Ignazio Visco: il governatore di Bankitalia indagato per truffa e corruzione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-10-20

Accuse gravissime per via Nazionale: i commissari e il governatore avrebbero diretto l’acquisizione della Banca Popolare di Spoleto da parte del Banco Desio. Tutto parte da un esposto degli azionisti

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Marco Palombi sul Fatto Quotidiano di oggi scrive che il governatore di Bankitalia Ignazio Visco da settembre è indagato, insieme a sette amministratori e vigilanti della Popolare di Spoleto, dalla Procura della città per “corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio”e “truffa”, per “abuso d’ufficio” e per “infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità”. La notizia bomba nasce da un’inchiesta sulla vendita della Banca Popolare di Spoleto al Banco di Desio e della Brianza, avviato dopo il commissariamento dell’istituto di credito da parte di via Nazionale. Un commissariamento che il Consiglio di Stato ha giudicato illegittimo.

Ignazio Visco: il governatore di Bankitalia indagato per truffa e corruzione

All’epoca a promuovere l’iniziativa legale furono i soci della Popolare di Spoleto, che presentarono alla procura un esposto che ha portato all’indagine e agli avvisi di garanzia per Visco e per i commissari nominati da Bankitalia: Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile, i componenti del comitato di sorveglianza e il presidente della Banca Popolare di Spoleto Stefano Lado, vicepresidente di Banco Desio. La storia comincia nel 2010 quando il Banco di Spoleto è una florida banca locale con 152 milioni di sofferenze e una raccolta di 2,5 miliardi, controllata al 51% dai 21 mila soci della cooperativa Spoleto Credito e Servizi (al 26% c’era Monte dei Paschi di Siena). BPS viene invitata a cambiare strategia aziendale svecchiando i vertici perché sarebbero state riscontrate carenze nelle strategie, nella trasparenza, un rischio creditizio legato alla redditività, anomalie nella governance. Di lì a poco la procura di Spoleto, nel 2011, apre un’inchiesta e iscrive sul registro degli indagati 17 persone, tra cui Antonino Giovannini, che nel frattempo si era dimesso dalla carica di presidente per assumere, con voto plebiscitario, quella di presidente della Fondazione della Scs, la cooperativa Società credito e servizi che deteneva il 51% della Bps. Arriva un’offerta della Coop rossa Spoleto Crediti e Servizi per l’aumento della propria quota con l’assunzione del controllo dell’istituto, ma gli altri azionisti la respingono. E nel 2011 arrivano i commissari:

Arrivano i commissari: la spoliazione Nell’estate del 2012 la situazione precipita. È come una tempesta: parte una nuova ispezione di Bankitalia; la Procura di Spoleto apre un’inchiesta sui vecchi vertici di Bps per reati gravissimi; Palazzo Koch congela un aumento di capitale necessario a sanare la situazione dei conti (un rosso da 30 milioni dovuto alla riqualificazione di alcuni crediti); Mps decide di uscire e chiede per le sue azioni 73 milioni di euro (un mese dopo si dirà disposta a venderle a Clitumnus, una cordata con dentro Coop Centro Italia, a meno di 20); alla fine Banca d’Italia decide di commissariare sia la Banca che la Scs. Qui, però, la situazione cambia: nel 2014 i commissari di Bankitalia decidono di vendere a Banco Desio, ignorando peraltro- denunciano i vecchi soci – un’offerta più vantaggiosa. La quota dei 21mila di Spoleto Credito e Servizi passa, attraverso una sorta di aumento di capitale riservato a Desio e altre operazioni, dal 51% a circa il 10 per un controvalore attualmente pari a “0 euro”. A Spoleto sono disperati, ma a febbraio c’è il colpo di scena: il Consiglio di Stato annulla sia il commissariamento della banca che quello della Scs. Quel provvedimento è illegittimo e dunque, ragionano i soci, anche le decisioni successive. Partono i ricorsi: o ci ridate la banca o ci indennizzate. Il 1 dicembre un tribunale dovrà dare una prima risposta. Intanto, però, la Procura di Spoleto – nel frattempo sono cambiati i vertici e della vecchia inchiesta su Antonini e soci si sono perse le tracce ha fatto il suo passo, decidendo che Visco e gli altri vanno messi sotto inchiesta.

Quando l’avviso di garanzia arriva al Governatore

La tesi è quindi che Bankitalia avrebbe partecipato o addirittura diretto la vendita della banca a un acquirente scelto o suggerito da Via Nazionale. Un’accusa infamante per il vertice dell’istituzione più importante del paese, e che riecheggia in un certo qual modo un altro avviso di garanzia nei confronti del governatore: quello che arrivò ad Antonio Fazio per la connessione con la Banda Fiorani. Un’accusa che all’epoca portò alle dimissioni di Fazio e allo scoperchiamento della pentola di un risiko bancario giocato con mezzi non esattamente leciti. Ma dall’accusa nel maggio 2015 Fazio venne assolto completamente anche in Cassazione.
Edit: dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati arriva la nota di Bankitalia:

“Con riferimento alla notizia comparsa oggi sulla stampa relativa alle vicende della Banca Popolare di Spoleto, la Banca d’Italia non è a conoscenza di alcuna iniziativa dell’autorità giudiziaria”.

Il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto e della controllante Spoleto Crediti e Servizi – vicende oggetto dell’inchiesta della magistratura di Spoleto che, secondo il Fatto Quotidiano, coinvolge, tra gli altri il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco – era stato confermato dal Ministero dell’Economia dopo l’annullamento da parte del Consiglio di Stato. Alla luce delle pronunce del giudice amministrativo e dell’esigenza di evitare qualsiasi incertezza sulla stabilità dei rapporti della clientela, la Banca d’Italia aveva reiterato “ora per allora” le proposte al ministero dell’Economia di amministrazione straordinaria. Con i provvedimenti 149 e 150 del 20 aprile 2015, adottati su proposta dell’Istituto centrale, il Mef aveva reiterato i decreti ministeriali di amministrazione straordinaria con effetto a partire dall’8 febbraio 2013, quando era cominciato il commissariamento.

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