MOAS: la prima missione di soccorso privato in mare per gli immigrati chiude

di Elsa Stella

Pubblicato il 2014-11-12

La Migrant offshore aid station (MOAS), prima missione finanziata da privati in soccorso di chi si avventura sul Mediterraneo, chiude i battenti, assieme a Mare Nostrum col quale collaborava strettamente.

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Hanno salvato tremila persone che sarebbero quasi certamente affogate: ma anche la Migrant offshore aid station (MOAS), prima missione finanziata da privati in soccorso ai disperati che si avventurano sul Mediterraneo,  chiude i battenti, insieme a Mare Nostrum col quale collaborava strettamente. Non ci sono più soldi: Christopher Catrabone, l’imprenditore italo-americano residente a Malta che insieme alla moglie Regina e alla figlia Maria Luisa aveva largamente finanziato l’operazione con denaro proprio, spera di poter rimettere in mare la nave Phoenix I il prossimo anno, e si augura che la  missione Triton dell’Unione Europea, che prenderà il posto di quella della Marina militare italiana senza però poter operare in acque internazionali, metta al primo posto il salvataggio di vite umane.
 
PIÙ RIFUGIATI OGGI CHE NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE 
Il supporto di privati e ong come  Medical Bridges  non è sufficiente a garantire la prosecuzione dell’operazione, che i Catrambone sperano ora di sostenere attraverso un crowdfunding; oggi, sottolinea Christopher, ci sono più rifugiati che dopo la seconda guerra mondiale, e di salvataggi in mare c’è bisogno più che mai (sul sito del Moas  è possibile fare donazioni all’organizzazione). “Abbiamo contribuito a salvare tremila uomini, donne e bambini – racconta l’imprenditore (che gestisce una società di assicurazione specializzata in zone di rischio) alla BBC. – Mi ha sconvolto vedere in quali condizioni disumane i migranti siano stipati sui barconi. Alcuni sono rinchiusi sottocoperta col rischio di soffocare; solo quando lo vedi con i tuoi occhi ti rendi conto di quanto sia spaventoso quel viaggio”. “Ricordo un vecchio palestinese che aveva venduto tutto quello che aveva, mettendo insieme 15mila dollari per pagare gli scafisti; e una coppia di anziani siriani che alla fine dell’esistenza erano costretti a lasciare per sempre la loro amata Aleppo. E’ difficile rendersi conto di una  disperazione talmente grande da mettere a repentaglio la propria vita e quella della propria famiglia; ma in un certo senso quelli che riescono a mettersi in viaggio sono i più fortunati, quelli che se lo possono permettere, e molti sono professionisti, insegnanti, ingegneri, avvocati”.
 
IL RECORD DI MIGRANTI NEL MEDITERRANEO 
Il MOAS trasferiva  i migranti avvistati a bordo delle navi e dei mercantili italiani, portandone molti direttamente in Italia sulla Phoenix I. Regina ricorda soprattutto i bambini: “Abbiamo ricevuto una donazione in giocattoli: la gioia sui volti dei piccoli quando glieli consegnavamo è stata impagabile, – racconta. – I bambini non si rendono conto di quello che succede, mentre sono in viaggio. E’ bellissimo vedere una bambina di tre anni che ride e balla, ignara della disperazione degli adulti che la circondano”. Il numero di migranti che hanno attraversato il Mediterraneo negli ultimi 12 mesi ha raggiuntoa fine ottobre  la cifra record di 165mila. Secondo l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu, almeno 2.200 persone sono morte in mare tra luglio e settembre.
 
 

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