Corruzione a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-02-02

Tre tecnici del Comune e due ispettori della ASL sono stati arrestati. Dentro anche sei imprenditori. Al centro delle indagini gli uffici edilizi del Comune e le tangenti per le firme sui permessi

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La Guardia di Finanza ha eseguito in mattinata una serie di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di funzionari e tecnici del Comune di Roma e di altri enti nell’ambito di un’indagine su corruzione e concussione condotta dalla Procura di Roma. Gli arresti, dopo la prima tranche dell’operazione condotta a inizio dell’anno, hanno riguardato questa volta tecnici in servizio al nono dipartimento di Roma Capitale (programmazione e attuazione urbanistica), preposti a rilascio delle concessioni edilizie.
 
CORRUZIONE A ROMA
Sono 11 le misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Roma nell’ambito dell’indagine nei confronti di tecnici e funzionari pubblici del Comune di Roma. In particolare si tratta di cinque funzionari pubblici, tre tecnici del Comune e due ispettori della Asl, che sono stati arrestati, e sei imprenditori a cui è stato imposto l’obbligo di presentazione davanti all’autorità giudiziaria. L’operazione di oggi si collega a quella dell’8 gennaio scorso, quando furono eseguite 28 misure cautelari (di cui 22 arresti) per funzionari pubblici, imprenditori e professionisti accusati di corruzione e concussione. Il mese scorso l’indagine aveva rivelato che le tangenti venivano pagate ai funzionari dei municipi preposti al controllo delle pratiche edilizie per fargli chiudere un occhio su abusi e difformità. A intascare i soldi il responsabile dell’ufficio reti fognarie, che suggeriva all’impresa di turno la ditta giusta cui rivolgersi per l’allaccio e le necessarie certificazioni e dalla quale prendeva poi il ‘compenso’; si dava denaro agli ispettori dello Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’Asl Roma E per evitare che venisse contestata l’inosservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro e applicata la sanzione. L’indagine della guardia di finanza è partita dalla denuncia di due costruttori romani che erano vessati per la richiesta di tangenti. Si tratta di costruttori edili impegnati nelle costruzioni di abitazioni, in particolare nel quadrante di Boccea, Casalotti. «Si tratta di due imprenditori arrivati allo stremo – ha detto il colonnello Dario Fasciani, che dirige il gruppo appalti pubblici della guardia di finanza -, avevano uno stato d’animo ormai piegato e questo è il segnale anche di come la società stia cambiando. E’ uno spaccato poco felice anche perché riguarda realtà che dovrebbero garantire i cittadini e che invece alcuni funzionari pubblici tentano di inquinare. Noi con le indagini andremo avanti e anche gli imprenditori sono determinati a darci una mano perche’ ormai stanchi».
 
LE INTERCETTAZIONI
In particolare i finanzieri hanno scoperto che gli imprenditori edili impegnati in lavori di residenze nella zona di Roma Nord, Boccea – Casalotti, versavano ai funzionari corrotti delle ‘mazzette’ che andavano delle mille euro fino ai 20mila euro per pratica. Tra di loro gli imprenditori parlavano di ”latte” riferendosi al denaro da versare ai funzionari del comune di Roma e dove ‘una latta’ equivaleva a 100 euro. Le tangenti andavano da poche centinaia di euro, per chiudere un occhio su piccoli abusi edilizi, per passare dai 1000 ai 3000 euro per consegnare il documento di ”fine lavori”; dai 400 ai 1000 euro per non sanzionare a seguito delle ispezioni della Asl; 12mila euro per non rilevare gravi abusi edilizi; 6mila euro per il rilascio di una sanatoria per abusi edilizi; 5mila euro per il ritiro del progetto di realizzazione di villette; 8mila euro per rilascio di inizio progetto e variante dei lavori. ”Secondo quello che e’ emerso dalle indagini – ha detto il generale Gennaro Vecchione, comandante delle Unita’ Speciali della Guardia di Finanza – il rapporto iniziava con una complicita’ tra l’imprenditore ed il funzionario, magari per chiudere una sanatoria, e poi si sviluppava nella richiesta di denaro per qualunque cosa anche per quello che era dovuto per legge al costruttore”. «Nun me lo mettere vicino al tavolo, metteme al tavolo lontano, magari. Quello è un architetto dell’ufficio tecnico del Comune che io praticamente, col fatto delle costruzioni, hai capito, ogni tanto lo devo foraggia’ perché… c’è sempre… capito come fanno questi?». Così diceva un imprenditore, parlando con un soggetto che operava nel settore turistico, a proposito di un funzionario in servizio all’Ispettorato edilizio del XIV Municipio di Roma Capitale finito in manette questa mattina nell’ambito dell’inchiesta della procura su funzionari pubblici corrotti. Si tratta di uno stralcio dell’intercettazione telefonica eseguita dai militari del nucleo speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza. In un’altra intercettazione, finita nell’ordinanza cautelare firmata dal gip Anna Maria Gavoni, un imprenditore edile, riferendosi a un controllo subito da parte di un ispettore dell’Asl Roma E, dice a un altro titolare di impresa: “Gia’ c’ho avuto un corrotto di ispettore ogni volta li’ al cantiere e poi ti spiegherà a voce. Io comunque sto a posto con tutto, addirittura al 100%. E’ venuto già a dicembre a sistema’. M’ha levato un po’ di salute, piu’ che altro lo sai cosa? St’ispettore m’e’ costato 8500…».
 
IL FINE LAVORI
In un’altra conversazione, captata dagli investigatori, due imprenditori, sempre impegnati nel settore edilizio, parlano di un controllo da parte di un tecnico dell’Asl Roma E presso il cantiere di uno dei due. Il primo, destinatario del controllo, chiede consiglio all’altro sul comportamento da tenere nei confronti di questo ispettore “perche’ tanto questi so’ pozzi senza fine, cioe’ piu’ gli dai… Mi devi dire solo te, come…”. E l’altro: “Io gli do’ cinque ogni cantiere”. Un rappresentante di una cooperativa edilizia, stando a un altro dialogo intercettato dalla Finanza, chiama un funzionario del XIV Municipio perche’ ha bisogno di un ‘fine lavori’ per un fabbricato in zona Torresina per sbloccare alcuni mutui. Mancano, pero’, gli allacci in fogna e il funzionario gli spiega che puo’ fare solo un ‘fine lavori’ parziale, per il quale, tuttavia, il suo dirigente, non sarebbe d’accordo. Nel corso della discussione, l’imprenditore esprime tutta la sua irritazione perche’ stanco del comportamento di colleghi e superiori del funzionario interlocutore, perche’ sostiene che gli allacci in fogna li avrebbe anche avuti se questi non se li fossero venduti sotto banco a 1500 euro l’uno: “Alla fine 120mila euro si so’ presi de sordi, capito?”. E il funzionario: “Che schifo, mi fai venire la pelle

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