Attualità
Il blitz della polizia al Baobab di via Cupa
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-11-24
Le forze dell’ordine stanno eseguendo a Roma perquisizioni e identificazioni all’interno di un centro d’accoglienza migranti gestito da volontari. Una sessantina tra poliziotti e carabinieri in campo
Le forze dell’ordine stanno eseguendo a Roma perquisizioni e identificazioni all’interno di un centro d’accoglienza migranti gestito da volontari, il Baobab di via Cupa. Secondo quanto rendono noto gli stessi volontari della struttura, una sessantina tra carabinieri e agenti di Polizia, anche in tenuta antisommossa e con unità cinofile, sono arrivati al centro verso le 6:30 bloccando la strada con due mezzi blindati. Sempre secondo le fonti, le forze dell’ordine stanno separando chi possiede documenti in regola da chi non ne ha o risulti irregolare, per portare questi ultimi all’ufficio immigrazione. I volontari del centro Baobab rinnovavano la loro “preoccupazione in seguito a voci di un prossimo sgombero della struttura, quando ancora manca una reale alternativa per il ricollocamento dei migranti ospitati”.
Il blitz della polizia al Baobab di via Cupa
I volontari del Baobab dalla loro pagina Facebook annunciano il blitz e chiedono aiuto: «Polizia al Baobab con blindati e scientifica! “Siamo venuti a fare un censimento” dicono. Chi può venga subito in via cupa 5!»; «Dicono che non sgomberano, ma stanno facendo identificazione di massa e portano via chi non ha documenti». Uno status che risale a ieri invece smentiva un articolo del Corriere della Sera sul Baobab: «In merito all’articolo apparso oggi sul Corriere della Sera con il titolo “I giovani rifugiati del centro Baobab: «Se vediamo sospetti, li denunciamo»”, i volontari e le volontarie del Baobab sottolineano come le parole riportate non sono assolutamente state pronunciate, né tantomeno pensate. Nessuno si sognerebbe mai di sporgere denuncia per segnalare “facce strane”. Pensavamo che le teorie di Lombroso fossero state messe da parte anni fa».
Cosa diceva l’articolo?
La struttura che nell’estate scorsa ha retto, quasi da sola, l’impatto di 33 mila rifugiati arrivati a Roma. Oggi ci sono un centinaio i giovani eritrei, algerini e libici assistiti dai volontari. «Stanno seguendo ciò che accade a Parigi, ma sono anche sicuri di voler segnalare subito se fra di loro un giorno dovesse presentarsi qualche faccia strana», assicura Roberto Viviani, che insieme con Flavia Calò e altri volontari sta cercando una soluzione per trovare una sistemazione fissa agli ospiti.
Un paradosso che qui si tocca con mano. Come quello dell’allarme terrorismo. Ieri era giorno di distribuzione di vestiario e scarpe per l’inverno. A dare una mano studenti americani e australiani. Ragazzi e ragazze, senza paura. «Qui non è mai successo niente di grave – racconta ancora Flavia Calò -, d’altra parte convivono eritrei cristiani ortodossi con algerini musulmani. Sono amici, stanno sempre insieme». All’inizio di novembre l’unico episodio di tensione: una rissa «subito dopo che i volontari della cooperativa Dioniso erano andati via», spiegano ancora gli operatori per i quali il vero problema «è che le strutture ufficiali sono piene. Ne abbiamo parlato con il Dipartimento dei servizi sociali del Comune. Aspettiamo da loro una risposta. Più che l’allerta attentati, al Baobab preoccupa il futuro dei «transitanti». E su un muro campeggia la scritta «Proteggete le persone, non i confini».
Il Baobab di via Cupa è il luogo in cui venne scattata la famosa fotografia della cena con Buzzi, Alemanno, Marroni e Casamonica nel salone oggi trasformato nella mensa dei migranti.
Sono 24 i migranti ospiti del centro di accoglienza “Baobab” portati negli uffici dell’immmigrazione di via Patini “perche’ senza documenti o per verifiche ulteriori”. Tocca ai volontari della stessa struttura a stilare un primo bilancio dei controlli eseguiti stamane dalle forze dell’ordine. “I controlli sono scattati all’alba, quando una sessantina tra poliziotti e carabinieri con quattro blindati e un cane antidroga hanno chiuso i due lati di via Cupa”, a poche centinaia di metri dalla stazione Tiburtina: “Al momento i nostri ospiti sono una settantina, assai meno degli 800 che siamo arrivati ad accogliere l’estate scorsa, nei giorni dell’emergenza. Tutto si e’ svolto regolarmente e senza tensioni”. “Sono controlli che immaginiamo legati a esigenze di ordine pubblico e sull’onda emotiva degli attentati di Parigi – proseguono i volontari – ma noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere all’amministrazione comunale e al ministero dell’Interno una soluzione al problema dei migranti a Roma: dallo sgombero di ponte Mammolo a oggi, di fatto, non e’ stata proposta alcuna soluzione alternativa, l’unica altra struttura e’ quella gestita dalla Croce rossa in via del Frantoio per soli 55 posti letto. Abbiamo fato presente al dipartimento delle politiche sociali il rischio che il flusso continui anche in inverno, che addirittura con la chiusura delle frontiere sulla rotta balcanica possano determinarsi arrivi anche dall’Adriatico, ma in ogni caso e’ facile prevedere che con la prossima primavera e la prossima estate si ripetera’ quanto gia’ accaduto quest’anno. Ma fino ad oggi siamo rimasti senza risposte”. .Alcuni degli ospiti del centro Baobab sono stati trasferiti al centro di Casalbertone:
I volontari annunciano: «Presidio in via Patini 23,sotto l’ufficio immigrazione,per portare solidarietà ai migranti e chiedere politica di accoglienza degna!». Alessandro Gilioli, che ha dedicato di recente un articolo su l’Espresso al Baobab, scrive:
Quattro blindati – tra polizia e carabinieri – sono andati questa mattina a portare il loro buongiorno al Baobab, in mimetica e caschi.
Il Baobab è il centro di Roma che dalla scorsa primavera ha accolto decine di migliaia di transitanti, perlopiù dal Corno d’Africa (somali, eritrei, etiopi) svolgendo quel lavoro di supplenza che le istituzioni a Roma non hanno saputo fare (al contrario, ad esempio, di quanto avvenuto a Milano).
Polizia e carabinieri hanno perquisito il Baobab metro per metro, per “antiterrorismo”: insomma cercavano armi proprie o improprie, esplosivi, riferimenti all’Isis, etc.
Non hanno trovato nulla. Nulla di nulla, neanche un grammo di hascisc.
Adesso stanno identificando uno per uno tutti gli ospiti, che questa mattina sono una settantina (nei momenti più caldi degli sbarchi la struttura è arrivata a ospitare centinaia di persone per notte).
I migranti vengono divisi in due gruppi: chi non ha documenti validi per restare l’Italia (come una domanda di richiedente asilo) verrà portato via per la consegna del decreto di espulsione.
Trattandosi di transitanti, gente che quindi non ha intenzione di restare in Italia (vanno quasi tutti in Germania o Scandinavia), l’identificazione è un bel problema perché li obbliga poi a chiedere asilo nel Paese in cui sono stati identificati, in base agli accordi di Lisbona.
Il Baobab ha svolto finora una funzione utile, come si diceva. Utile anche alla sicurezza della città, visto che ha evitato per mesi a centinaia di persone di dormire per strada, in assenza di un altro rifugio. Ed era talmente evidente l’utilità del Baobab che fino a ieri le forze dell’ordine avevano preferito non intervenire.
Fino a ieri, appunto.
Il centro comunque, almeno per oggi, non dovrebbe essere sgomberato. I volontari sperano di poter servire regolarmente il pranzo.
“E’ il primo blitz al centro Baobab che cade in momento storico particolare. Ma dopo gli sconvolgimenti internazionali che ci sono stati, ci attendevamo ripercussioni nel nostro centro che ospita rifugiati e transitanti, alcuni senza documenti. Era nell’aria, insomma”, dice Davide, volontario del centro Baobab. “La polizia è entrata intorno alle 6,30 del mattino nel nostro centro di accoglienza, gestito da volontari, e ha iniziato a perquisirlo anche con squadre cinofile, ma non ha trovato nulla. Sono arrivati una sessantina di agenti con i blindati – racconta Davide – e non c’è stata particolare resistenza da parte dei migranti, tranne un ragazzo africano in condizioni difficili, sotto shock, ma anche a causa di traumi progressi. Grazie alla nostra presenza poi la situazione si è tranquillizzata anche in questo caso. C’erano le persone in attesa di essere trasferite allineate vicino ai muri di via Cupa, molti erano tranquilli perché avevano il diritto di soggiorno, ad altri abbiamo spiegato che comunque avevano diritto alla protezione. Non escludiamo che ci possano essere delle espulsioni dall’Italia”.