“Il rinvio a giudizio di Salvini avrebbe portato all’incriminazione di Conte e Di Maio”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-05-15

In un’intervista al Corriere della Sera il giudice Nunzio Sarpietro spiega cosa sarebbe successo se Matteo Salvini fosse andato a processo per il caso della nave Gregoretti

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In un’intervista al Corriere della Sera il giudice Nunzio Sarpietro spiega cosa sarebbe successo se Matteo Salvini fosse andato a processo per il caso della nave Gregoretti

“Il rinvio a giudizio di Salvini avrebbe portato all’incriminazione di Conte e Di Maio”

“Il rinvio a giudizio del senatore Salvini avrebbe comportato l’incriminazione dell’ex premier Conte e dei ministri dell’epoca Di Maio e Toninelli, perché erano tutti d’accordo sulla redistribuzione dei migranti, invocata allora come adesso”. Così in un’intervista al Corriere della Sera il giudice Nunzio Sarpietro, presidente dell’ufficio gip-gup di Catania, dopo la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere per l’ex ministro dell’Interno per il caso della nave Gregoretti.

“La politica del ricollocamento in Europa è stata un obiettivo di tutti i governi, come ha testimoniato anche la ministra Lamorgese, e com’è dimostrato dall’attività della nostra diplomazia di cui abbiano acquisito ampia documentazione”, spiega il magistrato. “Io ho ritenuto non sussistente alcuna violazione della normativa internazionale e nazionale. Salvini – sottolinea – s’è attenuto alle convenzioni disponendo che venissero salvati i migranti in difficoltà e ritardando lo sbarco di due o tre giorni, facoltà concessagli da un provvedimento amministrativo del febbraio 2019”.

Perché allora a Palermo Salvini è stato rinviato a giudizio per il caso Open Arms? “Non parlo del lavoro dei colleghi – risponde Sarpietro intervistato da Repubblica – Ci sono elementi di fatto diversi. Io ho svolto un’istruttoria approfondita avendo il dovere di assumere alcuni elementi, suggeriti dalla memoria difensiva, che hanno provato l’estraneità di Salvini . Spiegherò tutto nella motivazione di una sentenza che richiederà tempo, stenti e patimenti, perché ogni parola verrà valutata ai raggi X. Quando con i colleghi abbiamo preso la decisione che sarei stato io a presiedere questa udienza sapevamo che ci sarebbe voluto un magistrato anziano con 40 anni di esperienza e con le spalle larghe per reggere l’impatto che la sentenza avrebbe avuto sul sistema politico. E, a posteriori, posso dire che abbiamo fatto la scelta giusta”.

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