Hotel Rigopiano, la dirigente della prefettura di Pescara che non ha creduto all'allarme

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-23

Si indaga sulla chiamata in prefettura scambiata per uno scherzo. Ma ancora non è chiaro perché si sia innescato l’equivoco. E non è nemmeno possibile valutare se davvero l’incomprensione tra la dirigente e Marcella abbia causato un ritardo dei soccorsi

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È una dirigente della prefettura di Pescara la persona che mercoledì scorso nel pomeriggio non ha creduto all’allarme dato da Quintino Marcella sull’Hotel Rigopiano. Lei ha risposto all’insegnante che aveva appena sentito su Whatsapp Giampiero Parete, miracolosamente scampato alla slavina che ha seppellito l’albergo, dicendogli che l’allarme era una bufala o uno scherzo perché il direttore dell’hotel, sentito due ore prima, non aveva confermato nulla.

Hotel Rigopiano, la dirigente della prefettura di Pescara che non ha creduto all’allarme

La vicenda, rivelata il giorno dopo l’accaduto, era stata poi ripresa dal Messaggero ieri; il giornale romano torna oggi sulla storia in un articolo a firma di Paolo Mastri:

Il prefetto di Pescara Francesco Provolo pesa ogni sillaba, perché dietro l’eventualità di altro e più grave di un semplice errore, nell’attivazione dei soccorsi per la tragedia dell’Hotel Rigopiano, emerge con nettezza il profilo di una dirigente del suo ufficio. Secondo i carabinieri, che ieri l’hanno identificata, la voce che al telefono respinge in modo sbrigativo la richiesta di soccorso di Quintino Marcella, «uno scherzo»,«una bufala»,non è quella di un impiegato di basso rango; a parlare è una professionista attrezzata per gestire un’emergenza come quella rappresentata, alle 18,20 di mercoledì scorso, dall’amico del sopravvissuto Giampiero Parete. E invece la risposta data a Marcella, che parla di un albergo crollato, con bambini e tanta gente sotto, è agghiacciante: «Ancora questa storia? Abbiamo verificato, abbiamo sentito l’albergo, la notizia è stata smentita».

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La mail di Bruno Di Tommaso al prefetto, al sindaco di Farindola e al comando della polizia provinciale Pescara

Abbiamo già spiegato ieri che è impossibile immaginare responsabilità riguardo l’incidente senza prima aver sentito tutte le versioni dei fatti, visto che è assolutamente verosimile che la dirigente della prefettura di Pescara abbia dovuto combattere per giorni contro false notizie che hanno rallentato le operazioni di salvataggio. Non è nemmeno chiaro chi abbia innescato la catena di eventi che ha portato la prefettura a verificare con il direttore dell’hotel cosa stesse succedendo nell’albergo: ieri sui giornali si ipotizzava che Parete avesse avvertito i soccorsi prima di chiamare Marcella, ma quest’ultimo, intervistato da Massimo Giletti su Raiuno ieri, ha spiegato invece che Parete non riusciva a telefonare con la linea e per questo ha utilizzato Whatsapp per chiamare l’amico. Nemmeno è possibile valutare se davvero l’incomprensione tra la dirigente e Marcella abbia causato un ritardo dei soccorsi, e che questo ritardo sia stato decisivo per la sorte di chi era all’Hotel Rigopiano: viste le condizioni meteorologiche e il tempo che ci hanno messo i soccorritori ad arrivare all’albergo questa ad oggi rimane soltanto un’ipotesi sulla quale l’indagine dovrà fare chiarezza.

La mail dell’Hotel Rigopiano ignorata

Ci sarà poi anche da valutare la mail che Bruno Di Tommaso, direttore dell’Hotel Rigopiano, ha inviato con posta certificata alla prefettura per segnalare le difficoltà: “Vi comunichiamo che a causa degli ultimi eventi la situazione è diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa 2 metri di neve e nella nostra struttura al momento 12 camere occupate (oltre al personale). Il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani, data in cui ci auguriamo che il fornitore possa effettuare la consegna. I telefoni invece sono fuori servizio. I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino alla SS42. Consapevoli delle difficoltà generali, chiediamo di predisporre un intervento al riguardo. Certi della vostra comprensione, restiamo in attesa di un cenno di riscontro”, dice il testo.

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Hotel Rigopiano: il lavoro dei soccorritori (Corriere della Sera, 22 gennaio 2017)

Intanto Repubblica scrive che al sindaco di Farindola non è arrivata l’allerta valanghe del 18 gennaio che segnalava l’innalzamento dal rischio dal livello 3 al 4 (su scala di 5) e che avrebbe potuto forse indurre il primo cittadino a evacuare l’hotel Rigopiano.

Il bollettino specifico (più dettagliato rispetto a quello sul sito Meteomont) si sarebbe incagliato alla Prefettura di Pescara. Anche su questo aspetto stanno indagando il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e il sostituto Andrea Papalia, nell’ambito dell’inchiesta per “omicidio colposo plurimo” e “disastro colposo” aperta dopo la valanga. È lo stesso sindaco, Ilario Lacchetta, a dichiararlo in un’intervista a *M$FOUSP. «Il mio Comune non ha mai ricevuto l’allerta valanghe. Solo il bollettino della Protezione civile sulle avverse condizioni meteo e sull’arrivo di una forte nevicata. Siamo rimasti anche senza linea telefonica fissa e senza internet, ma in caso di pericolo reale la Prefettura avrebbe potuto contattarci in molti modi. Se è una comunicazione importante, non basta una mail».

Infine all’attenzione degli inquirenti c’è la vicenda della turbina spazzaneve Fresia F90 ST che quel mercoledì era in servizio sulla statale 81, di competenza dell’ANAS: la bufera della sera prima aveva isolato decine di paesi e reso inagibile gran parte della rete stradale, e per questo il Ccs, il Centro di coordinamento dei soccorsi che si attivava alle 11 alla prefettura a Pescara, l’ha dirottata per tutta la giornata su molti tratti non statali tra i comuni di Guardiagrele, Bucchianico, Fara Filiorum Petri, Penne Pianella. Nessuno però aveva avvertito il presidente della Provincia Antonio Di Marco, che infatti era rimasto incollato al telefono tutta la mattinata nel tentativo di trovarne una da mandare su, a Farindola e negli altri comuni limitrofi. Lo stesso Di Marco ha lamentato ieri la scarsità dei fondi, che aveva impedito di riparare un camioncino polivalente che avrebbe potuto fungere da seconda turbina: era fermo in officina e servivano dai 10 ai 25mila euro per ripararlo.  «Soldi che non abbiamo e non sappiamo dove trovare», aveva detto ieri Di Marco a Repubblica. «La riforma Del Rio ci ha lasciato senza risorse, pur mantenendo su di noi la competenza su scuola e viabilità. Da due anni non riusciamo a fare il bilancio, la finanziaria del 2017 ci ha tagliato altri 17 milioni. Non possiamo fare niente, neanche riparare il camioncino. E comunque non sarebbe stato utilizzabile sulla provinciale per l’hotel, la neve era troppo alta».
EDIT: In una versione precedente dell’articolo avevamo scritto che la mail era stata inviata dal direttore dell’Hotel poco prima delle 4. Come si evince dall’email, è stata invece girata poco prima delle 4 al presidente della provincia di Pescara

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