Girolamo Fazio: il candidato sindaco arrestato a Trapani

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-05-19

Il deputato regionale arrestato con un armatore e un funzionario regionale. L’accusa è corruzione. Nei giorni scorsi il caso D’Alì: un altro candidato sindaco per cui la procura ha chiesto l’obbligo di soggiorno

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Un noto armatore, Ettore Morace e il deputato regionale siciliano Girolamo Fazio, candidato sindaco di Trapani, oltre a un funzionario regionale, Giuseppe Montalto, sono stati arrestati dai Carabinieri con l’accusa di corruzione. L’operazione dei Carabinieri di Palermo e Trapani è in corso dall’alba. I militari stanno eseguendo il provvedimento cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Girolamo Fazio: il candidato sindaco arrestato a Trapani

Girolamo Fazio, 63 anni, detto Mimmo, ex esponente di Forza Italia e oggi nel Gruppo Misto, era già stato sindaco di Trapani, 15 anni fa e e poi nel 2007, e ora si è ricandidato per tentare il suo ritorno a Palazzo D’Alì. Alle elezioni comunali del 25 novembre 2001 era stato eletto sindaco di Trapani con Forza Italia al primo turno con il 60,1% dei voti. È stato uno dei fautori dello svolgimento a Trapani dell’America’s Cup. Nelle elezioni amministrative del 13 maggio 2007 era stato riconfermato con una percentuale di voti del 64,2%, con una coalizione di centro destra, fino al 2012. Ha aderito al PdL nel giugno 2011.
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Nel maggio 2012 è eletto consigliere comunale di Trapani nella “lista Fazio” con 610 preferenze. Il 28 ottobre 2012 è stato eletto deputato all’Assemblea regionale siciliana primo eletto nella lista del Popolo della Libertà nel collegio provinciale di Trapani con 6.283 voti, ma due anni fa si è iscritto al Gruppo Misto. Nel febbraio 2017, a seguito di una causa civile, viene dichiarato decaduto con un voto dal consiglio comunale di Trapani, ma nell’aprile successivo viene reintegrato dal tribunale.

Il caso D’Alì a Trapani

L’altroieri, tanto per gradire, la Dda di Palermo ha notificato a un altro candidato sindaco, Antonio D’Alì la proposta di sottoposizione all’obbligo di soggiorno. I pm, che ne chiesero la condanna a 7 anni e 4 mesi per concorso in associazione mafiosa, lo ritengono “socialmente pericoloso”: da qui la richiesta dell’applicazione della misura di prevenzione che sarà esaminata, a luglio, dal tribunale di Trapani. “Due volte assolto e nuovamente aggredito – ha detto ieri D’Alì in una nota – Ieri, dopo appena un’ora dalla chiusura della presentazione della mia candidatura e delle liste per l’elezione a sindaco di Trapani, con tempistica cadenzata in maniera da precludere ogni alternativa, ho ricevuto una assolutamente imprevedibile ed ingiusta proposta di misura di prevenzione”.
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Dei presunti collegamenti di D’Alì con le cosche hanno parlato vari pentiti tra cui Antonino Giuffrè, Antonio Sinacori, Francesco Campanella e da ultimo don Ninni Treppiedi e Antonino Birrittella, ritenuti attendibili dai giudici d’appello. Per la Dda i rapporti provati fino al ’94 tra il senatore e boss del calibro di Ciccio Messina Denaro, padre del capomafia latitante Matteo Messina Denaro, e l’ultraventennale legame che il politico, secondo l’accusa, avrebbe mantenuto con i clan lo rendono “un soggetto socialmente pericoloso”. Persone vicine a D’Alì fanno sapere che se la notifica fosse stata fatta prima della scadenza dei termini di presentazione delle liste per le comunali si sarebbe preso in considerazione l’eventuale ritiro del senatore con l’inserimento di un altro candidato sindaco da parte della coalizione. A questo punto, se D’Alì decidesse di ritirarsi, tutte le liste a lui collegate decadrebbero. Ecco perché secondo alcune fonti della coalizione D’Alì potrebbe andare avanti nella campagna elettorale, al momento sospesa in attesa di un vertice di partito a Roma.

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