Lo sciopero bianco di AMA e Roma che si riempie di monnezza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-05

Molti dipendenti di Ama, questo fine settimana, avrebbero silenziosamente incrociato le braccia. Per fare un dispetto ai dirigenti. Risultato: Roma è uno schifo e i cittadini romani pagano una delle tariffe più alte d’Italia

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Roma è tornata a riempirsi di monnezza. I rifiuti che vengono mandati verso l’impianto di Rocca Cencia dove i depositi sono pieni. Con i sacchetti in coda che aspettano il proprio turno e stazionano sulle strade, accanto ai cassonetti, a ingombrare i marciapiedi, a rotolare nei parcheggi, a sporcare Roma. E soprattutto, spiega il Messaggero,

Molti dipendenti di Ama, questo fine settimana, avrebbero silenziosamente incrociato le braccia come atto di protesta in relazione al nuovo contratto di servizio approvato venerdì in giunta. Un nuovo accordo che impone sanzioni retributive ai dirigenti qualora la città, in estrema sintesi, risulti sporca. Una clausola che, di conseguenza, spingerebbe i vertici di via Calderon De La Barca ad avere un atteggiamento poco indulgente nei confronti di tutto il personale. È questo il sospetto che ha spinto Laura D’Aprile, dirigente capo della direzione rifiuti, a scrivere lunedì una missiva all’amministratore unico di Ama, Massimo Bagatti, e al comandante della polizia municipale di Roma, Antonio Di Maggio.

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La TARI a Roma e nelle altre grandi città (Il Messaggero, 14 dicembre 2018)

Va segnalato che i cittadini romani pagano una delle tariffe rifiuti più alte d’Italia. Eppure i cumuli di mondezza attorno ai cassonetti, da sabato a lunedì, sarebbero aumentati oltre il previsto, questa la tesi del Campidoglio. Il motivo? Il servizio non avrebbe lavorato con tutti gli effettivi. Molti dipendenti sarebbero rimasti a casa, a causa di malattie sopraggiunte all’ultimo momento. Oppure hanno lavorato in modo superficiale, intenzionalmente.

Foto di Nomfup su Twitter

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