Attualità
Il dottore che non vuole l'obbligo di vaccino
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-10-17
Il Corriere intervista un medico e omeopata contrario all’obbligo di vaccinazione. Intanto le Regioni pensano alle sanzioni per i pediatri. Il decalogo della vaccinazione in sicurezza dell’ISS
Eugenio Serravalle si è laureato in Medicina a Pisa, e poi specializzato in Pediatria a Pavia. Omeopata, è presidente dell’Associazione di «studi e informazione sulla salute» (Assis). E, intervistato oggi dal Corriere della Sera, spiega che per lui le vaccinazioni non devono essere un obbligo.
La battaglia, afferma il dottor Serravalle, è soprattutto contro l’obbligo di vaccinarsi: «Nella maggior parte dei Paesi europei non c’è. È antistorico estenderlo, come si fa in Italia». Inutile obiettare che nel nostro Paese i vaccini obbligatori sono solo quattro, contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B, mentre gli altri sono solo consigliati: «Secondo il Censis solo il 5,6% dei genitori li conosce — dice Serravalle —. E infatti si usa sempre l’esavalente, che immunizza anche contro pertosse ed Haemophilus Influenzae di tipo B». Il suo punto fermo è la mancanza di informazione: «Se alcuni vaccini hanno contribuito (con le migliori condizioni igienico-sanitarie) a ridurre la mortalità, altri non hanno dimostrato la loro efficacia» insiste.
Ammette che non vale per polio, difterite e tetano, ma se la prende con il preparato per prevenire l’epatite B: «È stato introdotto negli anni 90 dal ministro De Lorenzo, poi condannato per episodi di corruzione», accusa. E aggiunge che «va fatto solo ad alcune categorie: figli di madri infette, bimbi con patologie croniche e simili. Agli altri, a tre mesi è inutile visto che si trasmette con sangue o sesso». È scettico su quello contro il meningococco B della meningite: «È un sorvegliato speciale (perché ci sono pochi dati) e negli Usa lo fanno dagli 11 anni solo a chi è a rischio», avverte. «È vero, non vaccinarsi aumenta il rischio di ammalarsi — concede infine — ma va misurato su quello di sviluppare reazioni avverse». Su cui però non cita dati («Non ce li abbiamo») e spiega: «Vorrei la libertà di affermare che non esiste vaccino che non possa provocare una reazione avversa».
Le sanzioni ai medici
Intanto si parla di sanzioni ai medici che consigliano di non vaccinarsi. E’ questa l’ipotesi che potrebbe prendere forma all’interno del prossimo piano nazionale sui vaccini, che sara’ discusso il 20 ottobre in un incontro tra Regioni e ministero della Salute, e che ha scatenato la polemica. Dal ministero della Salute smentiscono: “Sanzioni ai medici? Non c’e’ niente di tutto questo, quando ho letto la notizia sono saltata sulla sedia”. Cosi’ il ministro Beatrice Lorenzin a Sky Tg24. “Abbiamo mandato un piano nazionale alla conferenza stato regioni”, ricorda il ministro. “Purtroppo il tasso basso di vaccinazioni sta esponendo la nostra popolazione a un grosso rischio. Su questo nuovo piano si cercano di perseguire obiettivi che migliorino questo dato, come campagne di informazione, coinvolgimento dei medici, formazione universitaria, si lavora su vari fronti. Se poi su altri temi se ci dovesse essere una volonta’ comune si potra’ proporre in parlamento, ma oggi non c’e'”. Fonti del ministero sottolineano che di questo argomento di discutera’ con attenzione nell’incontro di martedi’, mentre il ministro Lorenzin si era detta favorevole a un’altra ipotesi, quella di subordinare l’iscrizione a scuola dei bambini alle avvenute vaccinazioni. Sanzioni escluse, dunque, anche perche’ sarebbero di stretta pertinenza dell’ordine professionale, in questo caso la Fnomceo. Eppure qualcosa c’e’: il piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016-2018, il cui testo e’ ancora allo studio del ministero e delle regioni, prevede “la ricognizione continua delle possibili violazioni del supporto alla pratica vaccinale e dell’offerta attiva delle vaccinazioni da parte dei medici e del personale sanitario dipendente e convenzionato”, che potrebbe portare “anche all’adozione di sanzioni disciplinari o contrattuali qualora ne venga ravvisata l’opportunita'”. E in un altro passaggio del Piano, si ipotizzano “azioni di deterrenza e disciplina etica e professionale nei confronti dei medici e degli operatori infedeli che non raccomandano o sconsigliano la vaccinazione”. Il tema, dunque, e’ tutto da chiarire: si dovra’ aspettare il 20 ottobre, giorno in cui il Piano vaccini sara’ all’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni e poi della Stato-Regioni. Divisa la categoria dei medici: secondo Costantino Troise, segretario dell’Anaao, l’ipotesi di sanzioni ai medici che sconsigliano i vaccini “e’ folle, ridicola, a questo punto sanzionassero i medici perche’ esistono…”, e ha ironizzato: “Per parafrasare una famosa frase – conclude Troise – la sanita’ e’ una cosa troppo seria per farla fare ai politici…”. Favorevoli invece i pediatri, direttamente chiamati in causa: “Sono d’accordo che il vaccino non sia obbligatorio per i genitori ma che lo sia per gli operatori sanitari”, ha sottolineato Giorgio Conforti, referente Rete vaccini della Fimp. “Un operatore sanitario non puo’ essere contrario alle linee d’azione stabilite da chi lo paga, cioe’ dal Sistema sanitario nazionale. Ha quindi il dovere e la responsabilita’ – ha continuato – di convincere le famiglie a vaccinare i propri figli”. Intanto il nuovo Piano e’ pronto, e fissa una serie di priorita’: eliminare del tutto morbillo e rosolia, rimanere “polio-free”, aumentare la cultura delle vaccinazioni nei cittadini ma anche nei professionisti sanitari, ridurre le disuguaglianze.
Il decalogo dei vaccini
Intanto è stato presentato un decalogo che, tra i principi guida strategici per il futuro delle vaccinazioni in Italia, contempla l’etica, la deontologia e un’adeguata formazione per tutte le parti coinvolte: Istituzioni, operatori sanitari e mondo della comunicazione. A presentarlo il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi, al Congresso degli Igiensti SItI: “Questa – ha detto – e’ l’unica chiave per arginare il pericoloso ritorno di malattie infettive dimenticate dovuto al calo delle coperture vaccinali”. Eccolo: 1. Sicurezza – I vaccini sono una delle tecnologie biomediche piu’ sicure, perché vengono sperimentati e testati prima, durante e dopo la loro introduzione nella pratica clinica. La loro scoperta e il loro impiego hanno contribuito a proteggere milioni di persone in tutto il mondo. 2. Efficacia – I vaccini consentono di preservare la salute delle persone stimolando un’efficace protezione contro numerose malattie, evitando sintomi ed effetti dannosi, alcuni potenzialmente mortali. 3. Efficienza – I vaccini sono tra le tecnologie piu’ efficienti per il rapporto favorevole tra il loro costo e quelli degli effetti sia diretti che indiretti delle malattie evitate. 4. Organizzazione – I programmi di vaccinazione devono essere oggetto di attenta programmazione, da parte delle strutture sanitarie. Devono essere altresi’ monitorati attraverso l’istituzione di un’anagrafe vaccinale che alimenti il relativo sistema informativo e di sorveglianza. Ogni individuo e’ tenuto a vaccinarsi in accordo alle strategie condivise a livello nazionale. La vaccinazione e’ particolarmente raccomandata per il personale sanitario e tutti coloro che abbiano una funzione di pubblica utilita’. 5. Etica – Ogni operatore sanitario, e a maggior ragione chi svolge a qualsiasi titolo incarichi per conto del Servizio sanitario nazionale, e’ eticamente obbligato ad informare, consigliare e promuovere le vaccinazioni in accordo alle piu’ aggiornate evidenze scientifiche e alle strategie condivise a livello nazionale. 6. Formazione continua medici – Il personale sanitario e gli studenti in medicina e delle professioni sanitarie devono essere formati e aggiornati relativamente alla vaccinologia. Pertanto appositi corsi destinati alla vaccinologia devono essere all’interno dei corsi universitari e la vaccinologia va inserita fra gli obiettivi formativi della formazione continua per tutta l’area sanitaria. 7. Informazione – I servizi sanitari sono ovunque chiamati a informare i cittadini e a proporre attivamente strategie vaccinali. 8. Investimento – Alle vaccinazioni sono dedicate risorse economiche e organizzative stabili, programmate attraverso un’attenta e periodica pianificazione nazionale che identifichi le vaccinazioni prioritarie da inserire nel Piano nazionale prevenzione vaccinale che e’ un Livello essenziale di assistenza. 9. Valutazione – L’impatto di un intervento vaccinale in termini di salute di una popolazione deve essere periodicamente valutato. 10. Futuro – Deve essere favorita, con la collaborazione delle massime Istituzioni nazionali e delle societa’ scientifiche, la ricerca e l’informazione scientifica indipendente sui vaccini.