Il lungo addio del consulente condannato a Toninelli

Categorie: Fact checking, Politica

Gaetano Intrieri annuncia che se ne andrà dal ministero, ma solo dopo che avrà finito di occuparsi di alcuni dossier. Intanto manda messaggi al Fatto, si arrabbia perché vengono riproposti suoi insulti sessisti su Twitter e parla di un misterioso mandante per le accuse contro di lui

Gaetano Intrieri annuncia (di nuovo) l’addio al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il consulente di Danilo Toninelli condannato per bancarotta scrive un lunghissimo status su Facebook che potrà tornare utile quando i suoi eventuali biografi vorranno raccontare un’altra grande Storia Italiana e alla fine conclude con l’annuncio: se ne andrà non appena avrà finito di smaltire i dossier di cui si sta occupando.



Il lungo addio di Intrieri a Toninelli

Lo status è interessante perché Intrieri, che da qualche giorno combatte una battaglia senza quartiere su Twitter con il professor Riccardo Puglisi e Luciano Capone del Foglio dopo il pezzo in cui si mettevano in dubbi alcuni titoli presenti nel suo curriculum, lo utilizza per togliersi una serie di sassolini dalle scarpe dopo le polemiche di questi giorni. «Non sono un attivista del M5S, la mia cultura di vecchio romantico comunista con nel cuore Berlinguer e il Che, mi impedisce da circa un trentennio di esprimere alcuna preferenza politica, mi ritrovo al Ministero solo per delle coincidenze, perché occorre dirlo, che piaccia o no, con questi giovani Ministri armati di passione e di amore infinito verso lo Stato può anche accadere che ti entusiasmi ed inizi a sognare di poter finalmente cambiare le cose», premette Intrieri.



E in effetti dietro il riferimento ai “giovani ministri armati di passione e di amore infinito verso lo Stato” non si può non riconoscere la figura di Toninelli, il quale ha dimostrato il suo grande amore verso lo Stato (e soprattutto verso la verità) sostenendo in un’intervista rilasciata a Zapping che Intrieri sia stato condannato per “un atto di coraggio fatto per non far andare in mezzo a una strada dipendenti e familiari di questi dipendenti».



I giudici, nella sentenza che ha condannato Intrieri, hanno invece dimostrato di avere un bidone dell’immondizia al posto del cuore perché hanno semplicemente riportato le dichiarazioni di Intrieri davanti alla Guardia di Finanza:

«Queste somme servirono per ripianare la mia esposizione debitoria nei confronti di Banca Intesa per mie esigenze personali (…) Banca Intesa mi tartassava che dovevo rientrare». Il pubblico ministero domanda: «Lei aveva comunque un rapporto di credito con Aws?». La sincerità della replica quasi spiazza: «No, quella cosa me la sono inventata. (…) la banca mi continuava a telefonare e io non riuscivo a lavorare sereno»

Intrieri, i giornalisti, le donne

Nello status Intrieri racconta il suo impegno nel dossier sull’Air Force Renzi, l’operazione ANAS-Ferrovie dello Stato e su Aeroporti di Roma, proprietà della famiglia Benetton che gestisce le autostrade con Atlantia, oltre alla soluzione per Alitalia. Poi spiega cosa ci perderemo a causa della cattiveria dei giornali e dei professori di economia a Pavia:

Purtroppo però questo piano rimarrà tale perché io sono un bancarottiere, che ha studiato in Bocconi, ma non al MIT, che ha lavorato con decine di compagnie aeree nel mondo ma ne avrei fatto fallire alcune in Italia ed inoltre avrei mentito nell’aver collaborato in McKinsey nel 1990 in quel di Boston dove ho anche studiato ma a quanto pare a qualcuno che per pura curiosità e andato a rovistare come un assatanato nella mia vita non risulta ed io verrò di farglielo risultare in tribunale.

Il litigio di Intrieri sul Milan (Fonte)

Non solo: Intrieri parla di un articolo del Fatto Quotidiano online che racconta dei suoi insulti sessisti nei confronti di una persona che l’aveva apostrofato con un “fatti meno canne” per questioni di calciomercato (!). Una cattiveria che Intrieri non si aspettava dal quotidiano di Travaglio e Gomez, soprattutto dopo l’esilarante intervista firmata da Daniele Martini in cui si lasciava il consulente di Toninelli raccontare una sua versione dei fatti sulla condanna ricevuta per Gandalf (sconfessata dalla sentenza) senza citare nemmeno una riga di quanto scritto dai giudici della Cassazione a proposito della vicenda:

Ma non è finita anche l’essere Milanista deve essere per me motivo di vergogna, infatti l’essermi azzuffato diversi mesi fa via twitter con appassionate juventine in modo magari scurrile fa si che io sia un soggetto totalmente inadeguato al mio ruolo per come evidenziato stasera dal “Fatto quotidiano” che per fortuna oltre a qualche battitore libero che neanche si firma, ha anche giornalisti seri e pieni di amore verso questo Paese e con cui ho avuto il piacere di collaborare non poco nell’analizzare diversi scandali italici.

«Gli amici se ne vanno, che inutile serata»

E se questo è ciò che ti fanno gli amici, figurati i nemici. I quali, spiega Intrieri nello status con un altro riferimento misterioso, quello dei giornalisti che si interessano a lui “su mandato dei potenti uomini della comunicazione”:

Nelle more, vorrei concludere avvisando i giornalisti che tanto si interessano a me su mandato dei potenti uomini della comunicazione che tra poco lascerò il Ministero, quindi inutile continuare a scrivere scrivere scrivere, ormai tutti sanno che sono un bancarottiere pieno di difetti, per cui, giusto il tempo di tentare di mettere a posto qualche centinaio di dipendenti Sardi di Air Italy e di aiutare un Ministro straordinariamente per bene e pieno di amore per il proprio Paese su due o tre cosucce e me ne andrò sicuro di fare un favore a tanti e soprattutto a quelli che sono venuti sino a sotto casa per chiedermi gentilmente di lasciare perdere.

Di chi parla Intrieri? Il consulente di Toninelli non ritiene di dover fare nomi, ma un tweet scritto e poi cancellato dallo stesso Intrieri ci fornisce un indizio interessante:

Insomma Intrieri, chissà perché, ce l’ha con Gianluca Comin, che ritiene essere il mandante delle accuse nei suoi confronti. Chissà perché. E chissà se ha le prove.

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