I cacciatori aggrediti con lo spray dalle animaliste del Fronte Liberazione Animale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-11-02

Cinque donne sono state accusate di associazione a delinquere per una serie di aggressioni ai danni dei cacciatori nell’entroterra genovese, si va dal danneggiamento delle auto dei cacciatori ad un episodio di aggressione con spray urticante. E su Facebook l’associazione animalista festeggia.

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Gli attivisti del Fronte Liberazione Animale (A.L.F. – Animal Liberation Front) non sono certo nuovi ad azioni eclatanti e violente nei confronti di laboratori, allevamenti, centri di ricerca scientifica e cacciatori ma solitamente si tratta di blitz estemporanei organizzati per colpire questo o quell’obiettivo “sensibile” per la causa anmalista. Anche le azioni contro i cacciatori si limitano in genere al disturbo della caccia in modo da far scappare gli animali selvatici ed impedire l’uccisione della fauna selvatica. Le modalità operative di una “cellula” di cinque persone (tutte donne) sono invece peculiari per le modalità di esecuzione.

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La rivendicazione degli attacchi sulla pagina Facebook del Fronte Liberazione Animale

Cresce la tensione tra cacciatori e animalisti

Sono state tutte identificate e denunciate per il reato di associazione a delinquere, visto che gli inquirenti ritengono che la loro sia una vera e propria banda organizzata contro i cacciatori. Chiara, Cristiana, Ilaria, Marika e Roberta (questi i nomi delle cinque attiviste animaliste) hanno tra i 22 e e 34 anno e vivono a Torino, Milano e Rapallo e da settembre si sono rese protagoniste di almeno tre raid contro i cacciatori. In alcuni casi l’obiettivo sono stati i fuoristrada, ai quali sono stati tagliati gli pneumatici oppure su cui è stato versato del liquido corrosivo. In un caso invece pare che le cinque attiviste si siano rese protagoniste di un’aggressione a base di spray urticante, quel genere di prodotto che si usa per autodifesa e che non può essere legalmente utilizzato per aggredire qualcuno. Infine c’è stato anche un episodio di rapimento di uno dei cani da caccia, naturalmente allo scopo di impedire l’attività venatoria ma in quest’ultimo caso le cinque animaliste si sono giustificate spiegando che il cane era “denutrito e maltrattato” e che quindi il loro scopo era quello di salvarlo e curarlo. Questa circostanza però è stata smentita da una visita veterinaria che ha certificato lo stato di buona salute dell’animale.
animal liberation front
Fino ad ora gli inquirenti, i Carabinieri della compagnia di San Martino, addebitano alle cinque animaliste due episodi di aggressione su tre, ma sulla pagina Facebook del Fronte Liberazione Animale qualche settimana fa venivano rivendicati tre attacchi nell’arco di un mese ai danni dei cacciatori nella zona di Genova. Federcaccia nel frattempo ha invitato i suoi associati e tutti i cacciatori a non rispondere alle provocazioni per non passare dalla parte del torto ed esasperare una situazione che di per sé è già sufficientemente delicata e di limitarsi a fotografare e filmare le aggressioni in modo da raccogliere ulteriori prove a carico degli animalisti. Sulla Stampa di oggi Roberto Piana della Lega abolizione caccia spiega però che l’utilizzo dello spray – pur se illegale – è “umanamente comprensibile” vista l’esasperazione della cittadinanza che si sente tradita dalla politica: “in questa situazione è comprensibile che si arrivi anche a questo. Umanamente è comprensibile”. Sul tappeto secondo Piana c’è la delusione per il referendum del 1987 (fallito a causa del mancato raggiungimento del quorum) e il fatto che in Regione non sia mai stata attuata una politica anti caccia (del resto i cacciatori costituiscono un discreto serbatoio di voti). Anche Francesca Mandarini il legale della Lav di Torino, pur ribadendo che aggredire va contro la legge e che la violenza genera solo altra violenza dice di “comprendere la rabbia delle animaliste”. Un modo insomma per giustificarne le azioni.

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