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Gilberto Caldarozzi: il condannato per la Diaz ai vertici dell'Antimafia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-26

Colpo di genio del ministro Minniti: promuove a numero due dell’Antimafia un condannato per falso che ha creato false prove a carico dei ragazzi finiti nella macelleria messicana della caserma Diaz

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Gilberto Caldarozzi, condannato a tre anni e otto mesi per falso, è diventato vicedirettore tecnico operativo della Direzione Investigativa Antimafia. La nomina è stata decisa dal ministro dell’Interno Marco Minniti e rappresenta sicuramente una grande vittoria per l’apparato giuridico italiano, visto che la condanna per falso che Caldarozzi ha rimediato riguarda la macelleria messicana della Diaz e Bolzaneto: l’oggi numero 2 dell’Antimafia ha collaborato alla creazione di false prove finalizzate ad accusare chi venne pestato dagli agenti.

Gilberto Caldarozzi: il condannato per la Diaz ai vertici dell’Antimafia

Grazie al ministro Minniti, Gilberto Caldarozzi dall’11 settembre ha assunto l’incarico di vice tecnico operativo subentrando al generale di brigata dei carabinieri Antonio Bacile, come si legge in una nota della direzione investigativa antimafia guidata dal generale di divisione della Guardia Finanza Nunzio Ferla. Caldarozzi ha il grado di dirigente superiore/questore e rientra dopo una lunga assenza dai ruoli della Polizia di Stato. Con la condanna rimediò nel luglio 2012 un’interdizione dai pubblici uffici della durata di cinque anni, scaduta nel luglio 2017.
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Secondo la Cassazione l’ex capo del Servizio centrale operativo della polizia si «è prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici» nell’ambito delle violenze alla Diaz commesse dalle forze dell’ordine contro no-global indifesi durante il G8 di Genova del 2001. Che Minniti abbia deciso di portarlo all’Antimafia pare il minimo, visto il curriculum giudiziario.

Il curriculum di Caldarozzi

Nella sentenza si scrive che nel 2001 lui era «dirigente della polizia, tutore della legge e della legalità» e si è prestato «a comportamenti illegali di copertura poliziesca proprii dei peggiori regimi antidemocratici, in violazione di diritti fondamentali di libertà, di tutela giudiziaria, della dignità della persona, riconosciuti in tutte le democrazia occidentali, dalla nostra suprema carta e nella stessa Corte europea dei diritti».
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Della nomina si sono accorti, quasi casualmente nei giorni scorsi i reduci del Comitato Verità e Giustizia per Genova, un gruppo formato da ex arrestati della Diaz e di Bolzaneto e dai loro famigliari, e a sollevare il caso è stata La Repubblica di Genova. “Molti dei ragazzi tedeschi, vittime della polizia nel luglio 2001 – raccontava due giorni fa un membro del Comitato a Marco Preve – spiegano di avere provato paura quando, ritornati in Italia per i processi o per le vacanze hanno incontrato agenti in divisa. Mi chiedo come si possa dire a queste persone che l’Italia è cambiata se uno dei massimi dirigenti del nostro apparato di sicurezza è oggi proprio colui che ieri fece di tutto per accusarli ingiustamente e coprì gli autori materiali dei pestaggi e delle torture”. Nel marzo 2013 la Procura generale presso la Corte dei conti della Liguria aveva anche contestato a Caldarozzi e ad altri un danno erariale di 334 mila euro per le lesioni subite dal giornalista Mark Covell nella scuola Diaz. Alla fine 16 poliziotti sono stati condannati a risarcire 110mila euro, Caldarozzi ne ha dovuti dare diecimila.

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