidio assistito”?
All’indomani dell’omicidio di Luca Varani abbiamo avuto modo di leggere le incredibili analisi di Mario Adinolfi. Congetture a proposito di un omicidio perpetrato nientemeno dalla “comunità LGBT” su mandato della Lobby Gay. Niente in confronto alle interessanti ipotesi di complotto sulla morte di Prato. C’è chi crede che non si sia suicidato ma che si sia trattato di un suicidio assistito.
Siamo dalle parti del “codice d’onore” dei carcerati che fanno giustizia in maniera honesta.
Anche se c’è chi sospetta che il metodo scelto da Prato per togliersi la vita sia indicativo di qualcosa d’altro.
Ecco spuntare l’ipotesi di complotto: la morte di Prato è stata voluta da qualcuno di potente.
Marco Prato vittima della “casta” che non voleva essere coinvolta dalla sua testimonianza. Fantastico. Nessuno sembra però sconvolto dal fatto che qualcuno, senza alcun mandato e in base a nessuna sentenza, abbia commesso un omicidio.
Del resto la vittima è un mostro, drogato, malato di sesso e di AIDS.
Le parole dei famigliari di Luca Varani
Questa entusiasmante caccia alle streghe cozza con la reazione, molto più composta e umana della famiglia di Luca Varani. Il consulente legale dei Varani ha detto che “la mamma di Luca Varani, appresa stamattina la notizia del suicidio di Marco Prato, ha pianto. Ho appena sentito il padre di Luca e di nuovo ho colto la grande umanità e la compostezza di questi genitori”. L’avvocato Alessandro Cassiani, legale della famiglia di Luca Varani, ha parlato di un suicidio dovuto a più fattori. «Ritengo che abbiano pesato su Prato la lunga detenzione, l’estenuante attesa del processo che ha dovuto subire due rinvii per lo sciopero degli avvocati quando si sarebbe potuto chiudere in fretta optando per il rito abbreviato, come ha fatto l’altro imputato, e soprattutto il fatto che in udienza avrebbe deposto, su citazione della Procura, lo stesso Foffo, che avrebbe scaricato sull’ex amico ogni responsabilità».
I commenti assetati di vendetta e di sangue stridono con quello di Marta Gaia Sebastiani, la fidanzata di Luca che chiede silenzio e rispetto per il lutto delle famiglie. Una vita è una vita. Anche quella di un uomo accusato di un brutale omicidio.