Francesca Chaouqui e la storia del pass disabili

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-24

I pm: fece ricorso per 95 multe. Lei: «Alcune prese quando era viva»

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 Francesca Chaouqui è stata una degli otto membri della Commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi della Santa Sede (Cosea). Arrestata il 31 ottobre dalla gendarmeria vaticana, assieme a monsignor Balda, con l’accusa di aver diffuso documenti riservati della Santa Sede: scarcerata, è sotto processo. Ma il Corriere oggi racconta una storia diversa su di lei: una storia che riguarda una denuncia per truffa:

La donna entrava nella zona a traffico limitato con il permesso per disabili della zia ma quasi tutte le volte veniva multata perché la targa della macchina non risultava collegata al tagliando intestato alla parente. Di conseguenza, almeno nella maggior parte delle occasioni, scattavano le contravvenzioni. Per la precisione la pierre ne prese 95 durante in tre anni, poco meno di tre al mese. Un salasso. Ed è qui che la Chaouqui ha commesso l’ulteriore errore — almeno secondo il pubblico ministero — che le è costato la seconda imputazione per cui rischia di finire sul banco degli imputati, dove già siede in Vaticano per il processo «Vatileaks 2» con l’accusa di essere uno dei «corvi» che hanno divulgato documenti segreti riguardo alle finanze della Santa Sede. La donna, infatti, ha presentato un ricorso in prefettura contestando dalla prima all’ultima contravvenzione.
Peccato che alla base del procedimento amministrativo per cercare di evitare di pagare le multe, la Chaouqui avesse allegato proprio quel documento della zia disabile defunta, ovviamente ormai non più valido. A quel punto il ricorso è stato bloccato e, inevitabile, i funzionari di Palazzo Valentini hanno segnalato la vicenda alla Procura. «Ma alcune multe riguardano cartelle esattoriali di un periodo in cui era ancora in vita mia zia», spiega lei. Fatto sta che una volta arrivata l’informativa al Palazzo di Giustizia è saltata fuori anche l’altra «anomalia». Sui documenti sarebbe stata riscontrata la presenza di timbri falsi per rendere credibile il pass. Nella richiesta di rinvio a giudizio, alla Chaouqui è stato dunque contestato anche il tentativo di far annullare quelle 95 multe utilizzando documenti falsi.

francesca chaouqui ballarò

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