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Claudia Alivernini: la risposta dell’infermiera agli insulti e alle minacce no-vax
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-12-30
Claudia Alivernini, l’infermiera che ha ricevuto il vaccino anti COVID risponde alle minacce dei no vax che l’hanno costretta a chiudere i suoi social con i fatti. Loro le dicono “vediamo quando muori”, lei si infila la divisa e va a lavorare subito dopo la vaccinazione
Claudia Alivernini, l’infermiera che ha ricevuto il vaccino anti COVID risponde alle minacce dei no vax che l’hanno costretta a chiudere i suoi social con i fatti. Loro le dicono “vediamo quando muori”, lei si infila la divisa e va a lavorare subito dopo la vaccinazione
Claudia Alivernini: la risposta dell’infermiera agli insulti e alle minacce no-vax
Dopo l’ondata di odio no vax Claudia Alivernini è stata difesa da molti personaggi politici. “Una vergogna – ha tuonato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – Il suo sorriso ci ha raccontato una storia di forza e speranza. Una professionista che ha combattuto il Covid, come tante e tanti giovani che si sono improvvisamente trovati in prima linea”. Solidarietà le è arrivata anche dai banchi del governo, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà (M5s) che le ha garantito di essere “al suo fianco”. Un sostegno bipartisan, come dimostrano le parole della capogruppo FI alla Camera Mariastella Gelmini: “La scienza è più forte di fake news e stupidità” ha detto, mentre la consigliera regionale FdI del Lazio Chiara Colosimo ha affermato chiaro e tondo: “Io sono Claudia”. “Colpiscono molto le offese di cui è stata vittima l’operatrice sanitaria Claudia Alivernini, al Viminale non sottovalutiamo queste minacce via social – scrive su Facebook il vice ministro dell’Interno Matteo aggiunge Mauri- e siamo in campo per contrastarle”. Messaggi per l’infermiera da tutta Italia, come quelli del sindaco di Firenze Dario Nardella o del presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone e dall’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato. Cla udiaAlivernini fa parte delle Uscar del Lazio, cioè le unità speciali che si occupano anche delle cure a domicilio e di tutti i fronti sul terreno, dai drive in per i tamponi alle zone rosse. E racconta il Messaggero, proprio lavorando ha risposto nel migliore dei modi agli hater: “Non mi aspettavo tanta cattiveria, un odio così grande, tanto veleno e rabbia, ma io lo rifarei subito, lo rifarei mille altre volte ancora, per tutti i miei colleghi che sono morti per aiutare gli altri, per tutti coloro che hanno perso la vita stroncati dal Covid e io ne ho visti tanti, troppi, di pazienti andare via…” ha spiegato al Messaggero, che però aggiunge la cosa più importante: “la prima infermiera italiana vaccinata contro il virus, divenuta bersaglio dei no-vax, ieri mattina era di nuovo in corsia, all’istituto Spallanzani di Roma, puntuale come un orologio, come sempre”:
Claudia ha rassicurato i colleghi, ha parlato a lungo con il professore Francesco Vaia, direttore sanitario della struttura, quindi ha intrattenuto un colloquio con gli agenti della Polizia postale che ben conoscono lo Spallanzani per via delle minacce già ricevute in passato da parte dei no-vax e di un cyber attacco subito dal sistema informatico nell’aprile scorso, nel pieno della prima ondata della pandemia. Per tutta la giornata in tantissimi l’hanno cercata, chiamata, messaggiata per dimostrarle che non è sola, che non lo sarà mai in questa lotta al virus in cui, finalmente, si intravede una luce. Eppure, nonostante quei precedenti, la giovane infermiera che presta servizio anche nelle Uscar, le unità speciali anti-Covid inviate su tutti i fronti più caldi della lotta al virus nella regione Lazio, ha confidato ad amici e colleghi che nemmeno lei si aspettava una simile violenza. Ma dopo il trauma iniziale per gli auguri di morte («e ora vediamo quando muori», uno dei commenti più duri di fronte alla sua disponibilità a vaccinarsi) si è ripresa, è tornata a indossare la sua divisa e a lavorare. Nessun cedimento. Neanche un giorno di riposo dopo il V-day di domenica, al lavoro con il “solito” entusiasmo.
E intanto i suoi colleghi infermieri si stringono a difesa della 29enne. In campo sia l’Ordine di Roma (a cui Alivernini è iscritta) che la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che, spiegano in una nota, si schierano “contro l’oscurantismo”. “E’ inconcepibile che Claudia, simbolo del compito di tutela verso i cittadini degli infermieri nella pandemia, possa essere attaccata e minacciata, anche di morte. E’ inconcepibile non solo dal punto di vista umano”, e su questo fronte “non si capisce che tipo di bersaglio possa rappresentare la nostra collega che ha svolto a testa alta il suo dovere di persona e di infermiera e soprattutto quali sono le basi di questi assurdi attacchi alla persona”, ma è “inconcepibile ancor di più rispetto alla professione che per sua natura è di tutela della salute degli assistiti come prescrive a chiare lettere il nostro Codice deontologico a cui nessun infermiere può derogare”. “La Federazione nazionale e l’Ordine di Roma (con l’impegno immediato del suo presidente) compiranno tutti i necessari passi di tutela della professione, sia dal punto di vista legale che umano, rendendo onore anche così a ciò che rappresentano le decine di migliaia di contagi e le decine di decessi tra gli infermieri in Italia durante la pandemia, e la forza e i principi dei nostri professionisti, che mettono a rischio se stessi per difendere la salute dei cittadini”, concludono gli infermieri. “Ciò che ha fatto Claudia Alivernini e come lei gli altri professionisti, al di là del dovere di tutela degli assistiti non ponendosi, grazie alla vaccinazione, come possibile fonte di infezione, è esattamente questo: utilizzare la conoscenza e la capacità professionale e umana degli infermieri per far comprendere la scienza e rendere consapevoli i cittadini di qualcosa che tutela la loro salute e che in un momento come questo appare indispensabile e imprescindibile”