“Io non sto destabilizzando. Io non dico che è tutto è a posto, ci sentiremo presto” con Luigi Di Maio e “ci chiariremo come si chiarisce uno screzio, un’incomprensione”. Alessandro Di Battista sceglie Mezz’ora in più di Lucia Annunziata per rispondere a Luigi Di Maio che lo ha chiamato in causa anche stamattina commentando l’addio di Paola Nugnes al MoVimento 5 Stelle.
A parlare di chi destabilizza il MoVimento “con dichiarazioni, eventi, libri” era stato stamattina Di Maio su Facebook. Stamattina Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera, cantore grillini di provata efficacia, attribuiva a “collaboratori” del viceministro frasi molto aggressive nei confronti del Dibba, che voleva, secondo loro, “far cadere il governo perché ha bisogno di uno stipendio”. Dibba si è difeso senza mai fare riferimento all’avversario, come un vero democristiano: “Io ho scritto il libro perché c’è stato un calo di consensi e dire che non c’era scelta rispetto al contratto di governo con la Lega. Se oggi è uscito fuori il verminaio della magistratura è anche grazie al ministro Bonafede, che grazie al trojan ha fatto scoprire che c’è un deputato che voleva scegliersi i magistrati nella procura in cui è indagato”.
Ma le stoccate a Di Maio sono evidenti: “Non credo che l’azione del presidente del consiglio possa essere destabilizzata da un libricino che ho scritto”. Di Battista ha invece invitato a rivolgere lo sguardo alla Lega per vedere chi vuole andare al voto: “Io posso sbagliarmi, ma non è nell’interesse dell’Italia tornare al voto a settembre. Da parte della Lega c’è una provocazione continua, posso sbagliarmi ma nella testa dei dirigenti della Lega penso stia passando l’idea di buttare tutto all’aria”. E ancora: “L’Italia non si può permettere tutto questo, ma lo sapremo dopo il 20 luglio”, quando si chiuderà la finestra elettorale.
Di Battista ha detto che Conte può arginare il Carroccio: “Mi fido pienamente del lavoro del Presidente del Consiglio che sta portando avanti un lavoro con grande dignità. La Lega sta provando a sondare per trovare un incidente. Se poi mi sbaglio, sarò il più felice”. E poi però ha dettato l’agenda sul governo, ad esempio auspicando che ci sia la guerra con Autostrade e non l’entrata in Alitalia da parte del gruppo di Ponzano: “Io sarei contrario, in quanto i Benetton hanno anche la gestione degli aeroporti e per me sarebbe un conflitto di interessi: gestire aeroporti ed essere anche proprietari”.
E mentre oggi Laura Castelli puntava all’accordo con i sindaci per fare la TAV, lui ha chiuso ogni spazio: “Ritengo che sia un’opera che costa tanti denari e non sarà utile per i prossimi 30 anni. Occorre investire quei denari in altre opere infarstrutturali. Sono convinto che Conte possa trovare una soluzione”. L’unica volta che ha nominato Di Maio è servita a dargli un consiglio: “Se fossi Di Maio, chiederei a Salvini dove intendere trovare i soldi per la flat tax. Io sono perfettamente d’accordo” sul provvedimento “ma bisogna trovare i soldi”. Poco prima che Dibba andasse in diretta Di Maio aveva detto la stessa cosa a Campobasso: “Per me la manovra si può fare pure domani mattina il tema è che ancora non conosco le coperture della Flat tax e questa è una responsabilità e un onere della Lega che ha vinto le elezioni europee ed è giusto che avanzi la sua proposta economica”.
Leggi anche: Paola Nugnes lascia il M5S (e Di Maio si arrabbia con Dibba)