Attualità

Il nuovo codice fiscale per le Unioni Civili

neXtQuotidiano 11/09/2016

Nei modulisi chiede ai due omosessuali se «intendono volere assumere il cognome comune». E si chiede loro di dichiararsi «consapevoli che il cambiamento del cognome comporta il cambiamento del codice fiscale». Ma il problema, dice il ministero della Giustizia, è stato superato dai decreti attuativi

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La Repubblica ha raccontato oggi della protesta delle associazioni gay contro il decreto ponte firmato lo scorso 23 luglio dal governo, che contiene le disposizioni transitorie che applicano la legge 76/2016 sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso: nei moduli predisposti dall’anagrafe di Milano si chiede ai due omosessuali se «intendono volere assumere il cognome comune». E si chiede loro di dichiararsi «consapevoli che il cambiamento del cognome comporta il cambiamento del codice fiscale».

Una postilla apparentemente neutra, che lascia presagire al massimo una seccatura burocratica. Ma che nei fatti è il primo passo verso un totale cambio di identità. Chi ha un figlio, peraltro, si troverà a essere genitore di una persona che ha un cognome diverso dal proprio. «L’aggiunta del cognome del marito a quello della moglie nel matrimonio sancisce l’esistenza del nucleo familiare, e non comporta conseguenze ulteriori — dice Cinzia Calabrese, nel direttivo di Aiaf, associazione di avvocati per la famiglia e per i minori — per gli uniti civili non è così, evidentemente il legislatore continua a non volerli considerare una famiglia».

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Ma a quanto pare il problema sembra essere già stato risolto dal punto di vista legislativo. Scrive infatti l’agenzia di stampa ANSA che il problema, legato al decreto ponto dello scorso giugno, è stato già superato dai decreti attuativi messi a punto dal ministero della Giustizia che hanno già ottenuto il concerto (cioè l’ok) degli altri ministeri interessati. I nuovi testi, come spiegano le stesse fonti, “non prevedono variazioni anagrafiche” per chi opta per il doppio cognome. Ora i decreti dovranno andare al vaglio del Consiglio dei ministri. I legali di Famiglie Arcobaleno in questi giorni stanno preparando un vademecum sulle insidie del decreto ponte della legge Cirinnà. Oltre al problema del cognome, si segnala il rischio che in caso di trascrizione di matrimonio contratto all’estero, nel registro delle unioni civili venga automaticamente riportata come scelta sul patrimonio la comunione dei beni.

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