Cristiana Sani: la storia della perquisizione al concorso di magistratura

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-01-28

Una candidata racconta di essere stata perquisita dalle agenti che l’hanno anche invitata a togliersi le mutande. La versione del ministero è completamente diversa: è stata espulsa dal concorso

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Un paio di giorni fa in uno status pubblico su Facebook Cristiana Sani, che ha partecipato al concorso pubblico per la magistratura a Roma, ha raccontato di essere stata perquisita da alcune agenti di polizia insieme ad altre che partecipavano al concorso:
cristiana sani

Agli scritti del concorso di Magistratura succede che alcune agenti della Polizia penitenziaria decidano improvvisamente (senza alcun indizio e indistintamente) di rinchiudere una concorsista alla volta in un angolo del bagno e perquisirla.
La perquisizione richiede di togliersi la maglia, allentare il reggiseno, calarsi i pantaloni.
E tirarsi giù le mutande.
“Dottoressa, avanti! Si cali le mutande. Ancora più giù, faccia quasi per togliersele e si giri. Cos’è? Ha il ciclo, che non se le vuole tirare giù?!”
Questo è quello che oggi è successo a me e ad altre mie colleghe.
Ed ha solo un nome: VIOLENZA.

In un commento pubblicato nello status Cristiana Sani è ancora più chiara:
cristiana sani 1

Ero in fila per il bagno delle donne. Arrivano dei poliziotti penitenziari e invitano le ragazze dietro di me ad andare piuttosto ai bagni esterni. Le colleghe dietro di me si rifiutano, giustamente, perché era quasi il loro turno e già avevano fatto 20 min di fila (fare la fila in bagno significa perdere tempo prezioso per la stesura della prova scritta). In maniera molto tranquilla hanno spiegato che non avrebbero voluto perdere altro tempo a fare un’altra fila.
Il poliziotto (oltre a frasi del tipo: “Vi faccio passare dei guai”, “Allora ti lascio cintura e pistola e lo fai te il mio lavoro”) va a chiamare due colleghe poliziotte, le quali si avvicinano alla nostra fila, dicendo: “Non vogliono andare fuori che hanno freddo?! Lasciatele stare qui che le riscaldiamo noi!”
E iniziano a perquisire una ad una le ragazze in fila. Me compresa.
Io lì per lì non ho capito quello che stesse succedendo, non me lo aspettavo, visto che durante le due giornate precedenti non avevo avuto esperienze simili.
Capisco che c’è un problema nel momento in cui una ragazza esce dal bagno piangendo. Tocca a me e loro mi dicono di mettermi nell’angolo (non del bagno, ma del corridoio, con loro due davanti che mi fanno da paravento) per la perquisizione. Non mi mettono le mani addosso, sono sincera.
Mi fanno tirare su maglia e canotta, davanti e dietro. Mi fanno slacciare il reggiseno. Poi giù i pantaloni. Ma la cosa scioccante è stata quando mi hanno chiesto di tirare giù le mutande.Io mi stavo vergognando come la Peggiore delle criminali e le ho tirate giù di mezzo millimetro. E loro mi hanno risposto quello che ho scritto, sul ciclo e bla bla bla.
Mi sono rifiutata, rivestita e tornata al mio posto ma ero allibita.
Questo è quello a cui ho assistito, niente di più e niente di meno.

Repubblica Roma, in un articolo pubblicato oggi a firma di Francesco Salvatore, riporta però la tesi del ministero sull’accaduto: “Fonti ministeriali, però, dicono che la realtà è un’altra: Sani, dopo ripetuti andirivieni dalla sala verso il bagno, che avevano insospettito gli agenti, è stata sì perquisita e le sono stati trovati addosso alcuni bigliettini; per questo è stata espulsa dal concorso“. La Sani però non ha detto di essere stata espulsa dal concorso, come sostiene il ministero, e ha anche detto che nella perquisizione non è stato trovato niente:
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Insomma, le versioni non combaciano in dettagli molto importanti.

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