Attualità
La fase 2 parte con l’allerta per Milano
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-16
Milano è l’epicentro della preoccupazione nazionale, perché se i nuovi focolai partissero nel capoluogo lombardo (finora non del tutto investito, nonostante gli oltre 3mila morti) la gestione della seconda ondata potrebbe tornare a livello critico
Il Corriere della Sera pubblica oggi un report riservato dell’ATS di Milano sul primo monitoraggio sull’andamento della Fase 2 fatto dai tecnici dell’autorità sanitaria lombarda che arriva fino al 12 maggio.
Nel grafico si distingue un’ampia zona verde («territorio» dell’«attenzione»). Più in alto, un’area gialla (allerta/ preoccupazione). Il barometro per capire l’andamento dell’epidemia è invece la linea arancione che corre sotto le aree colorate, e rappresenta la quota giornaliera dei nuovi casi «positivi» al Covid-19 nella zona coperta dall’Ats di Milano (città e provincia, più Lodi). Casi accertati, più casi segnalati in attesa di tampone. Sommati, rivelano se l’epidemia è in espansione, o al contrario se resta statica. Per ora, e sono passati appena 12 giorni dall’allentamento del lockdown, quella linea si sviluppa ancora sotto le aree colorate, non le invade, le lambisce, qualche giorno rimane sotto le previsioni, qualche giorno invece le supera.
Milano è l’epicentro della preoccupazione nazionale, perché se i nuovi focolai partissero nel capoluogo lombardo (finora non del tutto investito, nonostante gli oltre 3mila morti) la gestione della seconda ondata potrebbe tornare a livello critico.
E allora, quali sono gli elementi di fibrillazione? Partendo da una base di circa 900 casi al momento della riapertura, il 4 maggio, gli scenari «negativi» contemplano un aumento progressivo del 10 per cento (area verde) e del 20 per cento (area gialla). La demarcazione principale è quella dell’R(t), quindi l’indicatore che misura la forza espansiva della malattia. Se quel valore resta a 1, vuol dire che ogni malato infetta in media solo un’altra persona, e dunque l’epidemia è contenuta, e si presume in fase di ritirata.
Per il momento, considerando solo i nuovi casi accertati con il tampone, su Milano l’R(t) è allo 0,65 (ampiamente sotto controllo). Ma se si considerano anche i casi segnalati (cioè i probabili malati indicati dai medici e per i quali si attende il tampone), l’indicatore sale a 0,91. L’aspetto chiave è che, pur se con andamento moderato, a partire dal 4 maggio l’R(t) si sta lentamente rialzando e riavvicinando all’1.
E quindi, conclude il quotidiano, oggi a Milano (anche perché il numero dei tamponi fatti dalla Regione sta aumentando parecchio) le autorità stanno scoprendo ciò che risale all’ultima fase del lockdown e (forse, in piccolissima parte) appena dopo. Se dunque ogni lettura epidemiologica, per quanto raffinata e approfondita, sconta questo ritardo temporale, gli analisti fanno massima attenzione a ogni minimo segnale di allerta: proprio perché potrebbe nascondere un aumento di contagi in divenire, non si sa quanto ampio, e che si manifesterà più avanti.