Il ministro Tria si sgola ad ogni audizione per spiegare che la crescita in Italia riparte con gli investimenti pubblici. La parte più consistente della sua maggioranza intanto si dedica nottetempo a smontare le opere pubbliche. Il Sole 24 Ore oggi riepiloga in un’infografica i costi delle opere che oggi sono a rischio e il prezzo da pagare per una loro eventuale rinuncia. L’infrastruttura più costosa, però, non è tecnicamente a rischio perché si è già capito che al netto degli asciugamani della ministra Lezzi il TAP si farà, mentre per la TAV il MoVimento 5 Stelle è alla ricerca di un’improbabile modifica del piano dell’opera per cercare di fare felici sia i No-TAV che gli investitori e gli industriali. Per il resto è tutto aperto: l’ILVA per la quale si punta a un programma di riconversione basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, il Terzo Valico che è nemico pubblico numero uno dei 5 Stelle, la Brescia-Padova e l’aeroporto di Firenze.
Sarà interessante capire adesso che tipo di posizione prenderà la Lega di fronte alla furia iconoclasta del MoVimento 5 Stelle: la maggior parte delle opere in discussione si deve edificare al nord, gli industriali e i costruttori che hanno votato Carroccio per molti anni sono già sul piede di guerra. Il rischio è di aprire un caso che non si richiuderà più.