I tre operai in nero e i vigili nel terreno di Antonio Di Maio

Categorie: Fact checking, Politica

Le Iene raccontano di altri casi di non assunti e spunta anche una vertenza aperta da un ex dipendente e ancora a giudizio: come fa Di Maio, attuale proprietario, a non saperne nulla? Intanto i vigili vanno a Mariglianella per verificare le carte di un terreno del padre

Altri due o tre operai in nero nella ARDIMA SRL movimenteranno la giornata di Luigi Di Maio. Stasera a Le Iene un nuovo servizio sulla vicenda di Salvatore Pizzo che approfondisce la questione degli assunti in nero nel periodo 2009-2010, ovvero quando il muratore ha prestato servizio nella ditta che oggi è del ministro e della sorella al 50% e nel 2016 fatturava 150 mila euro pagando salari per 76 mila euro mentre nel 2014 fatturava 190 mila euro e pagava stipendi per 33 mila euro.



I tre operai in nero e i vigili nel terreno di Antonio Di Maio

La vicenda va intanto ad incrociarsi con quella raccontata qualche giorno fa da Pasquale Napolitano sul Giornale e che riguarda un manufatto che si trova su un terreno di proprietà del padre nel comune di Mariglianella. Accanto al rudere di una vecchia masseria si vedono altre strutture (dovrebbe trattarsi di un capanno degli attrezzi) e la polizia municipale del comune guidato dal sindaco Felice Di Maiolo ha avviato accertamenti effettuando un sopralluogo e convocando per giovedì mattina il papà di Luigi Di Maio e una zia, Giovanna, che risiede a Reggio Emilia, per effettuare il «controllo edile presso la proprietà». Spiega a Repubblica il sindaco Felice Di Maiolo, eletto con Forza Italia: «Il nostro obiettivo è fare giustizia. Ci siamo attivati per far luce su questa vicenda dopo averlo appreso dalla stampa (un articolo pubblicato sul Giornale, ndr) c’è il dubbio che quei manufatti siano abusivi. Se emergeranno conferme, ci regoleremo di conseguenza. Ma questo, voglio chiarirlo, al di là di chi sia il proprietario. Questo a noi non interessa. Con soli quattro vigili ogni mattina cerchiamo di individuare eventuali abusi edilizi».

Il terreno del padre di Di Maio a Mariglianella (Il Giornale, 24 novembre 2018)

Il sindaco ha avuto modo in passato di incontrare il geometra Di Maio: «È una persona perbene, una persona seria. È venuto anche qualche volta qui in Comune perché è un tecnico». Qualora la polizia municipale dovesse ravvisare gli estremi, l’incartamento potrebbe anche finire in Procura. Vincenzo Iurillo, inviato del Fatto a Pomigliano D’Arco, fa sapere che nel paese i nomi – che potrebbero essere più di tre, ma il condizionale è d’obbligo – già circolano con gli identikit: uno è quello in giudizio, un altro lavorerebbe in un supermercato, uno non è molto alto di statura. Le informazioni provengono dagli amici di Salvatore Pizzo, che si è trincerato in un silenzio impostogli, dicono dalla sua famiglia, dalla produzione tv.



L’immobile “fantasma” e i lavoratori in nero di Antonio Di Maio

La moglie di Salvatore, Antonella, ha parlato con Repubblica e il Fatto della decisione del marito di parlare adesso, dopo otto anni: a quanto pare il marito si è arrabbiato per il riferimento di Di Maio Junior alla sua militanza a 5 Stelle:

È vero che Salvatore è stato un attivista del Movimento 5 Stelle? Di Maio ha detto che ha aderito alla campagna di maggio “Il mio voto conta”.
«Ma no, quando mai, non ha fatto alcuna campagna elettorale con i Cinque Stelle. Può darsi che all’inizio gli piacesse perché ne parlavano come di un partito onesto, anche se non l’ ho mai sentito elogiare questo movimento. Soprattutto perché sapeva che Luigi Di Maio era figlio di Antonio. Anzi, una volta si chiese proprio questo».



Che cosa?
«Adesso che il figlio è entrato in politica, non avrà problemi per le persone che hanno lavorato in nero con il padre? Come farà con tutte queste magagne?».

Di Maio non sa nulla di una causa di lavoro in corso?

Il colpo di scena però è dietro l’angolo. Racconta il Corriere che nel servizio trasmesso domenica era anche stato intervistato Luigi Di Maio, dal quale Le Iene sono tornate per chiedergli se quello riportato fosse, a suo parere, un caso isolato. Il vicepremier ha risposto di esserne sicuro perché «così mi ha detto mio padre», ma l’intervistatore gli ha replicato illustrandogli le nuove testimonianze raccolte («Le diamo una brutta notizia») e incalzandolo anche sulla questione della vertenza aperta da uno degli ex dipendenti: «Come fa, lei che è socio al 50 per cento dell’azienda, a non sapere che c’è una causa in corso?».

Marco Lillo sul Fatto intanto scrive che il legame aziendale tra l’impresa dei genitori e la Srl dei figli dovrebbe suggerire a Di Maio di chiudere la sua esperienza in un’impresa edile di Pomigliano. Perché altrimenti le Iene o altri potranno sempre tirar fuori nuovi casi del genere sui quali lui dovrà piegare la testa:

Dirà che lui, nonostante sia socio al 50 per cento, non segue gli affari della Ardima Srl e che comunque quella era un’altra impresa e di queste storie non ha mai saputo niente. Però ci sarà sempre qualcuno pronto a far notare che nell’ultimo bilancio depositato, per il 2016, Ardima fattura 150 mila euro pagando salari per 76 mila euro mentre nel 2014 fatturava 190 mila euro e pagava stipendi per 33 mila euro.

Luigi Di Maio nell’assemblea di approvazione del bilancio 2016 si è fatto rappresentare dal padre Antonio. L’utile della Ardima Srl è stato di 10 mila euro, 5mila a testa per i due fratelli. Non distribuiti. Un vicepremier votato da 11 milioni di italiani può farne tranquillamente a meno.

Il secondo operaio che alle Iene ha raccontato di aver lavorato senza contratto è un disoccupato di Pomigliano. Nel racconto fornito a Filippo Roma, che andrà in onda questasera, l’ex operaio della ditta Di Maio racconta di aver svolto mansioni di manovale edile per 8 mesi. Il terzo caso è il più delicato. Si tratta di un lavoratore reclutato part-time (ovviamente senza copertura contrattuale): l’operaio racconta di aver lavorato con Di Maio senior come manovale solo per metà giornata. Veniva, insomma, impiegato nei cantieri solo nel pomeriggio. Motivo? Il lavoratore era già occupato con regolare contratto in un istituto scolastico della zona. E dunque non avrebbe potuto lavorare nella ditta Di Maio. Avrebbe rischiato seri guai giudiziari. Una versione che sembrerebbe confermata anche dagli altri due operai.

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