È questo il messaggio che Giovanni Tria si è sentito recapitare dai partner europei nella due giorni di riunioni nel Lussemburgo. «Dobbiamo raggiungere un deficit compensativo del mancato raggiungimento dell’obiettivo 2018», affermava il ministro a fine lavori. Frase apparentemente neutra, ma che invece rivela come la pazienza dei governi dell’Unione sia ormai esaurita. Troppa la spesa in deficit messa in campo o annunciata da Salvini e Di Maio, troppo forte la corsa al rialzo del debito tricolore.
Procedura d'infrazione: come funziona (Corriere della Sera, 12 giugno 2019)
Per evitare la procedura il governo non solo deve chiudere il buco del 2019, 3,5 miliardi, ma anche quello del 2018, ovvero altri 7 miliardi abbondanti. Con uno sconto legato alla flessibilità per il crollo del ponte Morandi e ai lavori contro il dissesto idrogeologico, un conto da nove miliardi, lo 0,5% del Pil. In altre parole, diverse delegazioni nazionali presenti nel Granducato spiegavano che per contenere il debito il governo deve portare il deficit a quel 2% concordato a dicembre (impegno non onorato) rispetto all’attuale 2,5% calcolato dalla Ue.Almeno questo è il numero di partenza del negoziato, anche se le cifre potranno cambiare nel caso ci si dovesse avvicinare a un compromesso, al momento giudicato molto difficile vista l’inerzia dei gialloverdi. Leggi anche: Il tesoretto di Tria per evitare la procedura d’infrazione