I tre “renziani” scelti come candidati ministri dal M5S

Il Fatto riepiloga il passato "renziano" di Pesce, Giannetakis e Giuliano. E aggiunge...

Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano oggi ci parla del passato “renziano” di tre candidati ministri del MoVimento 5 Stelle. Si tratta del povero Salvatore Giuliano, che ieri non ha fatto in tempo ad abiurare la Buona Scuola via comunicato stampa: subito Renzi ha pubblicato su Twitter il video in cui lo elogiava all’epoca in cui era ancora presidente del Consiglio. Ma non c’è soltanto lui:



Si parte in mattinata, quando Luigi Di Maio presenta a L’aria che tira, su La7, i primi due nomi: si tratta di Armando Bartolazzi, scelto per la Sanità, e del preside pugliese Salvatore Giuliano per l’Istruzione. Proprio l’eso rd io di quest’ultimo, in diretta, non è dei migliori: “No, la Buona Scuola non va abolita, ma migliorata”.

Un mezzo endorsement che somiglia a quello di Alessandra Pesce, ministro dell’Agricoltura in pectore, che mercoledì a Tagadà aveva definito Maurizio Martina “un buon ministro”. Un gradimento che forse ha a che fare col fatto che la dottoressa Pesce al ministero lavora già, visto che ha fatto parte della segreteria tecnica del viceministro Olivero.



Il selfie di Salvatore Giuliano con Matteo Renzi

In rete finisce intanto il filmato del novembre 2015, pubblicato in serata sui profili social del segretario dem. È un intervento all’Italian Digital Day, organizzato a Venaria dal governo. In platea Renzi, sul palco l’aspirante ministro: “Noi siamo pronti a migliorare questo paese. La scuola è con lei, presidente. Vada avanti!”. Poi tocca alla Giannetakis:

Su di lei spunta una petizione del giugno 2016, ai tempi della campagna per il referendum costituzionale che da lì a qualche mese avrebbe bocciato la riforma Boschi-Renzi. Un appello firmato dalla Giannetakis, assieme a qualche decina di altri docenti universitari: “Dallo scorso giugno un gruppo di studiose e studiosi, scrittori e scrittrici, firme, voci e volti, che hanno fatto della scienza e del sapere, della ricerca e dell’arte, del diritto e dell’intrapresa la loro professione hanno lanciato un appello per votare Sì al referendum costituzionale di domenica 4 dicembre 2016”, si legge nel testo della petizione.



“Un sì pacato – prosegue la lettera – che, sulla scorta delle considerazioni espresse in maggio dai giuristi e costituzionalisti che si sono pronunciati in materia, sente il dovere di esprimersi”.

Lei in serata dirà che non sa nemmeno come sia finita la sua firma in quell’appello. Ma ormai la frittata è fatta.

Foto copertina da Twitter

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