Come il M5S sta andando a sbattere sullo Stadio della Roma

Categorie: Fact checking, Politica

Dopo aver approvato la delibera di interesse pubblico su Tor di Valle e aver ridotto le cubature del progetto iniziale ora il MoVimento 5 Stelle potrebbe cogliere al balzo la palla dell'arresto di De Vito per cedere alla tentazione di bloccare un progetto che non ha mai voluto. C'è però il rischio di danno erariale e a pagare sarebbero - ovviamente - i cittadini romani

Nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle, e adesso? Dopo l’arresto di Marcello De Vito per corruzione sul progetto dello stadio e le indagini sull’Assessore allo Sport Daniele Frongia il progetto dello stadio torna ad agitare gli incubi dei pentastellati. Si farà o non si farà? Poco più di un mese fa Virginia Raggi aveva detto in conferenza stampa «lo stadio della Roma si fa e i proponenti se vogliono potranno aprire i cantieri già entro l’anno». Era il 5 febbraio e la sindaca presentava la relazione del Politecnico sulla mobilità relativa all’impianto previsto a Tor di Valle definendola “un altro via libera” al progetto.



 

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Per la procura il procedimento amministrativo è regolare



Ora però potrebbe cambiare tutto. Le indagini su De Vito e Frongia (per il secondo pare si andrà verso l’archiviazione) riguardano proprio Tor Di Valle. Anche se il Presidente dell’Assemblea Capitolina e l’Assessore allo Sport sono coinvolti in due indagini diverse al centro ci sono sempre il costruttore Parnasi, il nuovo stadio della Roma e la delibera che nel 2017 ha ridotto le cubature del progetto rispetto a quella approvata durante il mandato di Ignazio Marino. L’altra sera da Bruno Vespa la Raggi ha spiegato che «la procura ha detto che il procedimento amministrativo dello stadio non è stato toccato dall’inchiesta» su Marcello De Vito e che «se lo stadio si fa deve essere fatto bene, nell’interesse dei cittadini e nell’interesse della città». La sindaca ci vuole andare coi piedi di piombo e prima di muoversi vuole verificare che i procedimenti amministrativi non abbiano subito deviazioni.

Così la Raggi nel giugno del 2018

Nessuno nasconde che al MoVimento 5 Stelle il progetto dello Stadio non è mai piaciuto. Se lo sono fatti piacere per una sola ragione, quella che ha ribadito per l’ennesima volta la sindaca nell’intervista al Messaggero di ieri: «per prima cosa ricordo che questo è uno dei progetti ereditati, che se avessi bloccato senza una valida motivazione, avrebbe determinato pesanti obblighi risarcitori a carico di Roma Capitale con connesso danno erariale per l’ente». La partita però sta cambiando e una delle mosse della Raggi potrebbe essere chiedere – di nuovo – all’Avvocatura del Campidoglio di verificare la sussistenza del danno erariale in caso di stop al progetto.

La tentazione di prendere tempo e rinviare le ultime delibere sullo Stadio

Ma c’è anche un altro problema. E torniamo alla cosiddetta “delibera Berdini” che di Berdini non è visto che fu approvata dal consiglio comunale il 14 giugno del 2017. Sono ormai trascorsi i 18 mesi previsti dalla Legge Madia per poterla revocare e modificare. Non c’è più nessuno ostacolo che possa fermare l’avanzare del progetto? Sì e no, perché al momento non è ancora stata approvata – né in Giunta né in consiglio –  la variante urbanistica. Il provvedimento, un atto amministrativo fondamentale per dare il via ai lavori, avrebbe essere approvato entro giugno. Ma ora c’è il rischio che “il faro” acceso dalla Raggi e le rinnovate perplessità pentastellate sullo Stadio possano far slittare il tutto di qualche mese o addirittura al prossimo anno.

E non sarebbe un male per il M5S perché ci si avvicinerebbe alla scadenza naturale del mandato della sindaca (nel 2021) con la consapevolezza di potersi presentare ai cittadini dicendo aver fatto di tutto per rallentare la posa della prima pietra. E la sindaca sa già che in consiglio comunale c’è chi potrebbe sostenerla in questa battaglia: sono i consiglieri Grancio (ex M5S) e Fassina (SI) che a febbraio hanno detto di essere pronti a presentare una delibera per chiedere l’annullamento in autotutela della dichiarazione di pubblico interesse su Tor di Valle.

In mezzo c’è appunto la vicenda giudiziaria sulla presunta corruzione di De Vito, che è ancora tutta da dimostrare. E quand’anche il presidente del consiglio comunale venisse giudicato colpevole con sentenza definitiva bisognerebbe dimostrare che l’eventuale corruzione di De Vito è stata funzionale a condizionare l’iter amministrativo della delibera sullo stadio (non quella del 2017 ma i successivi atti amministrativi). L’inchiesta fornisce però un ottimo alibi politico alla sindaca per rimandare ogni decisione magari avviando nuovi accurati (e lunghi) controlli interni o commissionare nuove relazioni a enti terzi e indipendenti. A quel punto però si tornerebbe alla casella di partenza: il danno erariale e il rischio di  un eventuale ricorso al TAR da parte di Eurnova o dell’AS Roma.

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