Perché James Pallotta non ha niente da festeggiare sullo stadio della Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-17

Il “meeting di cortesia” del presidente della Roma con Virginia Raggi ha regalato un’altra passerella mediatica. Eppure a ben guardare Pallotta non ha proprio niente da festeggiare per la piega che sta prendendo il progetto a cui ha legato i destini della società che ha acquistato

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Oggi James Pallotta, presidente dell’A.S. Roma, e Virginia Raggi, sindaca di Roma, si sono visti in Campidoglio per un “meeting di cortesia” sullo Stadio della Roma a Tor di Valle. Le cronache, come sempre in questi casi, riferiscono del solito incontro “cordiale” in cui «il Comune è stato grande, il progetto sembra anche migliore: i cambiamenti che sono stati fatti lo rendono ancora più compatibile con tutto, anche con l’ambiente». Eppure a ben guardare il presidente della Roma non ha proprio niente da festeggiare per la piega che sta prendendo il progetto a cui ha legato i destini della società che ha acquistato.

Perché James Pallotta non ha niente da festeggiare sullo stadio della Roma

Andiamo con ordine. Intanto magari a Pallotta sarà sfuggito che all’incontro hanno partecipato anche l’ad Umberto Gandini, il dg Mauro Baldissoni, il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori, il presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito e last but not least l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo. Lo stesso Mazzillo che a poche ore dall’annuncio dell’accordo tra proponenti e Campidoglio dichiarava che lo stadio a Tor di Valle non si poteva fare. Ma questo è folklore. Nel merito della questione bisogna invece ricordare che il 24 febbraio scorso è stato annunciato un accordo tra i proponenti e la Giunta Raggi dal quale uscivano vincitori Pallotta e la Raggi e perdenti i grillini ambientalisti, Parnasi (a cui tagliavano le torri) e i cittadini romani, che perdevano gran parte delle opere pubbliche previste dalla delibera della Giunta Marino. Ma soprattutto in quell’incontro con raggianti dichiarazioni finali si sosteneva che i proponenti avrebbero a breve presentato un nuovo progetto e l’Assemblea Capitolina avrebbe votato una novazione di delibera per recepire le modifiche su cui era stato stretto l’accordo, per sottoporlo poi alla Conferenza dei Servizi attualmente convocata in Regione Lazio, ricevere l’ok e dare il via all’opera.

stadio della roma james pallotta
Lo stadio della Roma senza torri (Il Tempo, 24 febbraio 2017)

Da allora nulla di tutto ciò è stato fatto. Il 3 marzo la Regione ha detto no alla proroga richiesta dai proponenti in Conferenza dei Servizi mentre i rapporti con il Partito Democratico che governa la Pisana si sono comprensibilmente raffreddati. La Regione ha comunque fornito come termine ultimo della Conferenza dei Servizi il 5 aprile e ha concesso al Comune tempo fino alla fine di marzo per produrre gli atti necessari. Entro il 5 aprile si potranno presentare le integrazioni e i nuovi pareri, legati alle novità progettuali frutto dell’accordo tra Comune di Roma e proponenti, che poi “saranno analizzati e valutati”. Ma il punto è che da lì ancora non ci si è mossi. Nell’ultimo incontro in Campidoglio è stato presentato un progetto di massima che recepisce le modifiche ma non è ancora abbastanza dettagliato da poter essere validamente utilizzato per la novazione di delibera.
stadio roma proroga 1

Il grande sonno sullo Stadio della Roma a Tor di Valle

C’è di più. L’iter di approvazione della delibera in aula portò via tre mesi alla Giunta Marino la volta scorsa perché prima che si esprima l’Aula ci dev’essere l’approvazione della proposta in Giunta, la decisione delle commissioni e quella dei municipi. Ad oggi questi termini sono già bruciati. Magari l’idea delle parti potrebbe essere quella di arrivare a un ok di massima in Giunta per poi chiedere un’ulteriore proroga alla Conferenza dei servizi il 5 aprile, come scrive oggi Il Tempo. Ma un ok “politico” – che d’altro canto la Regione richiede da un mese – che valore avrebbe all’interno di un percorso amministrativo? In più, come è stato già fatto notare qui, se il nuovo progetto fosse davvero profondamente diverso da quello sulla base del quale è stata incardinata l’attuale conferenza dei servizi, quest’ultima non avrebbe titolo ad esaminarlo, dal momento che si tratterebbe di un progetto modificato oltre il limite legale dello “strettamente necessario”. Esso dovrebbe invece radicare un procedimento del tutto nuovo, nell’ambito del quale andrebbe quanto meno avviata ex novo la conferenza dei servizi decisoria con un nuovo termine finale di 180 giorni.

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Credits: TDVProject via Twitter.com

In ogni caso il rischio è che utilizzare in maniera così elastica la procedura finisca per prestare il fianco ai ricorsi al TAR. Senza contare che la questione dell’iter del vincolo potrebbe lo stesso approdare in tribunale, visto che anche il governo nella persona del ministro Franceschini, ha ribadito di non aver intenzione di intervenire sulla vicenda (anche se in ogni caso l’ultima parola spetterà a lui). Oppure, come appare ogni giorno più probabile, si dovrà andare alla convocazione di una nuova Conferenza dei Servizi, con uno slittamento dei tempi non indifferente rispetto a quanto annunciato quella famosa sera del 24 febbraio. Mentre la via d’uscita, o l’alternativa, di chiedere l’attivazione dei poteri sostitutivi o di andare in tribunale si fa sempre più stretta. Tutto ciò considerato, cosa ha esattamente Pallotta da festeggiare?

Leggi sull’argomento: Una via d’uscita per lo stadio della Roma a Tor di Valle

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