Il giallo della morte di Bara Mamadou ad Ulbiate

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-07-26

È morto la sera del 22 luglio precipitando in per venti metri in una scarpata ad Ulbiale. Il cadavere del ragazzo è stato ritrovato 24 ore dopo, in fondo al burrone. Ma secondo alcuni testimoni stava fuggendo da alcune persone che volevano aggredirlo

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Bara Mamadou Lamine Thiam, senegalese di vent’anni, viveva ad Almè in provincia di Bergamo da quattordici anni. Bara, così lo chiamavano tutti, è morto la sera del 22 luglio precipitando in per venti metri in una scarpata ad Ulbiale. Il cadavere del ragazzo è stato ritrovato 24 ore dopo, in fondo al burrone. A quanto pare Bara è morto per le lesioni e le ferite riportate nella caduta, ma quello che al momento non è chiaro è il motivo per cui Bara Mamadou ha scavalcato il muretto che costeggia la provinciale 23 di Sedrina, nei pressi del fiume Brembo, e si sia lanciato nel vuoto.

Cosa è successo la sera del 22 luglio a Ulbiate

Ed è proprio sulla dinamica dei fatti che hanno portato alla tragedia che gli inquirenti hanno disposto l’autopsia della salma. Lo scopo è quello di accertare se oltre alle ferite causate dalla caduta ce ne siano altre, dovute ad un’aggressione. Secondo alcuni testimoni Bara infatti stava fuggendo a piedi da alcune persone che volevano aggredirlo. L’antefatto della tragedia si è svolto alla festa organizzata nel campo sportivo di Ulbiate, l’Ubiale Power Sound Festival. Il ventenne ci sarebbe arrivato chiedendo un passaggio ad alcuni amici e poco dopo la mezzanotte sarebbe stato protagonista di un diverbio con uno dei camerieri. Durante la colluttazione Bara avrebbe sferrato una testata al giovane cameriere che ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso di Bergamo e che il giorno successivo si è presentato dai Carabinieri Almenno San Bartolomeo per sporgere denuncia per lesioni.

Bara Mamadou
Fonte: L’Eco di Bergamo del 26/07/2017

Ma è quello che è successo dopo che, secondo i testimoni, ha portato Bara alla fuga e a finire nel precipizio. Già nel parcheggio della festa qualcuno aveva iniziato a “guardare male” il ragazzo di origine senegalese. Il suo amico Klaus Topli, ventenne di Villa D’Almè, lo invita a salire in auto e ad andarsene, prima che la situazione possa degenerare. Ma è proprio in quel momento che secondo Topli è iniziata l’aggressione: «Aveva appena aperto la portiera quando alle spalle è arrivato uno che lo ha preso e buttato a terra, schiacciandogli giù la faccia. Lui è riuscito a liberarsi ed è scappato, con l’uomo dietro e poi altri due». Klaus sostiene che anche la prima colluttazione, quella sfociata nella testata nella area ristoro della festa, sia scoppiata perché il ragazzo aveva offerto una rosa a Bara “per prenderlo in giro”.

L’uomo iscritto nel registro degli indagati

Ad inseguire il ragazzo verso la provinciale 23 C.B, un 54enne di Ulbiate che era addetto alle cucine. L’uomo ha confermato in parte il racconto dell’amico di Bara dicendo di aver inseguito da solo il ragazzo per una cinquantina di metri fino a che non l’ha perso di vista. Il pm Fabio Pelosi, titolare delle indagini, lo ha iscritto al registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale, un atto dovuto per consentirgli di nominare un avvocato. Di fronte agli inquirenti l’uomo però a quanto pare si è rifiutato di rispondere alle domande. L’Eco di Bergamo però riporta la versione del cinquantenne che dice di essersi messo alla ricerca di Bara nel parcheggio proprio per trovare il responsabile dell’aggressione al cameriere 17enne. Avendolo visto ad una pensilina dell’autobus, proprio in prossimità della provinciale 23 lo avrebbe inseguito per un centinaio di metri prima di perderlo di vista.

La pensilina del bus da cui è partito l’inseguimento di Bara [Fonte Google Maps[
Gli inquirenti vogliono capire se la tragedia sia stata una tragica fatalità (Bara probabilmente non sapeva che al di là del guard-rail c’era un burrone) o se le cause della morte siano da attribuire ad un tentativo di aggressione. Per scoprirlo bisognerà innanzitutto attendere l’esito dell’autopsia. Gli esami autoptici serviranno a chiarire anche se il ventenne è morto sul colpo o se invece è rimasto ad agonizzare per ore senza che nessuno lo soccorresse.

La rabbia dei genitori di Bara

Il padre della vittima Sidy Thiam ha detto che «Un ragazzino ci ha raccontato di averlo notato: era fra gli alberi e si trascinava sui gomiti, ha pensato che era al sicuro e si stesse solo nascondendo». La testimonianza però è da confermare. Così come è da confermare quanto detto da Topli che non sarebbe stato in grado di andare alla ricerca dell’amico perché nel parcheggio della festa è stato circondato da una dozzina di uomini che stavano cercando Bara. Secondo i genitori del ragazzo Bara non era un violento. Gli inquirenti, dopo aver trovato le due scarpe del ragazzo sono ora alla ricerca del cellulare. Le scarpe sono state trovate in un punto dal quale non è possibile che il ragazzo sia precipitato. Potrebbe averle perse durante la fuga e qualcuno le avrebbe lanciate nella scarpata per scherzo. Il che potrebbe far supporre che l’inseguimento è durato più a lungo di quello che è stato raccontato. Oppure a gettare le scarpe potrebbe essere stato qualcuno in un secondo momento. Il telefonino di Bara non è invece sul corpo della vittima. Bara potrebbe averlo perso durante la caduta o durante la fuga, ma non è ancora stato trovato.

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