Ecco qual è la normativa sul CBD in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-06-15

Maggiori delucidazioni sulla legalità dei prodotti a base di cannabidiolo

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Quello della cannabis light è un argomento che fa discutere. Una crescente attenzione riguardo al tema è testimoniata anche dal fatto che diverse istituzioni internazionali come ONU e OMS hanno recentemente espresso segnali importanti verso un approccio costruttivo in tema di cannabis.

Tuttavia l’informazione non sempre è chiara e questo fa si che molte persone che potenzialmente sarebbero curiose di avvicinarsi al mondo della cannabis CBD non siano del tutto sicure di poter fare acquisti in un negozio online di erba legale come Justbob.it senza rischiare di contravvenire in qualche modo alla legge.

Questo a volte capita perché ancora si fa fatica a distinguere la canapa legale da quella non legale. Vediamo di chiarire questa distinzione.

CBD: cos’è e in cosa si differenzia dal THC.

Il CBD o cannabidiolo è un principio attivo presente nella cannabis. La canapa sativa, appartenente alle cannabaceae, annovera tra le sue componenti chimiche più di un’ottantina di sostanze, tra le quali le più famose e rilevanti sono appunto il CBD e il THC.

Questi due principi attivi sono senza dubbio i protagonisti assoluti delle discussioni inerenti alla cannabis e alla marijuana, ma per motivi diversi. Il THC o delta-9-idrocannabinolo ha proprietà che causano effetti psicotropi ed è la sostanza responsabile della generale condanna della cannabis nell’ultimo secolo e del proibizionismo avviato dal presidente degli USA Roosvelt nel 1937 con il “Marihuana Tax Act”.

Il CBD al contrario non è uno stupefacente e in più ha alcuni effetti benefici sulla salute secondo una vasta gamma di scienziati e ricercatori. Del fatto che si facesse un uso della cannabis a scopo terapeutico nell’antichità esistono diverse testimonianze, ma naturalmente all’epoca questo utilizzo era privo di fondamenta scientifiche.

Oggi, grazie al lavoro degli studiosi, si è in grado di scoprire non solo che il CBD ha proprietà benefiche e non stupefacenti, ma anche che esso contrasta l’azione del THC e ne vanifica gli effetti nel momento in cui gli equilibri tra le due sostanze pendono nettamente a favore del primo.

Cosa dice la legge sul cannabidiolo.

Gli equilibri tra questi 2 principi attivi sono determinanti anche in ambito legislativo. La legge italiana considera la cannabis uno stupefacente, ma in base alla legge 242 del 2016 esprime una linea distaccata da questo concetto in relazione a determinati parametri.

Questo testo infatti regola la coltivazione e il commercio della cannabis considerando la composizione chimica e individuandone determinati campi di utilizzo. Nella fattispecie, è legale coltivare e vendere (e quindi acquistare) cannabis e derivati purché la concentrazione di THC sia inferiore allo 0,2%, mentre non sono segnalati limiti alla percentuale di CBD. Nel contempo all’interno della citata legge, per la precisione nel testo 2 comma 2, sono elencati gli usi consentiti come scopo della coltivazione, tra i quali possiamo citare quello per la cosmetica, per l’alimentare, per il florovivaismo, per la bioingegneria e per le bonifiche.

Un aspetto importante che chi coltiva o acquista questo genere di prodotti dovrebbe sempre considerare è la verifica della provenienza (sia che si tratti di semi che di prodotto finito). In particolare la provenienza delle sementi deve essere certificata in relazione ad un elenco europeo.

Per evitare dubbi o malintesi, e nei casi peggiori sanzioni pesanti in caso di controlli, è fondamentale accertarsi scrupolosamente di rientrare nei parametri indicati dalla legge e aver cura di conservare tutte le documentazioni che certificano la provenienza e le caratteristiche dei prodotti acquistati.

Ma riguardo al CBD inteso come sostanza, esso non è classificato come prodotto stupefacente in Unione Europea ed è legale in Italia.

Cosa dice la legge sull’assunzione del CBD.

Per quanto esista una legge che regola la coltivazione e la vendita del CBD in base a criteri predefiniti, bisogna soffermarsi su un aspetto su cui la legislazione italiana non è del tutto cristallina, ovvero l’assunzione del CBD. È legale fumarlo, ingerirlo, inalarlo?

Partiamo da una doverosa premessa: il cannabidiolo non è illegale in Italia in quanto esiste una legge che ne consente produzione e vendita, tuttavia la legislazione è lacunosa riguardo all’uso privato che un acquirente può farne o meno una volta acquistato.

Considerando questo aspetto è giusto sapere che qualsiasi utilizzo diverso da quello regolamentato dalla legge rischia di esporre un privato cittadino a sanzioni. Pertanto, al di fuori dalla propria abitazione è sempre opportuno portare con sé la documentazione certificativa dell’acquisto del CBD se se ne è in possesso. Per lo stesso motivo è bene aver cura di conservare le fatture d’acquisto per almeno un anno.

È chiaro che l’assenza di un testo legislativo che si esprima in maniera chiara e dettagliata in merito alla legalità di ogni utilizzo di prodotti a base di CBD costituisca una lacuna evidente, ma non è da escludere che in tempi non troppo lontani questo aspetto verrà chiarito.

Nel frattempo dunque è raccomandata una certa prudenza, pur sapendo che acquistare prodotti certificati come CBD è legale al 100%.

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