La casa editrice condannata per un libro sui Rom

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-10

il Tribunale Civile di Roma ha condannato la casa editrice Simone ordinando il ritiro dal mercato di una pubblicazione rivolta ai partecipanti al concorso per avvocato in cui tali comunità vengono automaticamente associate alla commissione di reati

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“Condotta discriminatoria nei confronti di rom e sinti”. Con questa motivazione il Tribunale Civile di Roma ha condannato la casa editrice Simone ordinando il ritiro dal mercato di una pubblicazione, rivolta ai partecipanti al concorso di abilitazione per l’esercizio della professione di avvocato, in cui tali comunità vengono automaticamente associate alla commissione di reati. Il volume in oggetto, nello specifico, contiene una raccolta di pareri motivati di diritto penale e per spiegare il reato previsto dall’articolo 712 del codice penale (‘Acquisto di cose di sospetta provenienza’) l’autore della pubblicazione analizza le circostanze che debbono far sorgere nel soggetto che acquista o riceve il sospetto che la cosa provenga da reato indicando, in particolare, l’acquisto da “un mendicante, da uno zingaro o da un noto pregiudicato”.
 
LA CASA EDITRICE CONDANNATA PER UN LIBRO SUI ROM
Con la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale Civile di Roma, il giudice ha dunque accolto la richiesta di dichiarare discriminatorio il riferimento agli zingari e ha ordinato al Gruppo Editoriale Simone e all’autore della pubblicazione “di cessare il comportamento discriminatorio, provvedendo al ritiro dal mercato della pubblicazione o di successive edizioni recanti il medesimo contenuto e, in caso di pubblicazioni successive, alla eliminazione dell’espressione ‘quando la cosa, nonostante il suo notevole valore, sia offerta in vendita da uno zingaro’ nella trattazione delle circostanze della provenienza delittuosa del bene quale elemento costitutivo del reato di cui all’art. 712 c.p.”. Il Tribunale ha inoltre condannato la casa editrice a un risarcimento economico di 1000 euro nei confronti di D.S., la donna rom che ha introdotto la causa civile.
 
L’ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO
Soddisfatti per la sentenza l’Associazione 21 luglio e Asgi: “Associare il termine zingaro alla commissione di reati contro il patrimonio- scrivono in una nota congiunta- di fatto diffonde uno stereotipo negativo, oltre che un preconcetto razziale privo di fondamento, secondo il quale i rom sono delinquenti per il solo fatto di essere rom, stigmatizzando cosi’ negativamente l’intera comunita’ rom e sinta con evidente pregiudizio per la vita sociale degli appartenenti ad essa”. Per questo le associazioni sono convinte che “azioni di simile portata possano contribuire a scoraggiare il reiterarsi di quegli atteggiamenti, in alcuni casi inconsapevoli, ma purtroppo ben radicati nella coscienza collettiva, che hanno come conseguenza quella di discriminare gli appartenenti alla comunita’ rom e sinta arrecando un grave danno alla loro dignita’ personale e- concludono- alimentando stereotipi e pregiudizi nei loro confronti”.

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