Gli insulti dei grillini ad Alessandra Sardoni per la Lezzi e i condizionatori

Ieri la ministra del Sud invece che rispondere ad una semplice domanda ha preferito dire che la Sardoni stava facendo "un'informazione mediocre". Gli esperti di giornalismo del M5S hanno colto la palla al balzo per elaborare ulteriormente il concetto espresso dalla Lezzi...

Era già successo, e succederà ancora. Ogni volta che un giornalista si azzarda a fare una domanda che mette a disagio un politico del MoVimento 5 Stelle subito parte la gogna dei grillini. Ieri Alessandra Sardoni, giornalista de La 7 ha osato chiedere spiegazioni alla ministra del Sud Barbara Lezzi sul suo famoso video dell’estate scorsa nel quale metteva in correlazione l’aumento del Pil e della produzione industriale (dello 0,4% per il terzo trimestre consecutivo) con l’aumento delle temperature. In poche parole la tesi della Lezzi fa caldo e quindi si consuma di più e il Pil è cresciuto per quello e non perché c’era una timidissima fase di crescita.



Il senso dei grillini per la libertà di stampa

L’intenzione della Lezzi era chiara: far capire che gli annunci di quei giorni sulla ripresa erano senza fondamento, perché era tutto merito del caldo, non del governo. Poco importa che poi a fine anno il Pil – come certifica l’Istat – sia cresciuto dell’1,5% (deve essere stato un anno caldissimo). Poco importa anche che la Lezzi abbia successivamente rimosso quel video dalla sua pagina Facebook. La ministra Lezzi non ha gradito la domanda, ribadendo che “aveva ragione lei” e lanciandosi in una disamina sul perché il PD abbia perso consensi perché all’epoca l’aveva presa in giro.



La ministra, visibilmente infastidita e scocciata da quella che tutto sommato non è nemmeno una “domanda scomoda” (la Sardoni avrebbe potuto chiederle conto dei rimborsi spese) ad un certo punto ha accusato la Sardoni di «fare un’informazione mediocre».



piccolifan grillini e gli esperti di giornalismo non aspettavano altro. La non risposta della ministra, l’insulto ad una giornalista sono diventati l’arma con cui Barbara Lezzi ha asfaltato Alessandra Sardoni.

Gli insulti sessisti ad Alessandra Sardoni

E se la ministra si è limitata a quel giudizio va da sé che i difensori del M5S e della libertà di stampa ne abbiano scritti di peggiori. Non è purtroppo una novità visto che il MoVimento 5 Stelle ha un rapporto più che tormentato con i giornalisti liberi. Qualche anno fa Beppe Grillo pubblicava sul blog le liste di proscrizione del “giornalista del giorno” colpevole di aver parlato male del M5S.

I grillini hanno continuato a farlo, convinti che se l’Italia è “al 77° posto della classifica della libertà di stampa” (trivia: non lo è più) sia colpa dei giornalisti faziosi. L’insulto al giornalista, soprattutto puntato sul suo aspetto fisico (non è scritto da nessuna parte che per fare la giornalista bisogna essere andate a Miss Italia) è un grande classico grillino, come dimostra questa vignetta di Marione.

Ma siccome la Sardoni è una donna non ci si limita a criticarne la conduzione e lo stile (nel caso della Lezzi la Sardoni ha semplicemente fatto una domanda e la ministra non ha risposto). Non basta evidentemente definirla “giornalaia”, “faziosa”, “mediocre” o “piddina”. Serve qualcosa di più.

E quel di più è l’insulto sessista. Eppure i grillini se la presero non poco -e a ragione – quando Libero fece il famoso titolo sulla “patata bollente” di Virginia Raggi. Quel titolo era sessista, e la Raggi venne difesa anche da esponenti del centrosinistra come Laura Boldrini. Ma è noto che i pentastellati hanno un fastidioso doppio standard, quello nei confronti delle donne del M5S è sessismo, quello nei confronti degli “avversari” è semplice diritto di critica.

Nessuno, si noterà, entra nel merito della vicenda. Nessuno prova a spiegare perché la Lezzi avrebbe ragione e la Sardoni torto (ma si può avere torto nel fare una domanda?). La risposta è semplice: la ministra ha ragione perché ha detto in faccia alla giornalista di Omnibus che la sua è informazione mediocre. Ma questa, è evidente, non è una risposta alla domanda sulla faccenda dei condizionatori; è un modo per buttarla in caciara e lanciare il pallone in tribuna, lì dove i fan sono già pronti a fare la ola.

Ed in fondo – forse in ossequio al principio dell’uno vale uno – non è nemmeno importante quale esponente del governo fosse in studio. Lo dimostra il tweet di un utente piuttosto confuso che credeva che ad Omnibus ci fosse la ministra della Salute Giulia Grillo e non quella del Sud Barbara Lezzi. Ma c’è da capirli, è la loro prima volta al governo e bisogna dargli tempo per capire come funziona.

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