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Coronavirus, i controlli all’azienda MAE di Fiorenzuola in provincia di Piacenza (ma il dipendente è negativo)
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-02-21
Dopo i casi di coronavirus nel Lodigiano la Ausl di Piacenza ha avviato verifiche e controlli anche sul territorio emiliano: il collega rientrato dalla Cina con cui il paziente 38enne è uscito a cena lavora infatti per un’azienda di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza)
“Il lavoratore di Fiorenzuola rientrato dalla Cina a fine gennaio e identificato dal paziente zero come sospettato 1 è attualmente ricoverato all’ospedale di Codogno per accertamenti. Nel frattempo a scopo precauzionale è stata inviata una squadra sanitaria per il controllo dei lavoratori nell’Azienda Mae di Fiorenzuola. Attualmente sono in quarantena 3 pazienti a Codogno. Nel primo pomeriggio avremo altri aggiornamenti dall’Asl Piacenza”. Lo scrive su Facebook il sindaco di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), Romeo Gandolfi, che ha pubblicato un aggiornamento sul coronavirus. Si attende una nota dalla Regione Emilia Romagna per una ricostruzione ufficiale della vicenda.
EDIT ORE 14,01: È risultato negativo al tampone il dipendente della Mae di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), attualmente isolato all’ospedale Sacco di Milano. Lo afferma la Regione Emilia-Romagna in una nota. “Nonostante l’esito negativo che attesta l’assenza di infettività secondo il principio della massima precauzione, sono in corso ulteriori ricerche per capire se può essere risultato infetto nei giorni passati”.
Coronavirus, i controlli all’azienda MAE di Fiorenzuola in provincia di Piacenza
Dopo i casi di coronavirus nel Lodigiano la Ausl di Piacenza ha avviato verifiche e controlli anche sul territorio emiliano: il collega rientrato dalla Cina con cui il paziente 38enne è uscito a cena lavora infatti per un’azienda di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza). I controlli della Ausl sul territorio sono quindi volti a verificare gli eventuali contatti dell’italiano rientrato dalla Cina con dipendenti piacentini dell’azienda. Si tratta della MAE, l’azienda specializzata in impianti per fabbricazione di fibre sintetiche e polimeri per l’edilizia per cui lavora l’italiano rientrato dalla Cina.
Il 38enne ricoverato invece lavora nella sede lodigiana della multinazionale Unilever a Casalpusterlengo in provincia di Lodi. La moglie contagiata è un’insegnante ma non è stata a scuola in questi ultimi tempi perché è incinta. La Regione Lombardia invita “tutti i cittadini di Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo e di Codogno, a scopo precauzionale, a rimanere in ambito domiciliare e ad evitare contatti sociali”. Circa 60 persone che sarebbero entrate in contatto con la persona di 38 anni ricoverata a Codogno, inizieranno la quarantena obbligatoria.
Il 38enne contagiato in prognosi riservata
Intanto è in prognosi riservata, con insufficienza respiratoria, il trentottenne ricoverato all’ospedale di Codogno (Lodi), che è risultato positivo al coronavirus. Le sue condizioni sono ritenute molto gravi. L’uomo – che nelle settimane scorse sarebbe andato a cena con un collega tornato dalla Cina – si è presentato ieri al Pronto soccorso. E ci sarebbero altri due contagiati: la moglie ed una terza persona che si è presentata spontaneamente in un ospedale con sintomi di polmonite e che avrebbe avuto dei contatti con il 38/enne. Il collega rientrato dal Cina – il possibile ‘paziente zero’ – è stato accompagnato al Sacco di Milano dove si trova in isolamento.
L’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha spiegato che “sono stati già effettuati tutti gli accertamenti diagnostici necessari sui medici, gli infermieri e i pazienti dell’ospedale di Codogno dove si è presentato il paziente risultato positivo al Coronavirus. Abbiamo tutti i tamponi pronti. Sono già stati messi tutti in isolamento o chiamati a stare in isolamento al loro domicilio. La moglie, i genitori”. Intanto, gli ingressi all’ospedale di Codogno sono completamente sbarrati al pubblico. Le persone che alla spicciolata arrivano perché tempo fa avevano fissato appuntamenti per eseguire visite o esami, non vengono fatte passare e le si invita a cancellare l’appuntamento per riprenderlo successivamente. L’immunologo Roberto Burioni lancia un appello dopo l’ultimo caso: “Chi torna dalla Cina – – scrive su facebook – deve stare in quarantena. Senza eccezioni. Spero che i politici lo capiscano perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili”.
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