«Cosa ci nascondono?»: i sovranisti non credono alla confessione dell’americano sul carabiniere ucciso

"Hanno rimediato un reo confesso 'bianco' in poche ore perché temono seriamente la ribellione delle forze dell'ordine", dice ad esempio Maria Grazia nei commenti del Giornale, perché è evidente che se il colpevole non è nero allora è tutto un complotto

Non crediate di farla così facilmente ai sovranisti. Anche se un americano ha confessato di aver ucciso con otto coltellate il carabiniere Mario Cerciello Rega, loro non ci credono. Perché l’americano è bianco, quindi è il colpevole perfetto per nascondere tutti i crimini degli immigrati.



«Cosa ci nascondono?»: i sovranisti non credono alla confessione dell’americano sul carabiniere ucciso

E così, con l’acutezza tipica del sovranista, loro semplicemente NON ci credono: “Hanno rimediato un reo confesso ‘bianco’ in poche ore perché temono seriamente la ribellione delle forze dell’ordine”, dice ad esempio Maria Grazia nei commenti del Giornale, perché è evidente che se il colpevole non è nero allora è tutto un complotto. Anche Silvia non si convince e per Lello è tutto troppo strano: una tragedia che faceva loro orrore come il cacio sui maccheroni non può essere rovinata così.



C’è troppo che non va in questa storia: prima dicono che sono nordafricani e ci prepariamo tutti i bannerini sull’immigrazione come invasione da mettere nel profilo e poi ci tolgono tutto quando abbiamo già pubblicato. Si tratta per forza di un complotto.



Hey, ma un americano è un afroamericano!1!

Ma c’è anche chi non si rassegna. Ad esempio c’è Richard, che non a caso ha la palma di fan più attivo nei commenti della pagina, il quale capisce subito al volo che qui qualcuno ci sta giobbando con le parole: “Americani nel senso di afroamericani”, spara, anche se il ragazzo che ha confessato l’omicidio è bianco e biondo.

E anche Annamaria non è tipa da lasciarsi fregare facilmente: “Americani? E’ un parolone… Studenti? Ma come sono capaci di accomodare gli articoli! Girano sempre la frittata per distorcere la realtà, ma noi non siamo mica idioti!“. No, no, si vede a prima vista.

Il migliore di tutti però resta Marco Gervasoni, che non a caso insegna Storia contemporanea all’Università del Molise e Storia comparata dei sistemi politici all’Università Luiss di Roma. Lui l’ha capito subito che “difficilmente i media mainstream ci diranno quel che è accaduto”, perché “in Germania c’è un accordo tra i giornali per nascondere i reati commessi da immigrati” (il che è falso, ma non importa).

Oddio, il fatto che l’americano abbia confessato dimostra che c’è poco, pochissimo da nascondere in questa brutta storia in cui è morto un innocente che aveva soltanto la colpa di svolgere il suo lavoro. Nel senso che grazie alla confessione possiamo tranquillamente dare per assodato che a questi di chi è morto non importa nulla: importa solo di trovare qualcuno su cui riversare il proprio odio.

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