Edoardo Rixi minaccia Conte e il M5S

La vicenda del sottosegretario imputato per le spese pazze di quanto era consigliere regionale in Liguria è pronta a scoppiare in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare il 30 maggio

Prima delle elezioni europee vi avevamo avvertito che il caso di Edoardo Rixi era la bomba su cui stava seduto il governo Lega-M5S. Oggi la vicenda del sottosegretario imputato per le spese pazze di quanto era consigliere regionale in Liguria è pronta a scoppiare in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare il 30 maggio. Rixi ha infatti rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui minaccia Giuseppe Conte e il MoVimento 5 Stelle, e che comincia con una battuta molto significativa che però va spiegata (ai grillini). Quando l’intervistatore gli fa notare che è l’architrave del governo, lui risponde: «Già, sono diventato Danzica». A cosa si riferisce? Non a un nuovo personaggio della Casa di Carta, come potrebbe sembrare a chi ha in V per Vendetta il suo film-mito, ma a una frase storica: “Vale la pena morire per Danzica?”. Cosa significa? La frase si riferisce alla Polonia attaccata da Hitler nel 1939: all’epoca francesi e inglesi si chiedevano se valesse la pena andare in guerra e far morire soldati per i polacchi. Il senso della frase è preciso: chi tocca Rixi, muore. Il viceministro però dice anche altro:



«È surreale. Mi danno già tutti per condannato, sono arrabbiato nero».

Con i 5 Stelle?
«Vorrei capire con chi hanno parlato. Io confido nella magistratura. Ma lo sa che a Genova, la mia città, tanti che votavano il Movimento gli hanno tolto il voto per me?



Edoardo Rixi con Matteo Salvini

Se condannato, lascia?
«Io ho già detto a Matteo che deciderà lui, ha la mia massima disponibilità. Faccio quello che decide Salvini, non quello che decide Di Maio».

E se glielo chiede Conte, il passo indietro?
«Non so se è il caso, non possiamo sempre fare passi indietro. Bisogna capire qual è la mediazione. Conte è il mio premier, ma se io sono viceministro è perché lo ha voluto Matteo. Quella legge, fatta ai tempi di Monti, è una roba sbagliata. Non puoi mettere l’esecutivo sotto ricatto. Devi dire di sì a tutti, sennò il primo no che dici arriva uno e ti fa un esposto alla procura».



Leggi anche: Gianluigi Paragone caccia Di Maio e dà le chiavi del governo a Salvini