Ci sono 27 nuovi positivi al Coronavirus SARS-COV-2 nel focolaio alla Bartolini di Bologna più altri 4 tra i familiari che si vanno ad aggiungere ai 64 censiti sin qui. E dopo le accuse sul mancato rispetto delle regole sulle mascherine e sul distanziamento sociale, l’AUSL valuta la chiusura mentre si pronostica che la situazione farà crescere ulteriormente l’indice di contagio in Emilia-Romagna, che già oggi è sopra l’1.
Il totale ammonta quindi oggi a 95 e sulla base dei risultati dello screening si valuterà l’eventuale chiusura dell’hub, un provvedimento preso dall’autorità sanitaria e che alcuni sindacati hanno già invocato. In ogni caso, per la decisione l’autorità sanitaria si confronterà con sindaco e Prefettura. Per un quadro completo della situazione, il personale sanitario, che a oggi ha eseguito alla Bartolini 328 tamponi, ha censito anche lavoratori, una trentina, che “sono stati chiamati in sostituzione – ha concluso Pandolfi – di quelli che, attualmente, sono in isolamento”. Come si sta gestendo la situazione nell’hub logistico, ha affermato il primo cittadino Virginio Merola, “dimostra che la nostra Asl interviene per testare, tracciare e poco per trattare”, perché la maggior parte dei positivi scovati sono asintomatici.
“Mi sento di invitare gli organi preposti a verificare quanto previsto dai protocolli interni alla Bartolini e, qualora non vi fossero, ad agire secondo quanto previsto dal Dpcm di aprile (che a sua volta ha recepito il protocollo di sicurezza nazionale). È un decreto che dice una cosa molto semplice e chiara: se non ci sono le condizioni di sicurezza, bisogna fermarsi”, dice Massimo Colognese, segretario della Filt-Cgil Emilia-Romagna, sul focolaio in Brt. “Perché di fronte alla salute delle persone – prosegue – i profitti devono sempre venire dopo. Serve dunque la massima responsabilità di tutti, a partire dall’azienda committente responsabile della filiera degli appalti. Tra l’altro parliamo di un settore, quello della logistica, in espansione, con risorse a disposizione che vanno prima di tutto investite nella sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Ora più che mai”.
Ieri Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’AUSL di Bologna, ha descritto all’ANSA i contorni nel quale si è sviluppato il focolaio di Coronavirus nel magazzino della Bartolini Corriere Espresso, azienda che si occupa di spedizioni merci: le regole per contenere i contagi da Covid-19 “che non venivano rispettate in modo sistematico. Qualche volta, le persone non mantenevano la distanza di sicurezza di un metro” o “usavano la mascherina in modo saltuario, quindi non in modo corretto”. In più, “passata la febbre” alcuni operai “purtroppo si sono rimessi subito a lavorare. Dovevano avere la sensibilità e l’attenzione di non rimettersi a lavorare”.
Mentre nei giorni scorsi alcuni giornali, parlando del focolaio, omettevano pietosamente di fare il nome dell’azienda coinvolta, quello della Bartolini in via Roveri è attualmente il focolaio più grande d’Italia: ieri è salito a 64 il numero di persone positive al COVID-19. Si tratta di 47 dipendenti del magazzino e 17 tra familiari e conoscenti; tra loro sono 55 gli asintomatici e 9 i sintomatici, 2 dei quali ricoverati in ospedale. Ci sono poi altri 130 contatti stretti tenuti sotto osservazione, che portano in totale a 194 gli isolamenti fiduciari collegati al caso. Scrive oggi il Corriere della Sera che anche in altri magazzini stanno emergendo contagi: