Il Coronavirus ci avverte: se non ci occupiamo dei poveri sarà lui a occuparsi di noi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-30

Per fermare l’epidemia di Covid-19 non bastano medici, infermieri, respiratori e reparti di terapia intensiva. Serve un piano di aiuti per tutti coloro che vivono in condizioni di marginalità e sulla soglia della povertà

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«Ho paura che le preoccupazioni che stanno attraversando larghe fasce della popolazione per la salute, il reddito, il futuro con il perdurare della crisi si trasformino in rabbia e odio. Ci sono aree sociali e territoriali fragili ed esposte a qualsiasi avventura. Il bilancio pubblico, nell’emergenza, si deve prendere cura dell’intero tessuto sociale». Così il ministro del Sud Giuseppe Provenzano in un’intervista a Repubblica spiega che la battaglia sanitaria contro l’epidemia di Covid-19 non può dimenticare le fasce più deboli della popolazione.

Reddito universale di base per tutti o reddito di quarantena per i più poveri?

Non solo soldi al sistema delle imprese ma anche per le famiglie e chi ha perso tutte le tutele. Il ministro pensa «all’economia di sopravvivenza che non è solo al Sud, ma coinvolge anche autonomi, partite Iva proletarizzate, piccoli professionisti» ai quali va offerta una soluzione concreta per fare fronte a questa situazione di crisi. Non bisogna però pensare che il problema sia solo quello di non riuscire a fare la spesa perché i soldi sono finiti. Certo, molte persone già ora devono scegliere se comprarsi da mangiare o pagare l’affitto ma la situazione è molto più complessa.

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Anche Beppe Grillo è sceso in campo per chiedere un reddito universale di base che a quanto si legge in un post sul blog del Garante del M5S dovrebbe essere «per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi, che vada oltre questa emergenza». Si tratta di una proposta che va ben oltre il Reddito di Cittadinanza e anche oltre la proposta dell’economista della Bocconi Gianmario Cinelli, che ha proposto quindi un modello di emergenza reddito universale di base chiamato Reddito di Quarantena. Nella proposta di Cinelli – che parla di un reddito temporaneo e di sopravvivenza – si spiega che tutti dovranno rinunciare a qualcosa per poter dare a chi ne ha bisogno i mezzi per sopravvivere durante le fasi dell’emergenza sanitaria. La proposta di Grillo invece prevede di dare lo stesso reddito sia a chi non ha soldi sia a chi di soldi ne ha già a sufficienza (e a loro a cosa servirebbe?). Il reddito di Quarantena, spiegava Cinelli, funziona solo in un sistema “chiuso”, vale a dire dove è possibile “congelare” completamente tutta l’economia senza interferenze esterne (per questo funzionerebbe meglio a livello europeo che italiano). Quello che vuole Grillo invece è un reddito universale per tutti (lo chiedono anche Alexandria Ocasio-Cortez e un lungo elenco di docenti universitari), ma non si sa con quali soldi, per quanto tempo e per quale motivo anche chi i soldi li ha dovrebbe riceverlo (se le risorse sono scarse non è meglio privilegiare chi ha meno possibilità?).

Perché è importante occuparsi di poveri, precari, migranti e di chi vive ai margini della società

Ma perché è importante che lo Stato, i cittadini più abbienti e i ricchi, si prendano cura di chi già in condizioni “normali” non ce la fa ad arrivare a fine mese e con il coronavirus fa ancora più fatica. Il dottor Massimiliano Lucarelli, medico specializzato in Medicina generale e guardia medica nell’ospedale San Paolo di Bari, racconta all’agenzia Dire la storia di un uomo di 43 anni positivo al test per il coronavirus.  L’uomo, che lavora in ambito sanitario, convive in una casa da 70 metri quadrati – che ha un unico bagno – con altre sei persone: la nonna – anziana e disabile, la moglie, la figlia che si e’ sposata e che lo ha reso nonno da poco più di un anno. Al momento ha sintomi lievi e quindi non è necessario il ricovero ma gli è stato detto di mettersi in isolamento in casa. Il problema è che in quella casa in isolamento non ci può proprio stare: non ci sono gli spazi necessari e il rischio era quello di contagiare anche i suoi familiari.I sanitari sono riusciti, con l’aiuto del Comune, a ricoverare il paziente all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Ma non si tratta certo di un caso isolato «purtroppo nel quartiere in cui si trova l’ospedale in cui lavoro ci sono molti casi come questo- ammette Lucarelli- e bisognerebbe prevedere strutture per i positivi preservando così la salute dei loro familiari».  Un conto è fare la quarantena in una casa spaziosa dove è possibile garantire l’isolamento della persona positiva, un altro è farla in queste condizioni. 

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ASGI (Associazione studi giuridici immigrazione) denuncia invece le problematiche dei lavoratori che vivono nei cosiddetti “insediamenti informali” quei luoghi spesso ai margini delle nostre città che chiamiamo “ghetti” e dove non le persone non hanno accesso ai servizi igienici e all’acqua potabile. L’Associazione chiede il trasferimento di quelle persone in strutture di accoglienza idonee a garantire il rispetto delle misure igienico-sanitarie previste dai decreti in materia di emergenza COVID-19.

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Ammesso e non concesso che esistano visto che anche i centri di accoglienza per i migranti rischiano di trasformarsi nel terreno ideale per la diffusione incontrollata di Covid-19. Invece che gridare all’untore o puntare il dito contro il sistema dell’accoglienza come hanno fatto i politici di centrodestra come Matteo Salvini è bene invece iniziare a pensare fin da subito come dare un aiuto a tutte le persone che vivono in condizioni di marginalità sociale. Salvini sappiamo che non è bravo a fare i conti, altri però hanno già calcolato quanto costerebbe un reddito da quarantena o il reddito di emergenza (REM) che il governo sta pensando di mettere in campo per lavoratori precari e irregolari nell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. per lavoratori precari ed irregolari. Se non siete tanto propensi a farvi convincere da discorsi sulla solidarietà, sulla necessità di curare Covid-19 a livello di comunità e non come singoli pazienti siate cinici: se non dà una mano a chi è povero e vive in condizioni precarie ci metteremo molto di più a debellare il coronavirus. Quando si dicono cose come la miseria uccide più dell’epidemia non si sta parlando solo delle difficoltà di chi non ha i soldi per fare la spesa. Si sta parlando anche di tutte quelle situazioni dove potrebbero nascere nuovi focolai epidemici. Sono queste le due ragioni per cui non bisogna lasciare nessuno indietro.

Foto copertina via Facebook.com

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