“Io sono un porco pedofilo”. Questo è il contenuto di un messaggio inviato, il 28 agosto del 2020, da Alberto Genovese a un suo amico. La chat è finita anche sulle scrivanie degli inquirenti che stanno ancora indagando dopo le denunce per stupro durante le sue feste a base di droga. Il co-fondatore di Facile.it, secondo l’accusa, aveva l’abitudine di drogare e violentare ragazze, in special modo se minorenni, ma lui stesso continua a negare questo addebito. Ha confermato la presenza di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti durante le sue serate-festini, ma sostiene che tutte le donne fossero consenzienti ad avere rapporti sessuali con lui.
Come riporta oggi il Corriere della Sera, nei giorni scorsi Alberto genovese è stato nuovamente interrogato. Gli inquirenti, questa volta, sono partiti dai testi di alcuni messaggi in chat intercorsi tra l’imprenditore e alcuni suoi amici. Da quelle trascrizioni emerge un piano ben definito. Una strategia che circondava la sue serate a base di droga e sesso con giovani ragazze, anche minorenni. E lo faceva anche vantandosi della sua conoscenza degli impianti legislativi del nostro Paese.
“Io ho un range 16/20, in Italia è legale, tecnicamente se non sei un suo parente o un professore”.
Questo è uno dei messaggi finiti all’attenzione dei magistrati. A questo se ne unisce un altro: “Nel 2018 ho fatto tre 16enni”. Una ricostruzione confermata anche ai giudici che lo hanno interrogato nei giorni scorsi. Così come – le evidenze non potevano che andare in questa direzione – è arrivata la conferma della droga che scorreva a fiumi durante le sue serate alla “Terrazza Sentimento” di Milano e a Villa Lolita a Ibiza.
“Le ragazze venivano apposta per drogarsi. Io viaggiavo in un universo in cui tutto era permeato dalla droga. Io ero arrivato addirittura a pensare di non poter stare con una ragazza che non fosse drogata”.
Questa è la versione – secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera – della difesa di Alberto Genovese che continua a ribadire la sua estraneità all’accusa principale mossa dalla Procura di Milano: quella di aver drogato le ragazze per violentarle.