L’ispettrice Raggi alla ricerca del colpevole per la figuraccia dei bus israeliani

Categorie: Fact checking, Politica

La sindaca di Roma non ci sta a passare per incapace. E così dopo che i giornali hanno rivelato a tutti il pasticcio del noleggio dei bus israeliani che non hanno fatto nemmeno un chilometro nella Capitale promette vendetta, tremenda vendetta. Ma si tratta solo di un modo per distogliere l'attenzione dai veri problemi di ATAC, che il Comune non sta risolvendo

Non fa sconti Virginia Raggi. La sindaca di Roma è su tutte le furie per la fine della storia degli autobus israeliani noleggiati da ATAC e mai entrati in servizio sulle strade della Capitale. Qualcuno potrebbe usare l’argomento per dire che in fondo forse la sindaca un po’ incapace lo è. Ed ecco la trovata geniale della prima cittadina, chiarire “subito” (ovvero alcuni giorni dopo che i giornali hanno dato la notizia) un punto: «chi ha sbagliato pagherà».



Virginia Raggi promette di farla pagare a chi ha sbagliato

«Errori di questo tipo non sono tollerabili» tuona la signora del Vento del Cambiamento che parla di «conseguenze inammissibili» perché «i cittadini ci chiedono e meritano un servizio pubblico davvero efficiente». Ed è vero, i romani (ma anche chi a Roma ci va per lavoro o per turismo) gradirebbe poter trovare un servizio di trasporto pubblico che funziona. Da tre anni la gestione è di fatto i mano al M5S, che ha cambiato un discreto numero di dirigenti in ATAC, e la situazione non migliora. E non sarebbe migliorata nemmeno con l’arrivo di quei 70 autobus israeliani visto che il parco mezzi di ATAC è decisamente sottodimensionato rispetto alle esigenze della cittadinanza e soprattutto rispetto agli impegni contrattuali.



I famosi autobus israeliani al limite avrebbero consentito di tamponare l’emergenza quotidiana ma la Raggi sa bene che per risolvere il problema servono autobus nuovi. Che però non ci sono, anche perché proprio Virginia Raggi non è riuscita a trovare la formula per la cessione di 60 dei 227 autobus del bando Consip alla municipalizzata dei trasporti romani. Meglio concentrarsi sugli autobus israeliani, altrimenti bisogna spiegare ai romani come mai 300 autisti sono stati messi in ferie perché mancano i bus da guidare visto che hanno l’aria condizionata rotta e non possono prendere servizio. Oggi tutti i pentastellati della Capitale festeggiano l’omologazione del concordato di ATAC parlando addirittura del raggiungimento degli obiettivi e di risultati positivi. Ma allora come mai non è ancora stato pubblicato il bilancio 2018 in modo da far vedere a tutti quali sono i livelli di produzione dell’azienda?

Il pasticcio brutto del M5S sugli autobus israeliani

La sindaca dice che oggi in Commissione Mobilità è stato chiarito il concetto. Il presidente Pietro Calabrese infatti scrive su Facebook che «per quanto ci riguarda l’azienda deve individuare i responsabili, e metterli nelle condizioni di non commettere più errori». Vi aspettavate una reazione più dura? Allora vi sbagliavate perché oggi in Commissione Calabrese ha detto cose come «secondo noi Atac dovrebbe individuare i responsabili». Piccolo dettaglio: Roma Capitale possiede il 100% di ATAC, quindi se c’è qualcuno che può pretendere qualcosa dall’azienda è proprio il Comune.



Ma molto più interessanti sono le spiegazioni date in Commissione dall’ufficio ATAC che ricorda di aver seguito quotidianamente il percorso con Basco (l’azienda italiana che ha avanzato la proposta di noleggio di bus che si trovavano a Tel Aviv). Secondo i tecnici ATAC il primo intoppo si è creato dopo lo sbarco dei primi 15 mezzi a Salerno: «La Motorizzazione di Bari li aveva ritenuti adeguati al collaudo tecnico. E qui si è creato l’intoppo. Secondo la loro interpretazione della norma europea, possono essere immatricolati mezzi previsti dalla legge attuale, e quindi non i mezzi in questione. La norma comunitaria pone il tema dell’immatricolazione dei mezzi che provengono da stati non EU, per evitare il fenomeno del dumping».

I bus però secondo ATAC andavano bene, anzi benissimo. Il consigliere Di Palma (M5S) solleva anche altre “carenze” dei mezzi israeliani: «come la postazione dell’autista che non sarebbe così sicura, perché mancherebbe la cabina con lo sportello che oggi vediamo su tutti i mezzi. Mi hanno segnalato anche problemi per quanto riguarda le aperture e le chiusure delle porte». ATAC però risponde che «se avessimo fatto un bando, inserendo i requisiti dei mezzi romani, non avremmo ricevuto risposte. Se avessimo preteso le stesse caratteristiche dei mezzi attualmente circolanti, non saremmo andati lontani». Dalla seduta della Commissione emerge come sia Basco che Atac siano vittime di “fughe di notizie”, questo anche se per due mesi il Comune non si è degnato di rispondere alle interrogazioni dell’opposizione. Eppure per ammissione di Linda Meleo il Comune era costantemente informato dei tentativi di Basco di immatricolare i mezzi in Germania. Il consigliere Enrico Stefàno ammette che «un po’ tutti abbiamo commesso degli errori» mentre l’assessora Linda Meleo fa sapere che da parte del Ministero (dei Trasporti, retto da Toninelli) «c’è stato solo il diniego» riguardo l’interpretazione della norma dell’immatricolazione degli autobus. La domanda rimane: di chi è la responsabilità se un’azienda che è governata da manager nominati dal M5S e lavora per conto di un’Amministrazione a 5 Stelle non è riuscita a noleggiare 70 autobus?

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