Come i romani si adattano all’emergenza monnezza nelle strade

C'è chi sigilla i cassonetti e chi scopre che alcune zone sono state pulite perché arriva Putin e bisogna fare bella figura. Intanto è arrivata la seconda rata della TARi e bisogna pagarla nonostante le strade siano piene di monnezza

Quello che vedete nella foto di copertina è un cassonetto incartato che si trova in via Muzio Clementi a Roma. Non è stato schotchato per un atto di vandalismo afferente alla guerra dei rifiuti che Virginia Raggi ha inventato per giustificare la pestilenziale zozzeria della Capitale, ma, come spiega la pagina Roma-Stop al degrado che ha pubblicato lo scatto, siccome è stracolmo di scarti di pollo da quasi un mese, emana un odore pestilenziale.



Come i romani si adattano all’emergenza monnezza nelle strade

Per questo qualcuno lo ha isolato per evitare che la puzza fuoriesca e già che c’era ha anche messo un bigliettino esplicativo del gesto: “Se abbiamo sigillato il cassonetto, un motivo c’è: quindi non apritelo, grazie”. Questo, mentre l’AMA è alla ricerca di centri di trasferenza che serviranno solo come depositi provvisori di rifiuti, è il modo in cui i romani si arrangiano e cercano di sopravvivere a un’emergenza che, secondo i nuovi amministratori della municipalizzata, potrebbe durare fino a Natale.



La parte amaramente divertente della vicenda è che mentre Roma si riempie di monnezza l’AMA ha il barbaro coraggio di mandare la seconda rata della TARI, una delle più alte d’Italia, per consentirci così di continuare a pagare profumatamente un servizio che non viene tecnicamente effettuato: la raccolta dei rifiuti in strada. Negli Stati Uniti sarebbe già partita una class action contro la municipalizzata dei rifiuti che l’avrebbe costretta a restituire i soldi delle tasse percepiti senza lavorare; qui in Italia ci si adatta e si pazienta come tutti i sudditi devono saper fare.



Le strade pulite per Putin in arrivo

Bisognerebbe però non drammatizzare e segnalare che invece alcune strade sono pulite. Sono quelle che percorrerà Vladimir Putin nella sua visita ufficiale che comincia oggi: per questo dal Vaticano al Quirinale i cumuli di monnezza sono spariti per far fare bella figura all’Italia e a Roma con il presidente russo. Ma non abbiamo speranze che Putin si stabilisca in città o decida di farsi un giro di tutti i municipi, purtroppo: lui ripartirà e la monnezza tornerà.

Oggi la Regione Lazio, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, emanerà un’ordinanza, in base all’articolo 191 del decreto legislativo 152 del 2006, con cui verrà disposto, per motivi di urgente necessità di tutela dell’ambiente, che tutti gli impianti di trattamento dei rifiuti del Lazio garantiscano la massima operatività per accogliere i rifiuti prodotti dalla città di Roma. Al tempo stesso questa ordinanza indicherà un preciso cronoprogramma di azioni da realizzare da parte della società Ama con l’obiettivo di raccogliere in breve tempo tutti i rifiuti attualmente giacenti sulle strade della Capitale, ripulendo e ripristinando le condizioni di igiene e di decoro urbano. L’azienda municipalizzata dovrà anche assicurare la funzionalità di idonee infrastrutture logistiche, come stazioni di trasferenza e aree di trasbordo; la disponibilità di ulteriori impianti di trattamento mobili; ristabilire il regolare e tempestivo pagamento dei fornitori aziendali.

L’emergenza monnezza infinita a Roma

Ma naturalmente l’intervento della Regione Lazio, atteso che abbia successo, non è risolutivo. Perché mentre Virginia Raggi ha passato il tempo a baloccarsi con Paola Muraro prima e Pinuccia Montanari poi  giocando a chi inventa lo slogan più carino per la differenziata, l’obiettivo per il 2021 si è rivelato essere una barzelletta perché l’intero ammontare di raccolta differenziata per la città è tra il 40 e il 45%.

E il nuovo vertice AMA sembra aver preso proprio lo stesso andazzo di quello precedente: ieri la presidente di AMA Luisa Melara si è messa a dare la caccia ai negozianti che non fanno la differenziata con il solito video da pubblicare poi sulle pagine del M5S Roma per beccare qualche like, ha pescato Hugh Grant che le ha tolto il telefonino perché pensava che fosse un paparazzo. Melara non si è ancora resa conto evidentemente che se ci sono irregolarità nella differenziata sono gli ispettori AMA che devono controllare, non lei. Sono loro che dovrebbero fare il loro lavoro, se lo fa la presidente evidentemente c’è un problema in azienda che lei dovrebbe risolvere.

Quello che invece Luisa Melara e l’AMA fingono di non vedere è che il nuovo sistema della differenziata per bar e ristoranti esternalizzata dall’azienda alle cooperative ha prodotto un effetto collaterale disarmante: i bidoni distribuiti in quelle che burocraticamente si chiamano utenze non domestiche, racconta il Messaggero, hanno portato una marea di guai, che vanno a incrociarsi (e in molti casi aggravandola) con la crisi della raccolta dei rifiuti che da un mese assedia Roma.

Spiegano i titolari degli esercizi pubblici in centro e in periferia: nei nostri locali, magari in edifici antichi, spesso non c’è sufficiente spazio, i contenitori sono troppo grandi. Ma se li posizioniamo fuori veniamo multati. Non solo: secondo la categoria, per legge i bidoni dovrebbero avere un pedale, per evitare che barista o ristoratore tocchino con le mani il contenitore. «Ma quelli che ci hanno consegnato non ce l’hanno».

I risultati di questo caos, a cui si unisce anche la scarsa puntualità in alcuni municipi dei passaggi degli operatori, è che qualche esercente spazientito porta – violando le regole, questo deve essere chiaro – i rifiuti nei cassonetti destinati invece ai cittadini, peggiorando il caos spazzatura. A volte la frazione umida finisce nei sacchetti neri abbandonati sui marciapiedi, dove vanno a banchettare topi e gabbiani.

La realtà del disastro è tutta qui. Quando la sindaca e i vertici di AMA la smetteranno di giocare e si metteranno a lavorare, ci facciano un fischio.

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