L’apertura di Salvini al M5S per il governo

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In un'intervista alla Stampa il leader della Lega torna ad aprire ai grillini. Chiedendo però di fare un passo indietro su presidenza del consiglio e ministri. Il resto del centrodestra non sembra disposto a seguirlo

“Gioco nella squadra del centrodestra di cui Berlusconi fa parte. E sento tutti a nome del centrodestra”, dice il leader della Lega, Matteo Salvini, che in un’intervista a La Stampa anticipa un suo nuovo contatto telefonico con Di Maio “la prossima settimana”, e smentisce i retroscena secondo cui Berlusconi ha chiuso a M5S: “A me non sembra”, dice Salvini, che torna a escludere un’intesa con i dem perché “il Pd dice di no a tutto e tutti. Questo però è un problema del Pd, non mio. Me ne farò una ragione. Io in un Consiglio dei ministri dove ci siano Renzi o la Boschi non siedo”.



L’apertura di Salvini al M5S per il governo

Salvini spiega: “Noi partiamo dalla squadra e dal programma del centrodestra. Poi se qualcuno ha idee e proposte aggiuntive io non sono geloso. Chiunque sia d’accordo sulle cose da fare. Certo che se poi mi dici che il programma è il mio, il premier sono io e i ministri sono i miei, mettersi d’accordo è difficile“. Un richiamo molto chiaro all’ultima conferenza di Di Maio alla Stampa Estera ma anche, per quel che lo riguarda, alla possibilità di fare un passo indietro dalla carica di premier che rivendicava per costruire una maggioranza nuova rispetto a quella uscita dalle urne.



Poi ci sono le parole sulla legge elettorale, che per Salvini “è facilissima da cambiare. È sufficiente un emendamento a quella attuale, uno solo, che introduca il premio di maggioranza. Per farlo basta una settimana. Chi parla di cambiare la Costituzione o di rifare la legge vuole solo tirare a campare”. Il richiamo alla facilità nel cambiarla prelude alla possibilità di tornare rapidamente a nuove elezioni, mentre quello al premio di maggioranza, sul quale i 5 Stelle fino a ieri erano contrari, potrebbe sottintendere un accordo tra M5S e Lega per escludere il terzo polo (il centrosinistra) e giocarsela tra di loro.

Il programma di Lega e M5S 

La Lega quindi torna sul territorio della trattativa, confortata da una parte dai sondaggi che la danno in crescita così come danno in aumento i favorevoli a un governo con il MoVimento 5 Stelle, unico sbocco naturale della crisi aperta dai due vincitori delle elezioni. Per questo ieri sono sembrate profetiche le parole di Claudio Borghi alla Stampa sul reddito di cittadinanza “alla lombarda” che potrebbe fungere da compromesso tra le istanze del Carroccio e quelle dei grillini.



La Stampa scrive anche che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non avrebbe problemi a concedere l’incarico a una personalità indicata dai due partiti. L’unica condizione che Mattarella pretenderebbe da chiunque, secondo chi lo conosce da tempi immemori, è un certo tasso di serietà. Prima di assegnare l’incarico, il presidente formulerebbe le classiche tre domande che sempre i suoi predecessori hanno rivolto agli aspiranti premier. Primo: con quale maggioranza si pensa di sostenere il governo. Secondo: con che programma politico. Terzo: con quale struttura ministeriale. Non è che chiunque possa presentarsi nello studio alla Vetrata, e pretendere di provarci in quanto arrivato primo, oppure quale vincitore nella gara tutta interna alla coalizione più votata.

I punti di contatto nei programmi

L’apertura comunque già da oggi sembra avere molti punti di contatto nei programmi, dall’abolizione della Fornero ai rimpatri degli immigrati. E su altri un’intesa non sembra impossibile, a partire da Europa e fisco. Tanto che per il populista Steve Bannon, ex consigliere di Trump, Lega e M5S sono «espressioni diverse dello stesso fenomeno».  I mercati non sembrano per niente spaventati e anche l’Economist dà per scontato che entrambi i leader ormai escludono di abbandonare l’euro. Repubblica ne elenca altri:

Né per i 5Stelle né per la Lega lo sforamento del rapporto debito-Pil è un tabù. Lo hanno confermato all’unisono in questi giorni: «Se dovesse servire lo ignoreremo» ha scandito il leader del Carroccio, mentre Di Maio ha finto che si tratti di un dato ormai acquisito. «Tutti concordano che il 3% va rivisitato o superato, ora vediamo come» ha detto. (Salvo ricevere 24 ore dopo la bacchettata del commissario Ue Moscovici, che ha definito il tetto una regola di buon senso).

Fonte: Il Sole 24 Ore del 06/03/2018

Non può essere un caso che, subito dopo aver telefonato a Di Maio, Salvini abbia sentito il bisogno di dire che la priorità della Lega è abolire i vitalizi e tagliare i costi inutili, cavalli di battaglia dei grillini. L’assist non è sfuggito ai pentastellati che ieri hanno rilanciato chiedendo la presidenza della Camera per inaugurarla con la delibera anti-vitalizi.

Le consultazioni ad aprile

Ci sono comunque ancora quindici giorni di tempo prima dell’apertura ufficiale delle consultazioni. Uno spazio che potrebbe portare a uno scenario di accordo tra il centrodestra e il MoVimento 5 Stelle o, se questo non dovesse risultare possibile, a un accordo solitario del Carroccio con i grillini. I Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, reduci da una brutta sconfitta nel Lazio, non sembrano per niente pronti a entrare nel governo con i grillini e potrebbero lucrare voti alla Lega dalla posizione di opposizione.

Il sondaggio SWG pubblicato dal Messaggero (16 marzo 2018)

La Lega, d’altro canto, dovrebbe riuscire a trovare un accordo con i grillini sul nome del premier e già questo pare un ostacolo difficile da superare. Il M5S, infine, vedrebbe scontrarsi la sua linea sudista con quella pragmatica. Ma per loro superare i dissensi interni non è mai stato un problema.

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