«Liberati gli altri due italiani ostaggi in Libia»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-03-04

La Stampa: Filippo Calcagno, 65enne di Piazza Armerina (Enna), già tecnico Eni, sposato e con due figlie, e Gino Pollicardo, originario di Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia, sono stati rilasciati. La Farnesina verifica

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Gli altri due italiani che si trovavano in mano ai terroristi in Libia sarebbero stati liberati. La Stampa, in un articolo a firma di Domenico Quirico dice che gli altri due ostaggi italian, Filippo Calcagno, 65enne di Piazza Armerina (Enna), già tecnico Eni, sposato e con due figlie, e Gino Pollicardo, originario di Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia, sono stati rilasciati. Ieri Fausto Piano e Salvatore Failla, due dipendenti della ditta Bonatti, erano stati uccisi in circostanze non ancora chiarite. La moglie di Policardo conferma: «L’ho sentito al telefono».

Filippo Calcagno e Gino Pollicardo: liberati gli altri due ostaggi in Libia?

Ieri il sottosegretario con delega all’Intelligence Marco Minniti, citando informazioni degli 007 sul terreno, aveva assicurato che i due italiani “sono vivi”. “E’ una notizia che qualche minuto fa e’ stata comunicata anche a me, ma devo avere la certezza parlando direttamente con i responsabili dell’intelligence”, dice Giacomo Stucchi, Lega, presidente del Copasir, commentando su RaiNews24 la notizia appena diffusa dal sito della Stampa della liberazione dei due ostaggi italiani in Libia superstiti. “L’importante è portarli a casa vivi e prima l’ho sottolineato non a caso”, aggiunge Stucchi. Ad ogni modo la notizia ancora “non la posso confermare, nel senso che è un’ora e mezza che sono in diretta televisiva – spiega il presidente Copasir – continuavo a guardare i messaggi che arrivavano ma non potevo telefonare. Lo appurerò nel giro di pochi minuti”.

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Pollicardo e Calcagno liberi, foto da Repubblica

 
A ricostruire la vicenda e le informazioni, ancora parziali, che filtrano dal caos libico, è stato il sottosegretario Marco Minniti al Copasir, che ha raccomandato prudenza in questa fase molto delicata che vede tutti gli sforzi concentrati nel riportare a casa gli altri due ostaggi, che sarebbero ancora vivi. Nel luglio scorso il rapimento dei quattro operai della Bonatti. Partono subito i tentativi dell’intelligence di stabilire il canale giusto con il gruppo dei sequestratori. Compito non facile in un Paese in cui spadroneggiano milizie tribali contrapposte le une alle altre. Trovato il contatto, partono le trattative per capire il tipo di contropartita richiesta. Ma non tutto fila liscio. Nel corso dei mesi i mediatori si rivelano inattendibili, la posta in gioco sale: si parla di richieste di denaro, ma non solo. I rapitori, inoltre, tramite mediatori più o meno attendibili, avrebbero contattato direttamente le famiglie degli ostaggi chiedendo alcune condizioni per la loro liberazione. La situazione appariva difficile, dunque, ma non impossibile, anche perché fino a pochi giorni fa gli 007 erano ragionevolmente certi che i rapiti si trovavano ancora nelle mani di un gruppo criminale e non di fanatici dell’Isis. Ma il 19 febbraio scatta lo ‘strike’ americano a Sabrata che uccide una trentina di miliziani tunisini di al Baghdadi ed anche due ostaggi serbi. Scatta l’allarme anche per gli italiani, che si trovavano in zona. E scatta anche la rappresaglia dell’Isis il 25 febbraio con la decapitazione di una decina di uomini della forza di sicurezza della città. Nella zona è il caos: milizie contro Daesh. “Lo scenario – spiega il presidente del Copasir Giacomo Stucchi – cambia, le milizie presenti tentano di riprendersi le loro posizioni”. In mezzo si trovano gli ostaggi italiani, all’epoca ritenuti dall’intelligence ancora tutti e quattro insieme. Potrebbe esserci stata a quel punto una cessione o un ‘furto’ degli ostaggi, molto appetiti come merce di scambio. O anche un tentativo dei rapitori di spostarsi in un posto più al sicuro. Lo scontro a fuoco di ieri, la cui dinamica non è ancora chiara, è stato fatale a due italiani che viaggiavano in un convoglio attaccato da una milizia. Non è detto, secondo l’intelligence, che fossero stati separati dagli altri due, ma potevano semplicemente viaggiare in convogli diversi. Gli 007 sono molto cauti anche perché la situazione sul campo è quanto mai caotica: difficile distinguere tra gruppi criminali, milizie islamiste e Isis. Un’analisi dei cadaveri dei rapitori che viaggiavano sul convoglio attaccato insieme ai due ostaggi uccisi potrebbe dare delle risposte: il gruppo che nel luglio scorso ha prelevato gli italiani era composto da libici, se invece i morti sono tunisini, ciò indicherebbe un passaggio di mano. Nel frattempo l’81% degli italiani e’ contrario a un intervento militare in Libi, emerge da un sondaggio Ixe’ per Agorà (Raitre). Si tratta di un sondaggio Cati-Cami su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 9.368 contatti complessivi), di eta’ superiore ai 18 anni.
 

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