Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-11-25

Si può parlare anche di aborto volontario e dell’importanza che sia legale e garantito?

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È difficile scrivere qualcosa di sensato sulla pace nel mondo, sull’inquinamento o sulla disparità alimentare. Allo stesso modo è difficile scrivere qualcosa di sensato sulla violenza sulle donne, particolarmente oggi – che è la giornata internazionale. È anche difficile, pare, non scivolare nelle lagne e nella perdita di prospettiva, con il rischio di considerare una camicia, magari di dubbio gusto estetico, grave quanto un’aggressione fisica.
 
ERDOGAN E LA NATURA DELICATA
Ieri Erdogan ha detto che è contro natura trattare le donne come gli uomini (Turkey president Erdogan: Women are not equal to men, BBC, 24 novembre 2014). Tutti i giornali oggi lo hanno ripetuto, anche se forse ci si sarebbe prima dovuti soffermare su cosa significa «contro natura». Ma «contro natura» è un argomento fallace che piace talmente tanto che forse non si vuole rischiare di romperlo e non poterlo usare più – ovviamente quando ci fa comodo va bene, quando è usato per spalleggiare idee che rigettiamo lo scansiamo con fastidio. Che poi un conto è l’uguaglianza dei diritti, dei compensi, del potere – cioè la cosiddetta uguaglianza formale – un altro l’effetto boomerang delle ingiustizie passate o presenti, ovvero la convinzione che vi sia qualcosa di speciale nell’essere donna in quanto donna (ok, Erdogan non intendeva questo). Ma, soprattutto, la più insensata delle sue affermazioni sembra essere stata sottovalutata: la delicatezza. Erdogan ha detto che le donne ci hanno una «natura delicata» («delicate nature»). Ha poi sottolineato l’importanza della maternità, fortemente sostenuta dalla religione ma non capita dalle femministe («Feminists don’t understand that, they reject motherhood»).
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LA VIOLENZA DEL DOLORE NECESSARIO DI OGNI ABORTO VOLONTARIO
A proposito di maternità c’è una questione che sembra essere in tema con le donne e con la violenza: l’aborto. Quello volontario, quello schiacciato dai «è sempre e comunque un trauma!» e «per fortuna non mi è mai successo». L’aborto volontario di cui non si può parlare senza che la voce si rompa, come interrotta da un pianto trattenuto e lo sguardo si annebbi, schiacciati da immaginarie leggi universali che condannerebbero tutte a provare gli stessi rimorsi e le stesse colpe. Mai provare nemmeno a dire che ci sono donne che abortiscono e non ne fanno una tragedia. Che molte sono già madri, incrinando così il comodo contrasto tra donna che abortisce e donna che sceglie la maternità, non dando retta alle femministe – sirene seduttive e che rifiutano la maternità, direbbe Erdogan. È facile condannare le botte e gli omicidi – chi potrebbe fare altrimenti? Meno facile difendere il diritto di non pagare in eterno la possibilità di abortire (come quella di fare la madre senza autocertificarsi amazzone o Wonder Woman, di essere poco delicate o cretine). Che poi per molti nemmeno si dovrebbe parlare di diritto per carità.

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