Igor Vaclavic alias Ezechiele Norberto Feher: la doppia identità del killer di Budrio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-04-11

L’uomo ricercato per l’omicidio di Davide Fabbri, barista di Budrio, e della guardia ambientale volontaria Valerio Verri, aveva un alias su Facebook in cui aveva scritto di essere nato a Sobotica in Serbia

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Le tracce di Igor Vaclavic portano a Ezechiele Norberto Feher. L’uomo ricercato per l’omicidio di Davide Fabbri, barista di Budrio, e della guardia ambientale volontaria Valerio Verri, aveva un alias su Facebook in cui aveva scritto di essere nato a Sobotica in Serbia. E «Se non si è già ucciso, di certo non si farà prendere vivo. Ha detto che non sarebbe mai tornato dentro», dice un suo ex compagno di cella, di cui viene fornito solo il nome, Mirko, in un’intervista a Libero. “A volte sembrava un bambino di 10 anni”, ha raccontato Mirko rievocando la sua passione per i cartoni animati.

Igor Vaclavic alias Ezechiele Norberto Feher: la doppia identità del killer di Budrio

“Anche la caccia dei carabinieri è un gioco per lui”, ha aggiunto, “ha preso le armi alle persone a cui ha sparato, forse sta organizzando l’arsenale per l’ultimo scontro”. L’ex compagno di cella esclude che Vaclavic abbia un’altra identità e spiega anche quel nome Ezechiele che il fuggitivo aveva usato su Facebook: “Lo ha scelto con noi in cella, dopo la conversione ci ha chiesto di chiamarlo in quel modo perché è il nome di un personaggio biblico”.
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Igor-Ezechiele sarebbe armato con due pistole e una quarantina di munizioni, pronto a tutto pur di non farsi prendere. È una persona “con una grande capacità di muoversi, un soggetto pericoloso che non si arrende alle prime difficoltà ma stiamo facendo un grande sforzo per prenderlo e lo prenderemo”, ha detto il capo della polizia Franco Gabrielli. “Faremo il possibile per catturarlo e impedire che possa ancora nuocere” ha promesso il generale Del Sette. È serbo, dunque, ma è comunque ampia la rosa di alias al vaglio degli inquirenti che attribuiscono al killer un codice Interpol, a cui sono associati alcuni dati per l’identificazione, che si presenta complicata. Igor Vaclavic, 41 anni, nato in Russia, come dagli atti del tribunale ferrarese che lo condannò per rapine in passato, certamente non esiste. Ezechiele Norberto Feher, originario di Sobotica, in Serbia, come dal profilo Facebook che lo ritrae in giro per Ferrara come un turista qualsiasi, è probabilmente altrettanto inventato ma più vicino alla realtà.

Ora dalla Serbia dovrebbe arrivare la vera identità, anche se quello che conta davvero è la sua cattura. E mentre le ricerche proseguono con elicotteri, posti di blocco e centinaia di persone impiegate nelle battute tra campi e canali, coordinate dalla caserma di Molinella,, si aggiungono tasselli per collegare Vaclavic ai reati per cui si sospetta un suo coinvolgimento. Tra gli oggetti rimasti, anche una bici, un giubbotto e altri indumenti e pure tracce di sangue, che potranno essere raffrontate col profilo di Dna già isolato dal sangue trovato fuori dal bar di Budrio. Allora forse si potrà dare un nome a quello che fino a ieri era ‘ignoto 1’, omicida irreperibile.

Gli inquirenti guardano al 41enne Igor Vaclavic-Ezechiele Norberto Feher anche quale possibile responsabile dell’omicidio del metronotte 42enne Salvatore Chianese, ammazzato con un colpo di fucile a pallettoni alle prime ore del 30 dicembre 2015 sulla sbarra d’ingresso di una cava che si apprestava a ispezionare tra Fosso Ghiaia e Savio, nel ravennate. Per ora solo un’ipotesi, per la quale il russo non è per forza di cose formalmente indagato, ma che nel breve si è fatta largo su tutte le altre piste finora battute dagli investigatori. Soprattutto in ragione della tecnica usata: del tutto simile a quella che il 41enne avrebbe utilizzato in occasione di altri delitti commessi nel Bolognese e nel Ferrarese. Inoltre il bottino (la pistola della vittima) è ciò che era stato portato via anche in occasione della rapina del 29 marzo a scorso a Consandolo (Ferrara) sempre ai danni di una guardia giurata. Da ultimo il colpo di avvertimento, già visto sulla scena di altri crimini attribuiti al 41enne e che nel caso di Chianese – originario di Trentola Ducenta (Caserta) ma negli ultimi anni di vita residente a Osteria (Ravenna) – aveva mandato in frantumi il lunotto posteriore della sua auto di lavoro.

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