Attualità

DPCM Natale: gli spostamenti vietati e i ricongiungimenti familiari permessi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-12-03

Natale e Capodanno “blindati” dentro i confini comunali e, dal 21 dicembre al 6 gennaio, blocco degli spostamenti tra le Regioni e divieto di raggiungere le seconde case. Quali sono le deroghe per potersi spostare fuori regione per vedere i parenti? Sono essenziamente due: genitori con figli minori fuori regione e chi ha un genutore anziano solo e bisognoso

article-post

Natale e Capodanno “blindati” dentro i confini comunali e, dal 21 dicembre al 6 gennaio, blocco degli spostamenti tra le Regioni e divieto di raggiungere le seconde case. Il DPCM Natale conferma la stretta del governo sulle festività, per fare scudo a una possibile terza ondata.

DPCM Natale: gli spostamenti vietati e i ricongiungimenti familiari permessi

Mentre in Cdm, dopo una animata discussione, si decide di confermare, con il prossimo dpcm lo stop alle lezioni in presenza alle superiori fino al 7 gennaio, quando dovrebbero tornare in classe tutti gli studenti. Ma è sugli spostamenti che in Cdm si litiga e si annuncia già rovente il confronto delle prossime ore con le Regioni: Pd-M5s-Leu tengono la linea dura. La curva si abbassa e venerdì il ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base del monitoraggio settimanale, firmerà le nuove ordinanze che da domenica potrebbero rendere più gialla l’Italia, facendo passare alcune Regioni da zona rossa ad arancione e altre da arancione a gialla. Ma la cautela resta massima. Il governo sceglie, dopo un lungo e teso confronto, di riportare tutti gli alunni delle superiori in classe solo il 7 gennaio: in Cdm Lucia Azzolina e il M5s confermano la preferenza per il ritorno in classe a dicembre, ma su questo punto dovrebbe essere accolta la richiesta delle Regioni di aspettare il nuovo anno, organizzando intanto il sistema dei trasporti. Una decisione finale sarà presa nelle prossime ore. In nottata, dopo un lavoro di revisione che prosegue anche dopo il Cdm, il governo dovrebbe inviare ai governatori il nuovo dpcm che il premier Giuseppe Conte firmerà in serata e sarà in vigore dal 4 dicembre. E’ confermato il sistema in tre fasce. Con coprifuoco in tutta Italia alle 22 e ristoranti chiusi in zona gialla alle 18. Poi nei venti giorni tra Natale e l’Epifania nessun ammorbidimento: anzi, i blocchi cresceranno, le misure si faranno ovunque più rigide. Il nuovo decreto, di due soli articoli, serve a dare “copertura” proprio alla stretta natalizia. Permette a Conte di firmare un dpcm che duri fino a 50 giorni (ora il limite è 30) e quindi di fissare la scadenza del decreto in vigore dal 4 dicembre anche oltre l’Epifania (tra le ipotesi c’è quella del 15 gennaio). Ma soprattutto, consente misure più rigide nelle festività a prescindere dal “colore” delle Regioni. E stabilisce che dal 21 dicembre non ci si potrà spostare tra Regioni e province autonome se non per lavoro, salute e “situazioni di necessità”, oltre che per tornare nella propria residenza, domicilio o abitazione. E’ proprio sull’interpretazione di queste eccezioni – in particolare le “situazioni di necessità” – che si dibatterà ancora nelle prossime ore con le Regioni. Quali sono le deroghe per potersi spostare fuori regione per vedere i parenti? Repubblica spiega che sono essenziamente due: genitori con figli minori fuori regione e anziani soli e bisognosi ad esempio con diritto alla legge 104:

dpcm riaperture natale cosa riapre a natale

Le uniche deroghe per i movimenti interregionali saranno quelli motivati dalla residenza e dal domicilio, non per le seconde case. Il blocco, anche all’interno dei confini regionali, è rimasto soltanto per il 25, il 26 e il primo. È fallito dunque il tentativo del premier Giuseppe Conte di garantire i ricongiungimenti familiari extraregionali, con la formula della «casa d’infanzia». Deroghe, invece, saranno previste per i minori che hanno genitori in Regioni diverse e per chi deve «assistere» un genitore solo, ad esempio per chi ha diritto alla legge 104 (come già previsto anche oggi nelle zone rosse). Il dpcm sarà in vigore per i prossimi 50 giorni: potrebbe valere, dunque, da domani fino al weekend del 23 gennaio.

E anche su misure di dettaglio come quella di far chiudere i ristoranti degli alberghi la notte del 31 dicembre o sulle deroghe alla quarantena per chi rientri dall’estero, su cui si è dibattuto a lungo in Cdm. Così come si è parlato della possibilità di impugnare la legge della Valle D’Aosta che è in contrasto con il dpcm sulle norme anti contagio. Una possibilità molto concreta anche se la decisione non è stata formalizzata in questa lunga nottata di riunioni. Gli animi si infiammano in particolare, durante la discussione sul decreto legge Covid, quando le ministre di Iv Teresa Bellanova ed Elena Bonetti chiedono di eliminare dal testo il divieto di uscire dal proprio Comune il 25 e 26 dicembre e l’1 gennaio. Rispondono di no, senza appello, i capi delegazione di Pd Dario Franceschini, M5s Alfonso Bonafede e Leu Roberto Speranza. Intervengono Francesco Boccia ed Enzo Amendola. Il confronto si infiamma, è durissimo. Il premier Conte prende atto che la maggioranza del suo Cdm è a favore della norma. Ma probabilmente non è finita qui. Perché nelle prossime ore spetterà alle Regioni esprimere un giudizio sulle misure del governo. E in serata prima Michele Emiliano, in un’intervista tv, poi Giovanni Toti sui social, criticano la scelta di “chiudere” i Comuni: “Non c’è buonsenso ma non senso”, attacca il presidente ligure, “se vostra mamma vive sola a Laigueglia ma voi abitate ad Alassio, scordatevi di trascorrere il pranzo di Natale con lei”

Potrebbe interessarti anche