Quello che Di Maio si è dimenticato di fare per salvare Whirlpool

Categorie: Economia, Fact checking

Sette mesi fa Di Maio si metteva in posa per farsi fotografare mentre firmava l'accordo con la Whirlpool che riportava la produzione in Italia. Ma forse quell'accordo il ministro non l'ha letto, perché era scritto che il MISE si impegnava a vigilare sull'attuazione del Piano Industriale. Un piano che non prevedeva assolutamente la cessione dello stabilimento di Napoli annunciata oggi

La distanza tra la politica degli annunci e quella che fa le cose è tutta compresa nell’intervallo di tempo tra il 25 ottobre 2018 e il 31 maggio 2019. Nella prima data il bisministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio annunciava con orgoglio di aver concluso il tavolo Whirlpool. «Siamo riusciti ad ottenere zero esuberi e un ritorno delle produzioni dalla Polonia all’Italia. RILOCALIZZIAMO, che bella parola!» scriveva il vicepremier. Oggi invece quella stessa azienda ha annunciato la cessione lo stabilimento di Napoli.



Quando Di Maio si impegnava a monitorare l’attuazione del Piano Industriale Whirlpool

In ballo ci sono 420 lavoratori e altrettante famiglie che rischiano di essere licenziati e finire in mezzo a una strada. Un fulmine a ciel sereno? Chi sa come funzionano i tavoli di crisi sa bene che gli ispettori del MISE hanno tutti gli strumenti per monitorare la situazione. Eppure il Ministero non ha fatto nulla, anzi solo oggi quando la notizia è diventata di dominio pubblico Di Maio ha convocato un incontro a Roma per il 4 giugno. Forse sarebbe stato meglio «procedere a monitorare costantemente le fasi di attuazione del piano industriale» come si leggeva nel comunicato del Ministero di ottobre.



Eppure da quel giorno non risultano verbali di  riunioni sul tavolo di crisi Whirlpool. La storia si ripete: come per MercatoneUno Di Maio non ha vigilato sul piano di sviluppo e il MISE si trova di nuovo spiazzato dagli eventi.



Ma Di Maio dovrà spiegare agli italiani e ai lavoratori come mai Whirlpool EMEA ha deciso di  procedere con la riconversione del sito di Napoli e la cessione del ramo d’azienda a una società terza ” in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali, al fine di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano” quando nell’accordo firmato da Di Maio è scritto che «il sito conferma la sua missione produttiva di Lavatrici a carica frontale di alta gamma» e che «il totale degli investimenti previsti per il sito nel triennio 2019 -2021 sarà di circa 17 milioni di euro, tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo». Come mai il Ministero non si è accorto di nulla?

Di Maio oggi minaccia di rimettere in discussione un accordo sul quale doveva vigilare

«Con Di Maio e M5S le aziende riaprono: Whirpool riporta la produzione in Italia. Con Renzi e PD le aziende chiudevano delocalizzando». Così titolava trionfante il sito di propaganda pro-M5S Silenzi e Falsità il 26 ottobre. Ed è solo una coincidenza che il sito sia gestito da Marcello Dettori, fratello di quel Pietro Dettori uomo chiave di Davide Casaleggio e attualmente in forza nello staff del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Ma nemmeno la propaganda più spudorata può nascondere la mancanza dell’attività di vigilanza necessaria a verificare che gli accordi presi vengano rispettati. Whirlpool in un comunicato conferma «le direttrici strategiche del Piano Industriale firmato lo scorso 25 ottobre presso il MISE; in particolare gli investimenti pari a 250 milioni per il triennio 2019-2021 in attività di innovazione, prodotto, processo e ricerca e sviluppo nei suoi siti industriali in Italia».

Eppure tra quelle direttrici strategiche previste dal Piano Industriale c’erano anche gli investimenti sul sito produttivo di Napoli. Ed infatti  in una nota unitaria dei sindacati di categoria Fim, Uilm, Fiom e Uglm  si legge «diamo per scontato che il Governo chieda a Whirlpool di rispettare l’accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018 in sede istituzionale, non solo per elementari esigenze di tutela dei lavoratori, ma anche perché di quell’accordo fu sottoscrittore anche lo stesso ministro». Ed in effetti a Di Maio non si chiede molto: solo di far rispettare gli accordi presi.

E indovinate cosa fa quel Ministro che in questi mesi, dopo la foto e il post di rito, doveva controllare che l’azienda rispettasse il Piano Industriale? Scrive un post dove dice che con il suo comportamento la Whirlpool ha mancato di rispetto al Ministero e che pretende «che venga puntualmente fatta chiarezza su quanto accaduto nelle scorse ore al tavolo che ho già convocato per il prossimo 4 giugno». Addirittura oggi 31 maggio 2019 Di Maio scrive che il MISE «è pronto a rimettere in discussione l’intero piano industriale e a verificare l’utilizzo che è stato fatto degli ammortizzatori sociali fino ad oggi». Ma questo significa che fino a oggi il ministro Luigi Di Maio non ha verificato quello che succedeva alla Whirlpool?

Leggi sull’argomento:

Orbán e Seehofer: “gli amici sovranisti” contro le sparate di Salvini su deficit e il debito