Le risposte che ENI non ha dato a Report su Opl245

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-12-14

ENI si autoassolve in diretta su Twitter mentre su Rai Tre va in onda un servizio sulla tangente pagata per l’acquisto di una licenza petrolifera in Nigeria. Ma la replica è lacunosa e le risposte le conoscevamo già…

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Ieri sera Report ha chiesto ad ENI, che ore sono? ed Eni su Twitter ha puntualmente risposto, è domenica! Questo è quello che è successo durante il servizio di Luca Chianca sulla presunta tangente da un miliardo e novantadue milioni di dollari pagata da ENI per l’acquisto della della licenza per sondare i fondali marini del blocco petrolifero denominato Opl245 in Nigeria. Su Rai Tre l’inchiesta, su Twitter i surreali tentativi di ENI di rispondere alle accuse evidanto il nocciolo della questione. È il 2011, a guidare l’ENI c’è Paolo Scaroni e nella vicenda sono coinvolti Luigi Bisignani, Claudio Descalzi amministratore delegato di ENI, Gianluca Di Nardo, un altro mediatore, e Emeka Obi un uomo d’affari nigeriano. A vendere la licenza invece ci sarebbe la Malabu, società dell’ex-ministro nigeriano del petrolio Dan Etete che si era auto-assegnato la concessione nel 1998 per venti milioni di dollari. Una storia intricata e surreale nella quale ENI avrebbe fatto ricorso ad una serie di intermediatori acquistando da privati una licenza che era di proprietà dello Stato nigeriano.

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L’Ad di ENI Giuliano Descalzi

Opl245? Better Call Bisignani

La storia è questa: dalle intercettazioni effettuate nel 2010 dal PM Woodcock per l’inchiesta che ha visto coinvolti il faccendiere Luigi Bisignani e l’allora Ad di Eni Paolo Scaroni emerge che la società del Tesoro stava trattando con la Malabu per sbloccare la licenza relativa al blocco Opl245. Per poterlo fare ENI aveva attivato una rete di intermediazione composta dallo stesso Bisignani e da Gianluca Di Nardo. Sarebbe stato proprio Bisignani a coinvolgere nella trattativa Emeka Obi, un passaggio giudicato superfluo visto che ENI era già in contatto con la Malabu. Di questo coinvolgimento la prova sono alcune intercettazioni di telefonate tra Bisignani e Scaroni e tra Bisignani e Descalzi. Nell’intercettazione del 13 ottobre 2010 Bisignani si lamenta con Descalzi di essere stato scavalcato da ENI (a riprova del fatto che i vertici societari erano a conoscenza della trattativa). Nella conversazione Descalzi rassicura Bisignani circa il pagamento del suo intermediario:

LUIGI BISIGNANI
Da lì mi arriva un segnale che mi sembra abbastanza sconcertante: che gliele ha
mandate direttamente a lui, non attraverso il nostro. Se è così, è come non aver fatto
un cazzo.
CLAUDIO DESCALZI
Perché?
LUIGI BISIGNANI
Beh, perché… gliela devi dare a lui la cosa, non darla direttamente a quell’altro.
CLAUDIO DESCALZI
No, la do a lui.
LUIGI BISIGNANI
Appunto, perfetto, gliela dai direttamente a lui.

In una successiva telefonata, datata 18 novembre 2010 è Descalzi a chiamare Bisignani per aggiornarlo sullo svolgimento della trattativa, se Bisignani fosse stato fuori dall’affare che bisogno c’era di telefonargli? Era una cortesia?

CLAUDIO DESCALZI
Volevo dirti che adesso mi telefonano dalla Nigeria che il Ministro è Presidente, quindi viene dal Presidente, vogliono firmare tutto entro domani…ho mandato già un messaggio… a chi tu sai… perché non lo so dall’altra parte cosa stanno facendo, se è rientrata la cosa però volevo subito avvisare.
LUIGI BISIGNANI
Perfetto, così l’avverto. Ok, perfetto grazie, ciao.

Ad un certo punto nella trattativa interviene il Governo nigeriano che si offre di girare i soldi alla Malabu per chiudere il contenzioso con la società dell’ex-Ministro. Chianica ricostruisce i movimenti del denaro pagato da ENI al Governo nigeriano alla chiusura del contenzioso. A quanto pare quel miliardo e 92 milioni di dollari versato sul conto del tesoro nigeriano è stato girato sul conto svizzero della società Petro Service ed in parte è finito proprio alla Malabu e il restante ad altre società di comodo. C’è inoltre da tenere conto che Tribunale di Londra ha riconosciuto ad Obi il pagamento di 200 milioni di dollari per le sue attività di intermediazione. Durante il processo a Londra Dan Etete ha detto che in qualità di ex Ministro del Petrolio conosceva benissimo ENI e di non aver bisogno di intermediari, ma dal racconto dell’incontro con Vincenzo Armanna (vicepresidente ENI in Nigeria) si evince che i manager ENI volevano condurre la trattativa tramite Obi:

Il 28 dicembre 2009 ho ricevuto a Lagos, nella mia abitazione, il vicepresidente dell’Eni in Nigeria, Vincenzo Armanna, che mi è stato portato da Obi. Abbiamo parlato per tre ore, nel mio salotto, vicino al giardino. Armanna ha confermato l’interesse dell’Eni per il giacimento OPL 245. Ho fissato un prezzo di 2,5 miliardi. Armanna ha risposto che era troppo, ma che voleva trattare in esclusiva tramite Obi. Mentre discutevamo, Obi è uscito in giardino per telefonare. Rimasti soli, ho chiesto ad Armanna chi pagava la parcella di Obi. Armanna mi ha risposto che Obi lavorava per l’Eni e mi ha rivelato che gli italiani avevano un accordo con lui per alzare il prezzo di 200 milioni e portare via quei soldi all’Eni. Qui sono impazzito. Quando Obi è rientrato, l’ho affrontato a muso duro davanti ad Armanna: questa è una frode, è riciclaggio, “it’s criminal”… Voi volete rubare 200 milioni all’Eni: rischiate la prigione

Per i giudici londinesi però Obi invece lavorava proprio per Etete, ed è per questo che l’ex-Ministro è stato condannato a pagare la parcella del suo consulente.
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#laTrattativa su Twitter

Fin qui a grandi linee la vicenda raccontata da Report, una vicenda in gran parte già nota alle cronache italiane. Ma la cosa interessante è l’interessamento dell’ENI nella messa in onda del servizio di ieri sera. Infatti, mentre su Rai Tre andava in onda “La Trattativa” su Twitter l’account dell’ENI (che aveva rifiutato di incontrare Chianica) inizia a raccontare la sua verità. ENI prima pubblica un dossier nel quale dice di aver pagato il denaro al Governo nigeriano ma non spiega nulla riguardo alla prima fase della trattativa.
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Molti oggi si sono sperticati a tessere le lodi di ENI, soprattutto sui giornali dove – guardacaso – ENI è uno dei maggiori inserzionisti pubblicitari. Ma per tutti ieri sera ENI ha inaugurato una nuova pagina della televisione italiana, quella in cui i social hanno iniziato a giocare un nuovo ruolo nel modo di fare informazione. Oppure quella in cui l’agenzia di stampa dell’ENI ha re-twittato per tutta la sera i cinguettii di ENI.
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C’è però un piccolo dettaglio del quale in pochi si sono accorti: quello di ENI non è giornalismo. Sono i comunicati stampa di un’azienda che deve difendere la sua posizione. Quelli che oggi credono che ENI abbia “distrutto” il metodo Report probabilmente sono quelli che in osteria chiedono all’oste se il vino è buono. Le risposte di ENI su Opl245 sono le stesse date tempo fa quando uscì l’inchiesta sull’Espresso. Solo che all’epoca l’azienda non si era data al live tweeting ma aveva affidato ad un comunicato la sua replica, confrontate la risposta data all’Espresso a maggio

Non commentiamo fatti specifici relativi a indagini della magistratura. Confermiamo che la società ritiene che Eni e Shell abbiamo posto in essere una regolare transazione con il governo nigeriano per il rilascio nel 2011 di una nuova concessione per il campo OPL 245 pagando il relativo corrispettivo al governo nigeriano. Il rilascio della nuova licenza richiedeva ovviamente la definizione da parte del governo nigeriano dei contenziosi in essere sul medesimo campo con Shell e la società Malabu. Inoltre, sottolineiamo che è stata completata di recente una verifica interna da parte di uno studio legale indipendente americano che non ha rilevato condotte illecite in relazione alla transazione OPL 245. Gli esiti di tale verifica interna sono stati messi a disposizione delle autorità alle quali Eni assicura la doverosa cooperazione

con i dati snocciolati nel “dossier” o le dichiarazioni su Twitter. Non è che la qualità e il livello di verità delle risposte sia migliorata. Strano nessuno all’epoca abbia parlato di “grande esempio di contro inchiesta da parte di ENI“, vero? Non è che siccome la metti su Twitter sei più “social”.

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Marco Bardazzi è communication director di ENI

Anche perché ENI non risponde all’unica vera domanda posta da Report. Se non c’è stata nessuna trattativa perché Descalzi e Bisignani si telefonavano per discutere di Opl245? Perché ENI non ha twittato nulla riguardo le affermazioni di Bisignani che ha detto a Report di essere stato al telefono con Descalzi e ha ammesso di aver preso parte alla trattativa? E che dire invece degli SMS tra Descalzi e il mediatore Obi? Possiamo anche credere che quella di Report sia una fiction e senza dubbio spesso il programma della Gabanelli ha preso delle cantonate clamorose, ma quello è giornalismo. Quella di ENI invece è comunicazione aziendale. Ci sono in effetti anche altre domande cui ENI potrebbe rispondere, visto che nega di essere stata a conoscenza che la somma pagata sarebbe stata girata alla Malabu, che pur era presente durante i cinque giorni di negoziati con il Governo al fine di “poter porre fine ai contenziosi” (ed in effetti lo scopo dell’accordo era quello di “settling all and any existing claims and/or issues over Block 245“). Quale ruolo aveva Malabu nei negoziati se non quello di accettare il pagamento della somma per l’acquisto della licenza per Opl245 del quale era in possesso e come può ENI dire di non aver avuto nessuna informazione circa il fatto che i soldi sarebbero finiti alla Malabu e non al popolo nigeriano?
 

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