Quando la Polizia sequestrava lo striscione a Salerno faceva interessi di parte o serviva il Paese?

Tag:

Ovvero tutte le volte che la Polizia si è comportata da "servizio d'ordine" dei comizi di Salvini come denunciato da Saviano. Dallo striscione sequestrato a Salerno al cartello "ama il prossimo tuo" in Piazza del Popolo il 15 dicembre 2018. La risposta piccata della Polizia di Stato su Twitter lascia aperti molti interrogativi

Ce lo siamo chiesti in tanti guardando le scene dell’assalto di CasaPound alla porta del condominio di Casal Bruciato dove stava entrando la famiglia Rom assegnataria di un alloggio popolare. Come mai la Polizia di Stato, presente in forze e in assetto anti sommossa, non ha fatto allontanare per tempo i fascisti del terzo millennio? Come mai CasaPound ha potuto piazzare il banchetto a meno di un metro dalla porta?



Il tweet di Saviano e la risposta della Polizia

Le stesse domande se le è fatte su Twitter Roberto Saviano che ha messo in correlazione tre episodi ben distinti. Il primo: l’intervento di due presunti agenti della Digos che su indicazione di Matteo Salvini hanno fermato una ragazza che stava girando un video assieme al ministro per prenderlo in giro. Il secondo, accaduto sempre a Salerno: agenti di Polizia che entrano in un’abitazione privata per sequestrare uno striscione dove era scritto questa Lega è una vergogna. Il terzo: la mancanza di un intervento altrettanto deciso nei confronti dei militanti di CasaPound che sono stati lasciati avvicinare alla coppia di Rom mentre tentava di entrare nell’androne del palazzo.



Caso assai strano l’account Twitter ufficiale della Polizia di Stato (@poliziadistato) ha risposto direttamente allo scrittore: «la polizia di Stato serve il Paese e non è piegata ad alcun interesse di parte. Chi sbaglia paga nelle forme prescritte dalla legge. Che pena leggere commenti affrettati e ingenerosi per dispute politiche o per regolare conti personali». La risposta non entra nel merito delle critiche mosse da Saviano ma anzi sembra essere più una reazione piccata da parte del Social Media Manager della Polizia nei confronti di un utente social.



Sono naturalmente arrivate le reazioni degli altri utenti, divisi tra chi parlava di Saviano “blastato” dalla Polizia (ricordiamo che Saviano vive tutt’ora sotto scorta e che presumibilmente di quel servizio di protezione se ne occupa anche la Polizia) e chi invece era stupito che l’account ufficiale della Polizia si abbassasse a fare simili polemiche. Ma è da qualche tempo che la Polizia su Twitter si comporta in modo “irrituale”. Ad esempio la settimana scorsa aveva diffuso alcuni video dei soprusi ai danni del pensionato di Manduria girati dai componenti baby gang che per mesi aveva molestato l’uomo usandolo come “passatempo”.

A Salerno la Polizia stava servendo l’interesse del Paese?

Sarebbe facile ricondurre la risposta bomberistica della Polizia di Stato a Saviano ad un nuovo stile comunicativo impresso dal titolare del Viminale. Del resto che a Matteo Salvini non stia molto simpatico Saviano – al punto di minacciare di levargli la scorta – è noto. Ma non c’è bisogno di dare sempre la colpa al ministro dell’Interno. Limitiamoci ai fatti di cui parla Saviano. Il primo è l’episodio del video di Valentina Sestito. La ragazza ha raccontato che ad un cenno del ministro sono intervenuti due presunti agenti della Digos (si sente dire «la Digos, c’è la Digos» e l’uomo che prende il cellulare parla dei «colleghi della scorta»). Al telefono Valentina ci ha raccontato che le due persone che si impossessano del suo cellulare (non si tratta di un vero e proprio sequestro) non si sono identificate né le hanno mostrato la placca il distintivo degli agenti di Polizia. Inoltre la ragazza non è stata identificata né le sono state chieste le generalità, come di solito avviene in questi casi.

Caso ancora più strano, se vogliamo parlare di servizio al Paese contrapposto alla presunta tutela degli interessi di parte, è quello del sequestro dello striscione appeso alle finestre di una casa privata che si trova nei pressi della piazza dove Salvini ha tenuto il suo comizio. Alcuni agenti sono entrati – apparentemente senza mandato – all’interno dell’abitazione della signora raccomandandole di togliere lo striscione per non incorrere in presunti guai con la giustizia.

Ora naturalmente i “guai” o ci sono – e vengono contestati – o non ci sono e quindi non c’è motivo di levare lo striscione. Certo, in alcuni casi e per motivi di urgenza (e sicuramente visto che il comizio era una situazione temporanea) la Polizia può intervenire anche senza mandato – spiega su Twitter un avvocato cagliaritano – ma solo in situazioni ben specifiche. Ad esempio se c’è un’imminente situazione di pericolo oppure se c’è il rischio che alcune prove di reato vengano distrutte o nascoste. Le perquisizioni sono inoltre per prevenire traffico di droga quando vi è fondato motivo di credere che ci siano armi, munizioni, persona ricercata, evaso in relazione a delitti di associazione mafiosa, traffico di droga o atti di terrorismo. Anche in quel caso però entro 48 ore il Pubblico Ministero deve convalidare la perquisizione (e deve essere compilato un verbale). Qualcuno si potrebbe magari chiedere quale rischio rappresentasse  uno striscione sulla Lega. Quello per la sicurezza del Paese (o di Salerno) era minimo, magari qualche fan di Salvini o elettore della Lega avrebbe potuto irritarsi. Ma la scritta – non ingiuriosa – ricade nel legittimo diritto di critica garantito a tutti i cittadini dall’articolo 21 della Costituzione. E quindi qual era il reato o il “guaio giudiziario”?

Una cosa simile era successa durante il comizio di Salvini a Piazza del Popolo del 15 dicembre 2018 quando la Polizia sequestrò un cartello con scritto “Ama il prossimo tuo” e trascinò fuori dalla piazza l’uomo che lo reggeva. Saviano ha scritto appunto che in quei due episodi la Polizia è «ridotta a servizio d’ordine» per i comizi di un partito». Il non intervento a Casal Bruciato non fa altro che gettare ulteriori ombre sull’operato delle Forze dell’Ordine.

Leggi sull’argomento: Daniele Ciano, chi è l’attivista di CasaPound che che urlava “ti stupro” a una donna Rom