Attualità
L'indagine su Giuseppe Sala per turbativa d'asta
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-06-23
La procura contesta all’attuale sindaco di Milano un affidamento diretto sugli alberi e sul verde di Expo. Le piante costate alla ditta 1,6 milioni invece dei 4,3 stanziati
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è indagato per turbativa d’asta in un appalto di Expo 2015 da 4 milioni, quello per il «verde». Lo rivela oggi Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera: l’indagine parte dall’accusa di falso materiale e ideologico mossagli sei mesi fa dalla procura generale di Milano dopo che il GIP aveva respinto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero.
L’indagine su Giuseppe Sala per turbativa d’asta
L’accusa di falso era legata alla retrodatazione di 13 giorni di un documento che il 30 maggio 2012 consentì di cambiare in corsa due commissari di una gara di expo (la Piastra, con base d’asta da 272 milioni) senza dover ricominciare l’intera procedura. Ora c’è anche l’ipotesi di turbativa d’asta nella fornitura di alberi, che la procura aveva già definito improprio a causa dell’affidamento diretto alla società Mantovanidi 6000 alberi per 4,3 milioni a fronte di un costo per l’impresa di 1,6 milioni.
L’indagine-bis nata dall’avocazione — e sviluppata in questi mesi dalla medesima GdF milanese che nel 2014-2016 aveva lavorato con i pm della Procura della Repubblica, ma ora sotto il coordinamento della Procura Generale di Roberto Alfonso e in particolare del pg Felice Isnardi — muove dall’iniziale capitolato per la «Piastra» da 272 milioni vinto dalla Mantovani, nel quale era compresa anche la fornitura del «verde».
Interessamenti politici regionali, volti a non far restare fuori il mondo dei vivaisti lombardi, avrebbero determinato lo scorporo dell’appalto del «verde», assunto da una certa impresa sotto forma di sponsorizzazione. Ora l’accusa postula che in quel momento la gara avrebbe dovuto essere riformulata: invece,dal quadro complessivo non fu scorporato il valore (4/5 milioni) corrispondente al costo del «verde», rispalmato anzi su altre voci per lasciare intatto il bando complessivo; e dunque la regolarità della gara sarebbe stata turbata perché in linea teorica, una volta che il segmento del «verde» era stato depennato, altre imprese (che magari non avevano presentato offerte perché non in grado di fornire anche il «verde») avrebbero invece potuto partecipare alla corsa per la «Piastra» o formulare offerte differenti.
Racconta Ferrarella che il vivaista in seguito non fu in grado di far fronte alla fornitura ed Expo ricorse all’affidamento all’impresa Mantovani che aveva vinto la gara complessiva. Entro giugno la Procura Generale depositerà gli atti raccolti in questi mesi su Sala e su altri sei imprenditori o manager di Expo.
Giuseppe Sala indagato per turbativa d’asta
L’altra ipotesi di reato, formulata dalla Procura generale, fa riferimento al periodo in cui Sala era Commissario di Expo e riguarda l’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta, partita nel 2012, sull’aggiudicazione dell’appalto al consorzio di imprese guidato da Mantovani Spa di Piergiorgio Baita (già sotto inchiesta per i lavori del Mose a Venezia) che aveva vinto i lavori con un’offerta da 149 milioni di euro pari ad un ribasso del 42% su una base d’asta di 272 milioni di euro. Un prezzo decisamente fuori mercato che secondo gli inquirenti costituisce un’offerta anomala (pertanto la gara avrebbe dovuto essere annullata). La stessa inchiesta era stata il motivo dello scontro tra l’ex procuratore Edmondo Bruti Liberati e l’allora suo aggiunto Alfredo Robledo, poi trasferito d’ufficio a Torino. La Procura generale aveva tolto il fascicolo alla Procura della Repubblica perché non ne aveva condiviso la volontà di chiedere l’archiviazione anche delle uniche cinque posizioni minori sinora indagate. In merito a questa inchiesta Sala risulta indagato per i reati di falso materiale e falso ideologico commesso il 30 maggio 2012. La posizione di Sala si va aggiungere a quella di altri manager e imprenditori già iscritti nel registro degli indagati ovvero: gli ex manager Expo Angelo Paris e Antonio Acerbo, l’ex presidente della Mantovani spa Piergiorgio Baita e gli imprenditori Ottaviano ed Erasmo Cinque.
Anche il costruttore Paolo Pizzarotti è stato aggiunto all’elenco degli indagati con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta; Pizzarotti è il titolare di una delle due aziende (l’altra è Impregilo) che sono state battute dal ribasso della Mantovani. Ma secondo gli inquirenti si sarebbe invece accordato proprio con la Mantovani (Pizzarotti però si dichiara parte lesa nel procedimento). Il sostituto pg Felice Isnardi ha chiesto anche una proroga di sei mesi per le indagini, ed è probabile quindi che l’autosospensione di Sala possa durare lo stesso lasso di tempo. Ma a cosa fa riferimento l’ipotesi di reato a carico del sindaco di Milano? Isnardi spiega che per quanto riguarda il falso ideologico i fatti riguardano la “retrodatazione” del provvedimento con cui l’allora Commissario di Expo aveva sostituito uno dei componenti della commissione aggiudicatrice dell’appalto sulla Piastra. Si tratterebbe di una firma retrodatata sull’atto di nomina del nuovo membro della commissione. Alcune intercettazioni effettuate il 30 maggio 2012 nelle quali venivano discusse le modalità con cui sostituire il componente della commissione aggiudicatrice sul quale pesava una potenziale incompatibilità dimostrano che l’atto di nomina del nuovo componente, datato 17 maggio 2012, era stato appunto falsificato. Si tratta di un episodio già noto agli inquirenti visto che era presente in una nota della Guardia di Finanza sul quale però non era stato deciso di indagare perché ritenuto innocuo dal momento che si era trattato solo di un espediente per snellire i tempi che con la procedura standard sarebbero stati più lunghi e avrebbero potuto rallentare l’andamento dei lavori per Expo. Per quanto riguarda l’ipotesi di reato di falso materiale la questione è più delicata perché secondo l’accusa il Commissario di Expo avrebbe dovuto accorgersi che con l’offerta al massimo ribasso della Mantovani non si sarebbero potuti svolgere i lavori. Ci sono infatti alcune dichiarazioni di Baita che ha detto che “il progetto della piastra, così come licenziato dalla stazione appaltante, era assolutamente irrealizzabile senza sostanziali varianti che avrebbero conseguentemente modificato sensibilmente le condizioni contrattuali“.
In mezzo ci si è messa la fretta per portare a termine i lavori in tempo per il 2015; l’ex dg di Infrastrutture Lombarde spa Antonio Rognoni, ha dichiarato agli inquirenti che nel 2014 che Sala avrebbe detto al manager che non c’era tempo per svolgere gli accertamenti sull’offerta presentata dalla Mantovani “Sono andato da Sala e ho spiegato i motivi per cui mi sembrava irragionevole l’offerta della Mantovani. Sala mi ha risposto che loro avrebbero proseguito con questo orientamento perché non avevano tempo per verificare se l’offerta era anomala o meno”. Inoltre Sala sarebbe venuto incontro alle richieste della Mantovani man mano che l’impresa si rendeva conto che non avrebbe potuto ultimare i lavori con il ribasso praticato. Ad esempio negli atti dell’inchiesta c’è l’affidamento diretto senza gara nel luglio del 2013 alla Mantovani della fornitura di seimila alberi da piantare sull’area di Expo, per quell’opera la Mantovani si è fatta pagare 4,3 milioni di euro a fronte di un contratto di fornitura stipulato dalla Mantovani con un’azienda vivaistica pari a 1,6 milioni di euro. In sostanza Expo ha pagato settecento euro a pianta gli alberi che la Mantovani aveva acquistato a poco più di duecento euro l’uno. Fermo restando che Sala non ha ricevuto nessun avviso di garanzia e che l’iscrizione nel registro degli indagati non equivale assolutamente ad una condanna chi difende Sala lodandone la scelta di auto sospendersi ricorda che i poteri straordinari concessi al Commissario di Expo per “arrivare in tempo” all’inaugurazione della manifestazione riflettessero una volontà condivisa a fare presto e ad abbreviare i tempi (ma non, naturalmente a compiere atti illeciti).
EDIT: La replica di Sala:
“Non intendo commentare in alcun modo ogni possibile iniziativa della Procura Generale. Non lo farò nè oggi nè in futuro”. Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha commentato in una nota le notizia diffusa dai giornali sul suo coinvolgimento in una indagine relativa agli appalti di Expo. “La storia, purtroppo, si ripete. Anche questa volta è un articolo di giornale a diffondere notizie di un provvedimento che mi riguarderebbe e che è ancora coperto dal segreto istruttorio” ha concluso.