Nuove misure e chiusure per le varianti: come cambiano le zone con il nuovo DPCM?

di Maria Teresa Mura

Pubblicato il 2021-02-24

Ieri sera si è tenuta la riunione tra il Comitato Tecnico Scientifico e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, oltre al ministro della Salute, Roberto Speranza, alla responsabile per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini. A breve verrà varato un nuovo DPCM. Non sono previste riaperture: cosa potrebbe cambiare

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Ieri sera si è tenuta la riunione tra il Comitato Tecnico Scientifico e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, oltre al ministro della Salute, Roberto Speranza, alla responsabile per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini. Il CTS ha rimarcato come sia necessaria una linea di massima prudenza che non allenti nessuna delle misure in vigore ora. La terza ondata dell’epidemia COVID è in arrivo se non si ferma la diffusione delle varianti. Nessuna riapertura quindi. E in arrivo un nuovo DPCM che dovrebbe essere definito nel fine settimana. Nel vertice, a cui erano presenti anche il titolare del MEF Daniele Franco e i ministri capo delegazione dei partiti di maggioranza, si è discusso dell’eventualità che le ordinanze che possono prevedere un cambio di colore per le regioni entrino in vigore il lunedì, non più la domenica.

Nuove misure e chiusure per le varianti: come cambiano le zone con il nuovo DPCM?

Cosa ci sarà nel nuovo DPCM? Draghi avrebbe voluto un decreto legge, per marcare una discontinuità rispetto alla percezione di decisioni arrivate in extremis. Proprio per questo visti i tempi ristretti il nuovo presidente del Consiglio invece ricorrerà al DPCM, visto che quello precedente scade a brevissimo, il 5 marzo. Racconta il Corriere:

Il 5 marzo scade il Dpcm firmato da Giuseppe Conte e l’ex presidente della Bce è al lavoro sul nuovo provvedimento, che manterrà la divisione in zone colorate, ma introdurrà correttivi per restringere o allargare a seconda delle zone. Draghi avrebbe voluto un decreto, per marcare la discontinuità e soprattutto per lasciare più spazio al Parlamento. Ma i tempi sono stretti, il presidente vuole che gli italiani siano informati con anticipo e così per questa volta potrebbe arrendersi allo strumento del Dpcm. «I cittadini non sono sudditi — ha ammonito Draghi, determinatoafirmare entro il fine settimana —. Le decisioni non possono essere calate dall’alto all’ultimo minuto, la gente deve avere il tempo di informarsi e organizzarsi».

Nel concreto cambieranno i parametri che decideranno la designazione delle regioni alle zone di rischio. E anche le zone arancioni avranno, per così dire, una “variante”. Si tratta delle zone arancione scuro, in cui oltre alla restrizioni già previste nelle zone arancioni non saranno possibili gli spostamenti per recarsi nelle seconde case, e le scuole rimaranno chiuse. Spiega Sarzanini sul Corriere che le riaperture sono con ogni probabilità destinate a essere rinviate, nella migliore delle ipotesi, alla fine di marzo:

50 nuovi contagiati su 100 mila abitanti: è questa la soglia fissata dagli scienziati per la riapertura dello sport. Numeri da «fascia bianca». Spaventa l’incubo varianti del Covid-19, preoccupa la possibilità di una «terza ondata» della pandemia e si allontana la possibilità di allentare i divieti con il prossimo Dpcm che sarà firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi dopo essere stato condiviso con Regioni e Parlamento. Gli esperti chiedono «massima cautela», l’ipotesi più probabile è rinviare la decisione su eventuali riaperture alla fine di marzo o addirittura alla seconda settimana di aprile, dopo le festività pasquali. Tutte le aree dove più alta è la circolazione del virus, anche per la presenza delle mutazioni, andranno in lockdown. Nelle zone ritenute ad alto rischio ma con dati più confortanti scatterà invece la fascia di «arancione scuro» che vuol dire scuole chiuse e divieto di andare nelle seconde case, oltre alla chiusura già prevista per tutta la giornata di bar e ristoranti.

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Già attualmente i focolai causati dalle varianti COVID stanno facendo registrare un aumento dei contagi e il passaggio di varie zone d’Italia in zona arancione scuro o rossa. In primis la provincia di Brescia, oggetto di un’ordinanza firmata dal presidente della regione Fontana dal 23 febbraio al 2 marzo (con eventuale proroga). Ieri in Veneto il presidente Zaia ha sottolineato come sia preoccupante la risalita dei casi e dei ricoveri. E per la prima volta a Roma è stata individuata la variante brasiliana. Scrive il Corriere che fa il punto della situazione, a partire dalle zone in Lombardia interessate dai provvedimenti anti COVID oltre al bresciano:

otto comuni della provincia di Bergamo e uno del Cremonese. «In provincia di Brescia siamo di fronte alla terza ondata», ha detto il consulente della Regione Guido Bertolaso. Limitazioni ulteriori, ma senza zona rossa, in una parte della Liguria. Lo prevede l’ordinanza del governatore Giovanni Toti per i distretti sanitari di Ventimiglia e Sanremo da oggi e fino al 5 marzo: chiusi asili e scuole di ogni ordine e grado, niente spostamenti tra le 21 e le 5 a Ventimiglia e comuni vicini.

Per quanto riguarda la Sicilia domani finiscono  in zona rossa i  comuni di San Cipirello e San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo, in Toscana per una settimana il comune di Cecina (Livorno). Di seguito le zone arancioni e rosse in Emilia Romagna e Lazio:

In Emilia-Romagna è stata decisa la zona arancione scuro (fino all’11 marzo) per 14 comuni dove da alcuni giorni «si registra una situazione di progressiva criticità a causa dell’incremento dei contagi»: tra questi c’è anche Imola. Nel Lazio sale il numero dei Comuni che finiscono in zona rossa proprio a causa delle varianti: da oggi dell’elenco fa parte anche Torrice (Frosinone), dopo l’ordinanza del presidente della Regione Nicola Zingaretti. A preoccupare in questo caso è la variante inglese. Nelle altre due zone rosse laziali — Colleferro e Carpineto Romano — parte lo screening per tutti.

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