Tutta la storia dei russi e della cassa di soldi e diamanti dell’ex tesoriere della Lega

 “Vi dico un numero, 49. Venite a Mosca, loro hanno tutto, foto, video. Ho dei file, non sono tanti, però già dimostrano molto. Ci troviamo in un albergo, magari non al Metropol”

Ieri Il Fatto Quotidiano è tornato a raccontare la genesi della vicenda dell’ex tesoriere della Lega e le casse della Costa d’Avorio con milioni di euro in banconote da cento. Tutto parte da Francesco Belsito e da un messaggio che alcuni, forse cittadini russi, recapitano al giornale: “Vi dico un numero, 49. Venite a Mosca, loro hanno tutto, foto, video. Ho dei file, non sono tanti, però già dimostrano molto. Ci troviamo in un albergo, magari non al Metropol”. La storia che lambisce la Lega, raccontata in Sono le Venti di Peter Gomez, parte da due documenti:



Il primo è un certificato di esportazione dalla Costa d’Avorio di 700 statue di legno rilasciato il 13 febbraio 2019: 50 elefanti, 50 scimmie, 300 maschere, 200 statue e 100 ippopotami. Il proprietario indicato è Francesco Belsito, l’ex tesoriere condannato per i fondi della Lega e costato al partito la confisca di 49 milioni di euro. Tra la documentazione dei russi spunta anche la foto di una cassa piena di soldi e diamanti, del valore di diversi milioni di euro.

Belsito, sostengono i mediatori dei russi, ha cercato di trasportarla dalla Costa d’Avorio all’Europa passando per Istanbul. Ma la cassa a giugno, poco prima della partenza, viene bloccata dai militari all’aero porto di Abidjan, i russi vengono fermati e devono pagare fior di soldi per uscire dal Paese. Il “tesoro”di Belsito,vero o presunto, sparisce nel nulla, loro perdono soldi e tempo: ecco perché vogliono rifarsi, vendendo la storia e i documenti.



Insomma, la vicenda parte da una vendetta, ma la versione di Belsito è diversa e comincia con un avvocato ivoriano che prometteva di dargli in gestione parte di un patrimonio da 200 milioni di dollari. “Sono stato io ad avere l’idea di un import-export di maschere dal Paese, in attesa di concretizzare gli altri affari”.

La cassa dei soldi (Il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2020)

Poi c’è la storia del video:



In possesso dei russi c’è però anche un video in cui lui stesso parla in modo concitato dell’uscita di una cassa da Abidjan. In sottofondo si sente la voce di Renzo Bossi. È stato lui a occuparsi di trovare l’impresa di trasporto. “Ho chiesto vari preventivi –conferma l’ex Trota –Ma quella cassa non l’ho mai vista. Ora ho paura”, dirà alla vista del baule colmo di denaro. Secondo gli ex compagni di partito e di processo Belsito e Bossi, l’aereo cargo non è mai arrivato ad Abidjan per prelevare le casse.

Ma i due si sono trovati con i russi a Istanbul a luglio, un mese dopo il presunto fermo della merce, per dare chiarimenti sull’affare sfumato. “Ero lì per un altro affare”, dicono in coro i due italiani. “Macché, erano lì per il casino successo ad Abidjan”, replicano i russi da Mosca.

A rendere la vicenda ancora più misteriosa ci sono il prezzo del trasporto (120mila euro, un’enormità) e la versione di Belsito, che dice di aver perso soldi perché ha acquistato tutto “a scatola chiusa”. Ma chi butterebbe una cifra del genere senza sapere nemmeno a chi vendere gli oggetti? Il punto più interessante però è il messaggio in cui si parla dei 49 milioni della Lega. E i due milioni di euro chiesti per avere i documenti. Davvero è finito tutto in Russia?

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